Palermo, febbraio 2015 – Il test di Coggins per l’anemia infettiva degli equini non è più obbligatorio in Italia dal 2012, si effettua ormai soltanto per i cavalli che devono viaggiare verso gli Stati Uniti. Quindi perché tanto scalpore, direte voi, sulla richiesta di rinvio a giudizio fatta dalla Procura della Repubblica siciliana per chi si rese colpevole di una falsificazione dei documenti relativi ad una ventina di cavalli da trotto? dopo tutto se adesso non sono più indispensabili non doveva essere una cosa tanto importante…
E invece no: tanto per cominciare, negli anni relativi ai certificati falsificati in questione erano obbligatori – e quindi la legge doveva essere rispettata: l’anemia infettiva è una malattia debilitante, causa febbre alta, calo della forma fisica e dimagrimento dei soggetti colpiti, alterandone quindi la rendita sportiva oltre allo stato di benessere.
Ma la cosa veramente grave sta nel fatto che per processare i colpevoli del reato (falsificarono timbri e firme dei veterinari Asl dichiarando effettuati test che in realtà non vennero mai fatti e di cui non esiste traccia nella banca dati dell‘Istituto Zooprofilattico dell’Asp 6) sono passati talmente tanti anni che nel frattempo le leggi sono addirittura cambiate, e in quanto ai cavalli chissà che fine hanno fatto, ormai.
Perché il grande problema è proprio qui, in questa lentezza mortale del corso “naturale” della Legge: che è sempre una lentezza dannosa, sia chiaro, ma nei casi in cui coinvolge i cavalli (e noi ci occupiamo di questo ambito, non ce ne voglia chi giustamente auspica processi più veloci anche per i casi umani) è una condizione che favorice una catena estremamente negativa di situazioni.
I cavalli sono esseri viventi, hanno tempi ed esigenze assolutamente non conciliabili con le italiche tempistiche di sequestri cautelativi, processi e giudizi vari: solo per fare un esempio, in Italia è praticamente impossibile denunciare qualcuno per querelle riguardanti la compravendita di un cavallo – l’attesa minima per un processo sarebbe di tre anni almeno, e nel frattempo chi mantiene il cavallo in questione, chi si occupa del suo lavoro e del suo stato di salute? e dopo tre anni di fermo un cavallo sportivo non sarebbe più lo stesso di prima, parliamo di esseri viventi in continua evoluzione e non di semplici oggetti .
Di qui l’impunità oggettiva di chi si rende colpevole di una truffa in questo settore, e la conseguente mancata tutela di chi acquista.
Questo è solo un esempio, potremmo farne molti altri: campa cavallo che la giustizia arriva, ma se non si cambierà qualcosa in meglio sulle tempistiche della Legge sarà impossibile avere le armi necessarie a combattere soprusi e malversazioni.
24 febbraio 2015