Bologna 11 giugno 2021 – Sul potere terapeutico che offre il cavallo sappiamo scientificamente un po’… Empiricamente però sappiamo di più. Sappiamo per esempio che funziona in una miriade di situazioni in cui l’uomo ha necessità di una forma di supporto. Mentale o fisica, in situazione patologica o meno.
E vuoi che con il Covid il cavallo non avesse un contributo da portarci? Anzi, più di uno…
In Florida, uno degli Stati più severamente colpiti dalla pandemia, i cavalli sono stati inseriti in un programma di sostegno per il personale medico. Si chiama ‘Barn to Bedside’, la scuderia di fianco al letto. È rivolto ad alleviare la condizione di stress, assimilabile a quello post traumatico dei soldati, degli infermieri e delle infermiere. «La nostra categoria – ha spiegato l’infermiera Jenna Hallquist, – è stata sottoposta a un livello di stress molto alto. Come dimostrano i tanti casi di esaurimento, stati d’ansia e burn-out. Arriva così il momento in cui è indispensabile allontanarsi un po’ e riprendere il contatto con un ciclo della vita più naturale. E i cavalli sono eccellenti maestri».
La riabilitazione in scuderia
E dal personale medico, passiamo ai pazienti. Anche per loro, il contatto con i cavalli in fase post-Covid sta mostrandosi particolarmente efficace.
Dopo le iniziative di Niguarda a Milano, questa volta il ‘caso’ ci arriva dall’Italia, dall’Ospedale San Giovanni Battista, dell’Ordine di Malta, nella periferia sud capitolina.
È la storia di Piero, ma potrebbe essere uguale a quella di tanti altri ‘sopravvissuti’ che stanno ora combattendo per riprendersi una qualità della vita almeno simile a quella che avevano prima dell’incontro con il virus.
Ricoverato allo Spallanzani in rianimazione, intubato, in coma per 15 giorni, due mesi di ospedale e poi al lavoro con la riabilitazione… Dopo la doppia polmonite interstiziale la sua parte destra e soprattutto il piede erano praticamente bloccati. Piero non aveva mai montato a cavallo. Al San Giovanni Battista ha scoperto che è «un animale meraviglioso. Ci si entra in simbiosi. E si capisce che ti aiuta nella tua riabilitazione fisica e non solo. Mi ha aiutato anche psicologicamente. Perché capisci che sta lavorando per te, lo percepisci proprio. Se necessario si ferma, rispetta i tuoi tempi, t’aspetta…».
Al San Giovanni Battista finora hanno riabilitato un centinaio di pazienti da coronavirus in forme gravi. Tra questi una sessantina ha ricevuto la terapia assistita con i cavalli e secondo la direttrice Anna Paola Santaroni i risultati sono stati eccellenti.
I motivi scientifici? Sono molteplici… Si svolge all’aria aperta e in ambiente demedicalizzato. Il paziente si sente libero, prende coscienza di se stesso. Soprattutto dopo tanto tempo in cui è stato accudito, il paziente riscopre un ruolo: è lui che deve tornare a prendersi cura di un essere vivente. Un valore aggiunto nella riabilitazione…