Milano, marzo 2016 – Csinszka, la cavalla ungherese che ha commosso il web e per la quale si sono battuti insieme con le Associazioni migliaia di cittadini italiani, è stata uccisa dall’ignoranza e dall’indifferenza e in questa storia hanno perso tutti.
Le autorità italiane hanno perso un’occasione per mostrare compassione e salvare un animale innocente da una morte ingiusta. Le autorità ungheresi hanno perso un’occasione per mostrare civiltà e rispetto per la vita. E infine, Tamás e Viktória, i proprietari di Csinszka, hanno perso tragicamente la loro cavalla adorata.
Csinszka è stata uccisa ma non è morta invano. Sarà infatti il simbolo di una battaglia che LNDC, ENPA, IHP e Progetto Islander porteranno avanti affinché l’Europa, in primo luogo, prenda atto degli studi scientifici che dimostrano la non pericolosità dei cavalli sieropositivi all’AIE, nella maggior parte dei casi semplicemente in possesso degli anticorpi a una malattia che può non manifestarsi affatto e che oggi ha un’incidenza irrilevante; in secondo luogo, decida di adottare misure diverse dalla loro uccisione, come ormai da anni avviene in Italia, dove questi animali possono condurre una vita lunga e sana seguendo specifiche indicazioni e sotto controllo sanitario.
Ricordiamo che le Associazioni si erano rivolte al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin affinché concedesse una deroga per il trasferimento di Csinszka in Italia, dove sarebbe stata accudita nel Centro autorizzato di IHP Italian Horse Protection.
La richiesta è stata totalmente ignorata pur essendo sostenuta da una petizione che in pochi giorni ha raggiunto decine di migliaia di sottoscrittori.
Ai sensi della Direttiva 2009/156/CE, relativa ai movimenti di equidi tra gli Stati comunitari, vige un generico divieto di trasporto di equidi sieropositivi o affetti da una delle malattie soggette all’obbligo di denuncia, tra cui l’AIE. Gli Stati membri, tuttavia, possono concedere deroghe per consentire i trasporti verso i macelli o verso gli ippodromi. Impensabile, per i nostri governanti, estendere queste deroghe per salvare una volta tanto un animale invece di condannarlo allo sfruttamento o alla morte.
Non sorprende nemmeno l’indifferenza e il cinismo dimostrato dalle autorità ungheresi, abituate da sempre a comportamenti a dir poco discutibili e ai limiti della legalità su tanti aspetti che riguardano gli animali, dal traffico di quelli d’affezione al commercio illegale proprio di cavalli e altri animali destinati al macello.
Le associazioni, attraverso i loro legali, stanno valutando iniziative tese ad accertare eventuali responsabilità legate all’uccisione di Csinszka.
Peraltro, considerando la presunta prudenza mostrata nel non voler far trasferire Csinszka, cavalla sieropositiva ma sana e quindi non fonte di contagio, le autorità sanitarie italiane dovrebbero quanto meno prendere in considerazione il divieto di importazione dai paesi dell’Est, e in particolare dall’Ungheria, dei cavalli destinati al macello ed effettuare dei controlli più severi sui tanti capi che arrivano nel nostro Paese clandestinamente.
Solo in questo modo potrebbero dimostrare una reale attenzione verso un problema che, a quanto pare, si presenta solo nel momento in cui un animale ha bisogno di essere salvato anziché ucciso.
Ufficio Stampa Enpa: tel. 06.322100
Ufficio Stampa IHP: tel. tel. 0571 677082
Ufficio Stampa LNDC: tel. 02 26116502
Ufficio Stampa Progetto Islander Tel. +39 3384016261
28 marzo 2016