Bologna, 10 febbraio 2017 – Nella corsa piena di pregiudizi più o meno velati che le fazioni pro nuova Fise e quelle pro vecchia Fise stanno facendo rispettivamente nell’osannare e nel demolire qualunque sospiro emettano Marco Di Paola e il nuovo consiglio direttivo, si rischia di non riuscire a valutare correttamente il contenuto delle cose. Il che è deleterio, ovviamente, perché non solo con la santificazione e il ‘diavolismo’ preconcetti si inquina la realtà, ma si creano dei presupposti nell’un caso come nell’altro che potrebbero compromettere il cammino che attende non la Fise (questa o quella) bensì lo sport equestre azzurro.
La prima decisione davvero importante che il nuovo governo federale ha preso dopo essere stato eletto è la nomina del direttore sportivo della Fise: il prescelto per ricoprire tale delicato incarico è Francesco Girardi. Su di lui si è subito aperto il dibattito: non sa niente di salto ostacoli ma solo di completo, come fa a fare il ds? Non è vero che non sa niente di salto ostacoli: una volta ha fatto una potenza e due Campionati d’Italia di salto, e poi dove sta scritto che il ds debba essere per forza uno del salto ostacoli? Ecco: questo in modo un po’ grossolano e semplicistico il contenuto del confronto.
Allora, cominciamo dal principio. E in principio bisogna dire una cosa: Francesco Girardi è una persona eccellente. Una persona: con i suoi valori, i suoi principi, il suo pensiero, la sua educazione. L’uomo, quindi: prima dell’atleta. Questo è un aspetto importantissimo per chi deve ricoprire un ruolo come quello che ora vedrà Girardi protagonista: un aspetto che viene ‘prima’, e che rappresenta lo strumento indispensabile per potersi muovere in un universo così ampio e composito come quello dello sport equestre azzurro al di là delle divisioni in specialità e attività. Francesco Girardi inoltre è stato (lo è ancora, ovviamente!) un ottimo cavaliere la cui cultura specifica si è alimentata di ciò che di meglio l’equitazione azzurra ha proposto negli ultimi quarant’anni. Di conseguenza è un altrettanto eccellente istruttore e tecnico: senza alcun dubbio.
Ma tutto questo basta per essere per forza un bravo direttore sportivo di una federazione? No. Marco Danese – cioè l’uomo che ancora oggi rappresenta il ds per eccellenza nella memoria del nostro sport – come cavaliere non vale la decima parte di Girardi (con tutto il rispetto, ovviamente… ), eppure è stato un grandissimo direttore sportivo, un uomo che ci ha invidiato mezzo mondo, infatti poi si è visto cosa è accaduto quando la sciagurata Fise di Andrea Paulgross gli ha dato il benservito… Marco Reitano – il ds uscente – non è ugualmente comparabile come cavaliere a Girardi, ma se avesse avuto tempo molto probabilmente sarebbe stato a sua volta un ds eccellente per qualità umane, professionali e organizzative.
E’ poi molto vero che la vita sportiva e tecnica di Francesco Girardi si è sviluppata nella specialità del completo. Dire che sa di salto ostacoli perché ha fatto una potenza e due Campionati d’Italia è quasi offensivo per lui stesso; Francesco Girardi è un favoloso cavaliere e come tale può o potrebbe fare qualunque cosa in qualunque specialità: se la sua carriera si è sviluppata nel completo non è stato certamente perché lui non avrebbe potuto fare altro… Non è questo il punto: il punto è fare il direttore sportivo, non il cavaliere. Francesco Girardi potrebbe aver saltato anche un muro di tre metri e aver vinto due medaglie d’oro in salto ostacoli… e non per questo sapere di salto ostacoli. Sapere di salto ostacoli in riferimento al ruolo di ds non vuol infatti dire montare bene in salto ostacoli, e nemmeno montare bene in assoluto: vuol dire essere dentro i meccanismi della specialità, averne ben presente le problematiche e le esigenze, conoscere le persone, sapere come vivono e come si organizzano le scuderie professionistiche, orientarsi all’interno dei calendari agonistici sui quali avere uno sguardo panoramico, avere chiaro lo scenario internazionale oltre a quello nazionale. Il salto ostacoli rappresenta la percentuale più elevata tra tutte quelle espresse dalle specialità equestri: dunque genera problematiche e interessi e necessità e aspettative in proporzione. Il che non vuol dire che completo e dressage e tutto il resto debbano passare in secondo piano, ovviamente: anzi, il loro potenziamento è indispensabile per il bene di tutto il nostro sport! Vuol solo dire che se funziona bene il salto ostacoli probabilmente funziona meglio anche tutto il resto, mentre non è vero il contrario. Ecco perché in teoria da un ds federale ci si aspetterebbero una esperienza e una competenza molto approfondite in tal senso. Quelle che Francesco Girardi al momento sembrerebbe non avere.
Ma non avere tale esperienza e tale competenza non vuol affatto dire non poter essere un bravo ds, così come aver fatto una potenza non vuol dire essere per forza competenti di salto ostacoli… La questione va affrontata sotto un altro punto di vista, per volerlo fare correttamente e senza mettere lo stesso Francesco Girardi in difficoltà prima ancora di cominciare: e cioè riconoscendo che la scelta di Marco Di Paola e del consiglio federale è non diciamo una scommessa, ma piuttosto un investimento sulla figura di un uomo che è prima di tutto una favolosa persona, in secondo luogo un ottimo cavaliere e istruttore, in terzo luogo un dirigente sportivo che deve ancora costruire quasi completamente la sua esperienza e la sua carriera. Le premesse per le quali questa costruzione possa avvenire velocemente e con esiti molto positivi ci sono tutte, ma in ogni caso per costruire qualunque cosa ci vuole tempo. Tutto qui.