Trento, febbraio 2015 – Il nome di Folco Quilici ci richiama immediatamente alla mente il mare: il suo film Sesto Continente, girato a metà degli anni ’50 nel Mar Rosso, è stato solo il primo di una lunga serie di lavori innovativi e fondamentali che hanno segnato la storia della divulgazione scientifica nel nostro paese.
Ma questa volta lo sfondo del suo lavoro prodotto dalla Red FiIm, “Animali nella Grande Guerra” sarà (principalmente) quello delle montagne, e invece della lotta per la sopravvivenza nella barriera corallina ci racconterà quella che hanno combattuto gli uomini nelle fangose trincee della Prima Guerra Mondiale: con una particolare attenzione verso la parte che dovettero sostenere cavalli, muli, cani, piccioni viaggiatori e altre piccole creature cui fu trovata una funzione in quel massacro indiscriminato.
Furono muli e cavalli a sopportare (letteralmente) la maggior parte del peso nel conflitto: e i primi vennero impiegati proprio sul teatro più tipico di quella guerra, le montagne sulle quali gli uomini passarono anni a spararsi da una trincea all’altra, rubandosi pochi metri di terreno in mesi di sofferenze.
I muli erano il loro unico collegamento col mondo: portavano in prima linea rifornimenti e munizioni, sgombravano morti e feriti verso la retroguardia, erano l’unica risorsa per ragazzi che consumarono i propri vent’anni in quel modo assurdo; questo film è sicuramente un bel modo per ricordare le vittime più innocenti della WWI nell’imminenza del suo centenario in Italia che, come ricorderete, entrò ufficialmente in guerra nel 1915.
27 febbraio 2015