Roma, luglio 2015 – Estate: tempo di vacanze e di turisti, tempo di solleone e città arroventate da Flegetonte che, tanto per rimanere nei nostri temi preferiti, porta le temperature medie a quelle di un febbrone da cavallo (previste punte di 39°, almeno fino a mercoledì).
E come ogni estate si ripresenta il problema dei cavalli adibiti al traino turisti in molte città italiane: a Roma le chiamano botticelle, in altre città semplicemente calessi o carrozzelle ma il servizio è lo stesso.
Un cavallo paziente che aspetta assieme al suo guidatore un gruppo di turisti che voglia regalarsi un momento da ricordare: una bella trottata come quelle di una volta o quasi, che al posto di altri equipaggi il cavallo in questione incrocerà macchine ed autobus e altre diavolerie a scoppio, più che colleghi a quattro zoccoli motori.
E poi la differenza fondamentale, che separa anni luce questi cavalli di oggi dai loro antenati che svolgevano il medesimo servizio sino a un secolo fa: adesso non ci sono più le stazioni di posta.
Già, perché i cavalli hanno sempre lavorato e hanno sempre fatto girare le ruote del mondo anche in tempi in cui le discussioni sul benessere animale non provocavano un interesse mediatico particolare – e non solo perché i media si limitavano alla carta stampata e alle chiacchiere vis-à-vis.
Ma se non altro a quei tempi i cavalli erano trattati da cavalli: ogni dieci-dodici chilometri su tutte le strade d’Europa c’era una stazione di posta per il cambio e il loro ristoro, e ovviamente in ogni paese o città c’erano scuderie nelle quali potevano adeguatamente riposare dopo il lavoro. Adesso invece i cavalli sono trattati come motorini, e parcheggiati in terza fila come un qualsiasi ingombro da sosta vietata.
Vero è che anche allora, ai tempi dell’ippotrasporto, c’erano cavalli sfiniti alle stanghe delle vetture pubbliche: ma visto che ci riteniamo tutti così progrediti, facciamo un piccolo sforzo e uniamo il fascino di una passeggiata in carrozzella con un po’ di buon senso equestre e tanticchia di esagerazione moderna.
Teniamoci i cavalli delle botticelle e i loro turisti soddisfatti, ma mettiamoli nelle condizioni di riposarsi e avere sollievo anche nel corso della loro giornata lavorativa: ci vogliono dei punti di sosta attrezzati ad hoc, in modo che i cavalli possano bere e riposarsi in modo confortevole – oltre che svolgere le loro funzioni corporali, che come sappiamo un cavallo che sta sul duro può avere difficoltà di minzione e soffrire inutilmente per una stupida mancanza logistica.
Per cui niente parcheggi cavalli sull’asfalto, ma stalli tranquilli dove questi cavalli possano rinfrancarsi adeguatamente: e questo sarebbe molto meglio di una semplicistica abolizione del servizio, a nostro parere.
Non solo perché i guidatori di botticelle e affini sono lavoratori come tutti gli altri e con i guadagni della loro professione mantengono famiglie: ma anche perché i loro cavalli sono nella stragrande maggioranza ex-trottatori recuperati dalle corse.
Cavalli che hanno trovato quindi una seconda possibilità di vita, in tempi in cui tanti finiscono al macello più o meno clamorosamente perché non più utili: quindi diamo anche a loro un lavoro, ma che sia giusto e rispettoso delle loro esigenze.
Ce la faremo a raggiungere questo obiettivo? chi lo sa: purtroppo non sempre le soluzioni logiche hanno più fascino delle indignate chiacchiere da ombrellone.
7 luglio 2015