Bologna, 22 febbraio 2023 – Il nuovo numero di Cavallo Magazine interamente dedicato all’Arte é disponibile a partire da oggi mercoledì 22 febbraio. Non perdere il nuovo numero che ti farà immergere in un’atmosfera da sogno, attraverso spettacoli equestri e arti figurative, esaltando il rapporto uomo cavallo sotto ogni forma artistica.
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Vi proponiamo di seguito, in versione integrale, l’editoriale del Direttore Corrado Piffanelli.
Bellezza e arte, il cavallo sogno dell’uomo
C’è forse un motivo antico per cui il cavallo può essere considerato l’unico elemento trasversale all’arte in tutti i tempi e continenti, ma anche in tutte le sue diverse forme di espressione. Per dirla con Pericle «ciò che lasciamo in eredità non è quello che è scolpito nei monumenti, ma ciò che si intreccia con la vita dell’uomo». E il cavallo che poteva entusiasmare così Aristotele filosofo della logica e della fisica come Platone, teorico dei miti e delle idee, ha costruito la sua eternità artistica abbinando sempre la sua immagine con quella dell’uomo, sapendosi adattare alle diverse epoche ed esigenze, follie e genialità, ma anche rappresentandone con la sua libertà, intelligenza, purezza, utilità, forza e innocenza quelle virtù cui l’uomo non è mai arrivato in forma così sublime. Così il cavallo è stato assieme orizzonte onirico, compagno di vita, icona e specchio del suo invidioso amico, che nell’arte ha indugiato a rincorrerne la sconfinata bellezza arrivando a riconoscergli in questo modo, privilegio unico più che raro, un ruolo trasversale ai millenni come quello dell’uomo. Così non c’è storia che non sia a due e quattro gambe, dal Cavallo di Troia alla Guernica di Picasso, dai nativi americani al Far West, da Pegaso e Zeus a Marsala e Garibaldi, da Bucefalo e Alessandro Magno a Marengo e Napoleone, dal Giovanni Acuto di Paolo Uccello a Niccolò da Tolentino di Andrea del Castagno. E poi i santi Giorgio e Martino che uccidono il drago e dividono il mantello, Tutankhamon e Karnak rinvenuti nelle tombe con simboli equini, il cavallo di Leonardo e il Carro del Cielo del Dio Sole, Asturcone e Giulio Cesare, Incitatus e Caligola, Rocinante e Don Chisciotte. Se non basta la società a ricordare con gli ordini cavallereschi la profondità del legame, la lingua, eterno specchio di un popolo, immortala classi sociali (gli equites), titoli onorifici (cavalieri), frasi fatte (cavallo di razza, cavallo di battaglia, a cavallo di), proverbi (a caval donato non si guarda in bocca). E poi da Niccolò II d’Este a Napoleone che varca le Alpi, dal Gattamelata a George Washington, dal Colleoni a Roosevelt, da Cosimo I e Ferdinando I a Andrew Jackson, quella vita intrecciata di Pericle è la nervatura della nostra storia, giusto sfumata negli ultimi anni di arte contemporanea, ma ripresa dalla filmografia e dalla musica in modo ancora più diffuso e intenso. Cinicamente, i burocrati della storia raccontano che il cavallo è ovunque in quanto funzionale al trasporto, alle guerre, ai lavori agricoli e in epoca più recente all’agonismo e alla pratica sportiva. I grandi maestri della storia, da Erodoto a Tucidide, da Plutarco a Tacito, da Svetonio a Carlyle, mettono al centro di ogni meccanismo il fattore umano, la sua psicologia sociale, la ricerca di un qualcosa che manca. E ragionando col loro metro, l’uomo cerca nel cavallo quella bellezza che la società non gli regala, in un binario parallelo e asintoticamente coincidente con quello che cerca nell’arte. Una rappresentazione della perfezione e della bellezza cui uniformare il gusto e lo stile di vita, un tributo questo nobile al più nobile degli animali.
di Corrado Piffanelli, direttore di Cavallo Magazine – corrado.piffanelli@
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