Bologna, agosto 2016 – Giulia Elena Montorsi, Psicologa dello Sport Psicoterapeuta, ci racconta la sua esperienza ai recenti Campionati Mondiali e Europei di Reining a Givrins (SUI). Ingaggi sportivi in cui il Team Italia di Reining si è distinto a livello Senior con il titolo di Campione il Mondo con Gennaro Lendi in sella a Yankee Gun, a livello Young Riders con il titolo a squadre Campione Europeo Young Riders e la medaglia d’Argento di Enrico Sciulli in sella a Snips Gotta Bud, a livello Junior con il titolo di Campione Europeo e relativa medaglia d’Oro.
“Questi Europei e Mondiali sono stati una splendida esperienza perché per la prima volta ho lavorato con tre squadre della stessa disciplina (junior/yr/senior) contemporaneamente. Ho iniziato a seguire il Reining nel 2013 con degli incontri specifici durante i raduni delle long list e successivamente siamo riusciti a portare avanti un progetto continuativo e a lungo termine che si spera possa continuare per il futuro. Nel 2014 ho seguito la squadra senior ai WEG in Normandia e nel 2015 ero con loro ad Aachen. Solo da quest’anno abbiamo deciso di seguire in gara anche i giovani dopo il ritiro a Firenze. Alcuni li conoscevo già da incontri sessioni di lavoro precedenti. Mi stimola molto seguirli perché il progetto che dal 2009 Coach Masi porta avanti e da quest’anno anche Coach Meconi, è davvero lungimirante: lavorare con i giovani non solo dal punto di vista tecnico, ma anche mentale, in modo che possano entrare nel mondo senior con le giuste competenze e capacità. Ad esempio quest’anno nella squadra senior c’erano due giovanissimi componenti che avevano già partecipato alle categorie Junior e Young riders (Giovanni Masi de Vargas e Guglielmo Fontana) e già nel 2014 agli WEG era stato selezionato appena 22enne Manuel Cortesi. Il fatto di veder crescere i ragazzi di anno in anno mi da la possibilità di ottimizzare il lavoro e portarlo avanti con grande continuità e questo è un punto fondamentale. Ad esempio i Tedeschi hanno inserito nel loro organico del Reining lo Psicologo dello Sport solo da quest’anno con un progetto, anche loro, a lungo termine.
Il lavoro che ho svolto con tutte e tre le squadre è stato valutato in base alle esigenze di ognuno: con i senior ho privilegiato un lavoro con sessioni di squadra in cui abbiamo affrontato le eventuali problematiche che durante un Mondiale si possono avere: tensioni, dubbi, paura di sbagliare, linguaggio interno durante la gare, gestione dell’ansia, capacità di concentrazione. Mentre con i ragazzi più giovani ho fatto anche delle sedute individuali sia durante il ritiro che durante la gara a cui sono state aggiunte sessioni di team e di visualizzazione alla sera prima di andare a dormire in modo che potessero essere rilassati e concentrati contemporaneamente.
Al contrario degli anni precedenti uno dei punti che ho maggiormente sottolineato è stata la coesione fra le tre squadre e il supporto reciproco. È stato molto bello vedere i senior in campo prova insieme ai giovani sostenendoli poi anche durante la gara e lo stesso hanno fatto i ragazzi per loro.
Una menzione particolare va fatta ai genitori che hanno gestito “Casa Italia”, è una tradizione consolidata: tutti i genitori montano tende e fuochi per cucinare a dare da mangiare a tutto il team e quindi sostenere anche a orari particolari dovuti alle gare o alle sessioni di lavoro, i pasti per tutti. Ogni giorno davano da mangiare almeno a 50 persone in maniera eccezionale e hanno contribuito ad alimentare questo spirito di squadra e hanno sostenuto al meglio i loro figli.
Il mio lavoro non si è solo fermato alle sedute, una mamma mi ha fatto un bellissimo complimento affermando: “Psico (soprannome con cui generalmente in gara mi chiamano), non so come lei faccia ma riesce ad esserci sempre per tutti anche vedendoli in gara e poi correndo da quelli in campo prova” perché alla fine il mio obiettivo non è solo dargli la miglior preparazione mentale possibile, ma anche dargli fiducia in loro stessi guardandoli negli occhi, dicendo quella parola utile se vedo il loro sguardo perdersi nell’insicurezza, abbracciandoli quando piangono o quando vincono, suggerendo ai coach, quando serviva, cosa dire per caricarli o calmarli prima della gara, io cerco di esserci sempre per loro anche fuori dagli orari di gara: tirandoli su di morale se serve o calmandoli quando vedo che stanno prendendo una brutta piega nel pregara. Questo campionato è stato veramente entusiasmante e devo ringraziare ognuno dei ragazzi e dei cavalieri per le bellissime emozioni, vederli andare in gara e combattere per il successo è sempre bellissimo.”
Giulia Elena Montorsi
Psicologa
Esperta in Psicologia dello Sport
Esperta in Psicologia dell’adolescenza e della famiglia
www.elenagiuliamontorsi.it