Bologna, giugno 2016 – Nato il 24 febbraio del 1932, lo statunitense Frank Chapot è stato un grande cavaliere: sei Olimpiadi con due medaglie d’argento a squadre, due volte al 4° posto, una al 5° e una al 6°, più un 4° e un 5° posto individuale lo testimoniano. Aggiungiamoci anche una medaglia di bronzo individuale nel Campionato del Mondo del 1974 (seppure in condivisione con Hugo Simon) e una d’argento sempre individuale nel Campionato d’Europa 1966 e il quadro è completo. Anzi, quest’ultima conquista – l’argento europeo ottenuto a Lucerna in sella a San Lucas – ci porta a considerare come Chapot sia stato in qualche misura anche responsabile di un cambiamento ‘storico’ nel salto ostacoli internazionale: perché in quell’occasione la medaglia d’oro venne vinta dal brasiliano Nelson Pessoa su Gran Geste, mentre quella di bronzo dall’argentino Hugo Arrambide… Brasile, Stati Uniti e Argentina sul podio individuale del Campionato… d’Europa non sembrò cosa molto pertinente agli occhi della Fei che infatti decise di riservare la gara continentale ai cavalieri solo europei a partire dall’edizione 1969.
Ma Frank Chapot è stato soprattutto un simbolo. O per meglio dire, parte di un simbolo: quello rappresentato dalla squadra statunitense negli anni Cinquanta, quando il salto ostacoli internazionale voleva dire prevalentemente Europa, con l’aggiunta di qualche estemporaneo fenomeno ‘esotico’ alla Nelson Pessoa o alla Carlos Delia (il Messico, grande protagonista alle Olimpiadi del 1948, poi sparisce). Quando nel 1959 la squadra statunitense guidata da Bertalan de Nemethy (ungherese, ex ufficiale di cavalleria) si presenta in Europa suscita un’ammirazione sconfinata, perché rappresenta come meglio non sarebbe stato possibile il prodotto omogeneo e coerente di una scuola, di un lavoro, di un progetto che prescinde quasi dal valore dei singoli. Naturalmente quella scuola è di diretta derivazione italiana, ma applicata in modo sistematico e organico quasi quanto era accaduto a Pinerolo e Tor di Quinto negli anni d’oro della cavalleria italiana: con la differenza che quella era una realtà militare, mentre ‘questa’ solo ed esclusivamente civile e per di più fatta di cavalieri dilettanti al cento per cento. I nomi: George Morris, Hugh Wiley, William Steinkraus e per l’appunto Frank Chapot.
La migliore propaganda per il salto ostacoli statunitense è stata la vittoria di questo formidabile quartetto nella Coppa delle Nazioni di Roma a Piazza di Siena, concorso che in quel momento storico condivideva con quelli di Londra e Aquisgrana il vertice massimo del salto ostacoli mondiale. Ebbene, nel 1959 i quattro ragazzi statunitensi non solo costringono l’Italia dei fratelli d’Inzeo, di Giorgio Tassani e di Salvatore Oppes al barrage, ma per giunta vincono! Un successo che fa parlare il mondo, un successo che porta l’attenzione generale su questa squadra fatta di quattro ragazzi che montano tutti nello stesso modo, con cavalli che rispondono tutti nello stesso modo. Da questo gruppo partiranno poi storie bellissime: George Morris diventerà una specie di divinità dell’insegnamento, perfetto se non addirittura migliore erede del ruolo di de Nemethy; William Steinkraus scriverà bellissimi trattati di tecnica portando avanti una carriera agonistica di assoluta eccellenza, Hugh Wiley in effetti rimarrà un po’ defilato mentre Frank Chapot concluderà la carriera di alto livello con il 5° posto individuale e il 4° a squadre alle Olimpiadi del 1976 a Montreal su Viscount, dopo aver legato il proprio nome a cavalli come Diamant, Belair, Trail Guide, San Lucas, Good Twist, White Lightning, Main Spring. Insieme al suo amico e compagno George Morris, Chapot ha guidato le sorti del salto ostacoli statunitense nel ruolo di chef d’équipe dal 1980 al 2004, dunque per ben ventiquattro anni! Ma il suo nome è legato anche a un altro campione favoloso: il grigio Gem Twist, magnifico protagonista di grandi risultati sportivi sotto la sella di Greg Best e poi anche di una delle due figlie di Chapot (entrambe amazzoni, così come la moglie Mary del resto: per lei le Olimpiadi del 1968 insieme al marito e a Kathy Kusner, con gli Stati Uniti al 4° posto), Laura, tuttora attiva ad alto livello internazionale. Di Gem Twist, Chapot è stato l’allevatore e l’addestratore, oltre che il trainer praticamente per tutta la carriera sportiva del cavallo.
Insomma, ieri – lunedì 20 giugno – ci ha lasciato un uomo che ha davvero segnato il mondo del salto ostacoli internazionale con la sua bravura, la sua competenza, il suo carattere e il suo carisma. Nella storia dello sport equestre sia statunitense sia internazionale il posto di Frank Chapot non è certo piccolo.
21 giugno 2016