Glasgow, 31 agosto 2016 – Se preoccupa la situazione della popolazione umana, che invecchiando costantemente richiederà sempre più spese mediche e sanitarie, anche le sorti di quella equina non lascia tranquillissimi: negli ultimi decenni le statistiche raccontano chiaramente di un numero sempre più alto di soggetti che raggiungono età ragguardevoli – e questo è un segnale molto positivo, a ben guardare.
Esattamente come per gli uomini, il miglioramento delle condizioni di vita e delle cure mediche disponibili ha migliorato notevolmente l’aspettativa di vita dei cavalli: ma questo implica il fatto che anche tra loro potrebbero diventare molto più frequenti che in passato disturbi cronici dovuti all’età.
I ricercatori dell’ Università di Glasgow, Claire Welsh, Timothy Parkin e John Marshall, e Marco Duz dell’Università di Nottingham hanno quindi preso in esame le ricerche precedenti sull’argomento documentando materialmente che l’attuale prevalenza di malattie croniche e disturbi multipli era sconosciuta tra i cavalli inglesi sino a qualche anno fa.
I ricercatori hanno analizzato le cartelle cliniche di sette ambulatori veterinari in Gran Bretagna per stimare la prevalenza di malattie croniche tra i cavalli che erano stati presi in cura, e cercato di valutare gli effetti dei diturbi sulla aspettativa media di vita dopo la diagnosi.
Le registrazioni prese in esame sono state poco più di 1 milione sull’arco di 26 anni, dal 1987 al 2013. Alla fine i dati riguardavano 515.807 osservazioni su 70.477 cavalli differenti. Una delle conclusioni è che la generazione equina del 2010/2012 potrà contare su un significativo aumento dell’aspettativa di vita, rispetto ai cavali nati nel periodo 1995/1997.
“Proprio come negli esseri umani, la vita media di cavalli che hanno frequentato i medici veterinari nel Regno Unito sembra essere in aumento globale”, hanno detto i ricercatori.
Il gruppo di studio si è concentrato poi su nove problemi cronici o ricorrenti: neoplasie, PPID che è spesso indicato come il morbo di Cushing, sindrome metabolica equina, malattia dell’erba, laminite, navicolite, osteoartrite, ostruzioni ricorrenti delle vie aeree, e sarcoidi.
I cavalli con più di un disturbo – multimorbilità – sono il 1,2% della popolazione presa in esame dallo studio, e questa loro condizione ha un effetto significativo sui tempi di sopravvivenza .
Il verificarsi di due malattie contemporaneamente infatti ha portato a 6,6 volte in più il rischio di morte rispetto ai cavalli senza malattie croniche. Quando tre o più malattie erano presenti, il rischio di morte era 21,3 volte maggiore rispetto a un cavallo senza diagnosi di malattia cronica.
Dei 70,477 cavalli presi in esame, il 12,8% ha avuto almeno una malattia cronica nel corso dello studio.
La laminite è risultata essere presente nel 74% dei cavalli con diagnosi di malattie multiple, e la PPID era una caratteristica nel 49%.
La morte nei cavalli raramente si è verificata in modo naturale, hanno detto i ricercatori, e normalmente è stata indotta con l’eutanasia.
Conclusione dello studio: i veterinari si troveranno a dover curare un numero sempre maggiore di cavalli anziani in futuro, e si rende necessario uno studio più approfondito sui disturbi cronici e le multi-morbilità che potrà aiutare a comprendere meglio le cause più comuni della loro insorgenza, e quindi le migliori strategie di gestione del cavallo per evitarle al massimo.
Qui l’articolo originale di HorseTalk NZ e qui la rivista Preventive Veterinary Medicine sulla quale è stato pubblicato lo studio