Ferrara, febbraio 2015 – Affamati, abbandonati a loro stessi da tempo e di razza Pit Bull: questa la descrizione certificata dai veterinari Asl dei due cani che hanno assalito e ucciso una cavalla nel maneggio di Gianni Tumiati, a Berra.
Il fatto è accaduto nei giorni scorsi, si sta indagando sull’identità dei proprietari dei Pit Bull che teoricamente dovrebbero essere dotati di micro-chip: ma è ovviamente molto difficile che chi li ha abbandonati, dopo averli allevati secondo criteri addestrativi sicuramente poco ortodossi vista la loro aggressività, fosse stato ligio ai doveri dell’anagrafe canina.
E’ superfluo descrivere la pena che tutti proviamo per la povera cavalla assalita e uccisa dai due Pit Bull, una razza selezionata nei secoli scorsi per assalire tori e altri animali selvaggi nelle arene inglesi e che anche oggi viene crudelmente utilizzata nei combattimenti (ovviamente clandestini e gestiti dalla criminalità più o meno organizzata) tra cani: ma sottolineiamo con forza la colpevolezza e la completa responsabilità dell’accaduto che vanno addebitate a chi ha male allevato e gestito due cani che, se fossero vissuti in condizioni normali, non sarebbero stati un pericolo per nessuno.
Citiamo testualmente una dichiarazione dell’Associazione Nazionale Medici Veterinari diffusa dopo la pubblicazione della controversa “Lista delle razze canine pericolose” nel 2006, poi ritirata e annullata: «quanto detto vale per qualsiasi cane: la correlazione fra alcune razze canine e la pericolosità è infatti scientificamente infondata».
Come sempre è l’uomo che fa la differenza: una persona equilibrata educherà un Pit Bull equilibrato, una persona aggressiva renderà tale anche uno Yorkshire.
Peccato che lo Yorkshire abbia mascelle molto meno pericolose di quelle del Pit Bull, e che non sia nemmeno la razza canina preferita dai delinquenti.
13 febbraio 2015