Londra, aprile 2015 – Lo sappiamo, lo sappiamo: ne abbiamo parlato appena pochi giorni fa, più volte. Ma oggi vogliamo rendere omaggio ad una amazzone d’acciaio, una donna di cavalli che si porta dietro la sua passione da quando era una bambina alta come un soldo di cacio.
E condividendo con noi questa inguaribile malattia, in fondo, ci fa sentire tutte un po’ regine.
Se vi capitasse di trovare su una bancarella di libri usati “Gli italiani a cavallo“, di Max David, non lasciatevelo scappare: a pagina 233 c’è il capitolo dedicato a Lilibeth, il vezzeggiativo con cui chiamavano la regina Elisabetta II in famiglia.
Max David ve la racconta con tutto il garbo di un vecchio cavaliere per una giovane, talentuosa e appassionatissima ippofila: dai cavallini a dondolo che si tenne in camera da letto fino al matrimonio con Filippo (“andavano abbeverati e governati come se fossero vivi, erano cavalli a dondolo ma avevano il pregio di non morire mai”) fino ai cavalli dei birrai che vedeva passare fuori dalle finestre della nursery e conosceva per nome, uno a uno – la piccola già ci sapeva fare, con il prendere informazioni.
Con una piccola digressione sull’assetto di Sua Maestà, cosa che per quanto ne sappiamo dal 1967 (anno di edizione del libro di David) nessuno ha più osato fare.
Riportiamo il parere di Max David: “L’assetto di Elisabetta a cavallo, che agli inglesi poteva apparire poco ortodosso, per noi italiani era quasi perfetto. In sella da uomo, Elisabetta appariva molto “infilata” nell’inforcatura, ed anche in sella da amazzone era molto in avanti col mezzo busto superiore. Tutto questo non poteva averglielo dato Owen (cavaliere di corte cui fu affidata da ragazza per le lezioni di equitazione), ma avrebbe potuto esserle derivato dall’attenta osservazione dei cavalieri da concorso ippico a White City; oppure glielo avevano insegnato lo zio Harry e la zia Alice di Gloucester, che furono i suoi maestri per l’equitazione su ostacoli, col piccolo cavallo Comet”.
Max David aveva solo sbagliato il tempo con cui parlare della sua Lilibeth: che ancora oggi, al presente indicativo, scorrazza per il parco di Windsor in sella al suo pony – stavolta non uno Shetland capatosta come Peggy, ma un Fell sussiegoso e rusticamente elegante.
Quindi, per concludere: buon compleanno, Sua Maestà.
p.s. il compleanno verrà festeggiato ufficialmente il 15 di giugno, con la cerimonia Trooping the Colour.
21 aprile 2015