Bologna, dicembre 2015 – Il ritorno di Henk Nooren alla guida della squadra azzurra seniores di salto ostacoli è davvero un evento di massimo rilievo. Un personaggio del suo calibro è certamente in grado di riaccendere motivazioni ed entusiasmo in un ambiente – il nostro – che ne ha bisogno come dell’aria per respirare. Fortunatamente Nooren oltre che riaccendere entusiasmo e motivazioni è anche un allenatore che sa perfettamente cosa fare e come farlo per ottenere il massimo successo possibile nel suo lavoro: la sua carriera alla guida di squadre che grazie a lui sono rinate e di cavalieri individuali che con lui si sono trasformati lo dimostra eloquentemente. In sostanza: il valore dell’uomo e del tecnico e del professionista è assolutamente fuori discussione al cento per cento. Il che serve anche a individuare perfettamente ed esattamente gli eventuali problemi dell’ambiente nel quale lui si trova a lavorare: di fronte a lui qualunque alibi, anche il più ingegnoso e apparentemente inscalfibile, si scioglie come neve al sole, di conseguenza la realtà emerge sovrana per quello che è. Anche questo è uno dei motivi del suo favoloso successo. Certo Henk Nooren non è un personaggio facile: forte della sua grandissima esperienza e ben consapevole delle sue capacità, il tecnico olandese di norma detta le sue condizioni e all’interlocutore non rimane altro da fare se non accettarle. Prendere o lasciare. Ma se prendi, prendi e basta: zero discussioni, zero compromessi, zero intromissioni. Quando una federazione lo ingaggia come tecnico nazionale sa bene con chi deve aver a che fare, e di norma proprio per questo tutti quelli che lo hanno ingaggiato lo hanno ingaggiato… Ma nel rapporto con Nooren non ci sono solo in gioco la federazione e i cavalieri, ma anche tutto un ambiente. E sotto questo profilo sarà bene che tutti noi ci si prepari a quello che ci aspetta d’ora in avanti: Nooren è un duro e non guarda in faccia a nessuno, il suo unico obiettivo è il successo tecnico e agonistico della squadra e dei cavalieri con i quali sta lavorando, qualunque cosa da lui considerata di intralcio lungo questo percorso verrà come minimo ignorata (come minimo). Nooren sorride, chiacchiera e scherza: ma poi fa di testa sua, il compiacimento altrui non è previsto nel suo schema mentale. Grazie al successo conquistato con la qualità del suo lavoro Henk Nooren si è assicurato una libertà meravigliosa: quella di non dover chiedere niente a nessuno, di non subordinarsi a nulla, di poter fare le cose come intende lui. E’ la libertà del successo. Nooren è un eccelso professionista nordico (se l’appuntamento è alle 17 lui arriva alle 16.50 e alle 17.05 smette di aspettare… ) che adesso viene immerso nel rione di periferia nel quale le comari si urlano contro da un balcone all’altro mentre stendono le mutande ad asciugare; nel quale ogni tanto sfila il ricco di turno a bordo della sua fiammante fuoriserie certo del fatto che il traffico dei poveracci si aprirà come le acque del Mar Rosso al suo passaggio e quindi totalmente indifferente all’eventualità di far fuori cagnolini e cristiani… Come reagirà Nooren, e come reagiremo noi nel nostro rione di periferia? C’è un precedente, come ben sappiamo: dalla fine del 1992 alla fine del 1996 è stato lui il c.t. azzurro. Non abbiamo ottenuto grandi successi agonistici nei campionati internazionali di quell’arco di tempo (ma abbiamo vinto Coppe delle Nazioni importanti come quella di Hickstead e di Barcellona, o gare come il Gran Premio Roma), tuttavia alcuni cavalieri sono stati trasformati dal rapporto con lui: Gianni Govoni, Arnaldo Bologni, Guido Dominici solo per dire quelli di maggiore evidenza hanno ottenuto i migliori risultati della loro carriera proprio a partire da quel periodo, e la loro equitazione si è modificata sensibilmente secondo un programma di lavoro rigoroso e preciso nel corso del tempo. Gianni Govoni si può dire che abbia impostato tutta la sua straordinaria qualità di cavaliere proprio grazie a Henk Nooren. Non fu facile però, all’inizio. Con alcuni il rapporto stentò a ingranare salvo poi produrre benefici notevoli (vedi il caso di Massimiliano Baroni): a molti nell’ambiente risultò indigesto il programma di Nooren di dedicarsi esclusivamente a una rosa ristretta con la quale lavorare maniacalmente in una sorta di clausura tecnica e agonistica. E così alla fine, proprio quando i frutti stavano per maturare, il rapporto tra Nooren, Fise e ambiente si deteriorò tra pettegolezzi e polemiche fino al punto in cui ci si salutò cordialmente e il tecnico olandese si diresse altrove per incrementare la bacheca dei propri successi personali. Ma il filo con l’Italia non si è mai spezzato del tutto: a più riprese noi gli abbiamo fatto l’occhiolino e lui ha dimostrato di gradire l’italico apprezzamento. Adesso inizia questo nuovo periodo: sarà cruciale perché se Nooren è rimasto il solito Nooren (e non c’è ragione di credere il contrario) lui farà del suo massimo e del suo meglio per ottenere il successo, quindi se il successo non arriverà… beh, cosa d’altro potrà mai fare il nostro povero e scalcinato salto ostacoli? Per adesso non pensiamo a questa eventualità; pensiamo piuttosto che Henk Nooren è per tutto il nostro ambiente un’opportunità straordinaria: speriamo di dimostrarci capaci di coglierla. E se lo saremo, qualcosa di buono di certo accadrà.
23 dicembre 2015