Roma, 21 settembre 2017 – Dall’elenco di tutti gli animali che si debbano intendere come «selvatici» letto dalla senatrice Idv Alessandra Bencini («cervi, tigri…») ai «cavalli di Pavarotti…» tirati in ballo da Carlo Giovanardi.
Nell’Aula di Palazzo Madama, che sta esaminando la riforma del Codice dello Spettacolo, il «bestiario» per difendere o criticare la norma che puntava all’eliminazione degli animali dei circhi è molto vario.
Si è passati dai cavalli del Palio di Siena ai cani della polizia, fino ai pitbull che hanno sbranato la bambina di 1 anno, per dire sì all’utilizzo almeno di «animali non selvatici» negli spettacoli circensi, mentre gli oppositori della norma come la senatrice Michela Montevecchi (M5S), si sono rifatti all’esperienza del «Cirque du soleil» per dire che non è necessario sfruttare bestie varie per avere successo.
Ma il più agguerrito con gli esempi è senz’altro il senatore di «Federazione della libertà» Carlo Giovanardi che, dopo aver fatto un paragone considerato «ardito» dal M5S tra i fondi impiegati per le Fondazioni liriche e il sostegno riservato ai circhi, in replica alle osservazioni della Montevecchi che diceva come le due cose fossero imparagonabili, ha detto tra l’altro: «Anche Pavarotti andava a cavallo» e aveva dei cavalli «peraltro devo dire poco fortunati…» alludendo probabilmente alla stazza del tenore.
Degno di nota anche il richiamo del presidente di turno Maurizio Gasparri a Loredana De Petris (SI): «Guardi che la sento… non minacci di sguinzagliare dei leoni sotto casa di Giovanardi…».
«Il primo sconfitto del dibattito al Senato sull’utilizzo degli animali nel circo è il fondamentalismo animalista, che nella sua follia vuole cancellare dal circo persino i cani, presenti nelle case di milioni di italiani, e i cavalli che vengono normalmente utilizzati negli sport equestri, nel trekking, nelle manifestazioni folcloristiche, nel carosello dei carabinieri, nell’ippoterapia ecc. Dal dibattito escono male anche governo e maggioranza sostenitori di un testo pasticciato e responsabili della bocciatura dei nostri emendamenti, favorevoli ad una graduale eliminazione dai circhi degli animali selvatici ma contrari al surreale divieto per cani e cavalli, impossibile fra l’altro da far rispettare nella pratica». Così il senatore di «Federazione della Libertà» Carlo Giovanardi commenta l’approvazione della norma sull’uso degli animali nei circhi (non si parla più di «eliminazione» ma di «graduale superamento») nel disegno di legge delega sullo spettacolo.
Più risorse per il settore, con un incremento progressivo del Fondo Unico per lo Spettacolo che dal 2020 arriverà a 22,5 milioni di euro, e poi incentivi fiscali per la musica, il meccanismo dell’Art Bonus che dall’arte e i teatri si estende a tutti i comparti, 4 milioni per sostenere la cultura nelle zone colpite dal terremoto, fondi alle scuole.
Ma anche l’arrivo di una cabina di regia, con la nascita del Consiglio Superiore dello Spettacolo, l’aggiornamento delle norme sulle Fondazioni liriche, il sostegno statale che si estende alla musica popolare contemporanea ai carnevali storici, alle rievocazioni.
Con il via libera del Senato al ddl delega si avvia a diventare realtà, dopo oltre trent’anni di attese e di rinvii, la legge per lo spettacolo dal vivo.
L’emendamento che viene trovato sembra lasciare tutti scontenti, in prima linea il M5s («Il governo ha fatto un clamoroso dietrofront») e Michela Brambilla («governo e maggioranza tremebondi»), ma anche lo stesso Giovanardi («norme pasticcio»), anche se il ministro Franceschini sottolinea il buon senso della formulazione finale. Dai circhi alle fondazioni liriche, le note dolenti in una legge che pure gode di un appoggio dichiaratamente bipartisan non mancano, con il senatore di Articolo 1 Mdp Michele Gotor che annuncia il voto positivo del suo gruppo e nello stesso tempo promette battaglia sulla necessità di sostenere i tempi del bel canto, alle prese con la crisi dei conti anche dopo il percorso di risanamento previsto dalla legge Bray («Le fondazioni sono un patrimonio che deve essere tutelato, bisogna abbandonare la logica contabile del pareggio di bilancio»). Tant’è, dopo due giorni di discussioni il ddl alla fine passa con 121 voti favorevoli, 12 contrari e 73 astenuti. La relatrice Rosa Maria Di Giorgi (Pd), anima anche della Legge Cinema di cui il ddl spettacolo è uno stralcio, sottolinea soddisfatta che si tratta di norme attese da decenni che puntano «al rilancio e allo sviluppo di tutto il settore dello spettacolo con il riconoscimento del suo valore formativo, educativo, e di contrasto al disagio sociale». E soddisfatto è anche il ministro Franceschini, in aula sia ieri sia oggi per seguire il dibattito. La riforma ora passa alla Camera, dove il ministro Pd si augura un’approvazione «in tempi rapidi».
Dopo decenni di attesa e tanti tentativi andati a vuoto nei precedenti governi, lo spettro, ancora una volta, è la fine della legislatura.
Agenzia Ansa