Bologna, giugno 2016 – Nel mondo del salto ostacoli internazionale ha fatto un certo scalpore la decisione della federazione irlandese a proposito del proprio rappresentante individuale da inviare ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro. Perché il prescelto è stato Greg Broderick e non invece Bertram Allen. Prima di addentrarci nelle considerazioni sul caso specifico, partiamo da due dati di fatto oggettivi. Anzi tre. Il primo: l’Irlanda non è riuscita a qualificare la squadra di salto ostacoli alle Olimpiadi, quindi la sua sola possibilità di essere rappresentata a Rio de Janeiro è quella legata a un soggetto individuale. Il secondo: il meccanismo di qualificazione dei soggetti individuali stabilito dalla Fei prevede che gli atleti guadagnino la qualifica – come si dice in gergo ‘burocratese’ – in nome e per conto della propria federazione, alla quale spetterà poi la decisione in merito all’individuazione del soggetto da iscrivere alla competizione olimpica; nel caso specifico Bertram Allen è stato il cavaliere che ha ottenuto il biglietto per Rio, tanto quanto – per fare esempi più vicini a noi – Emanuele Gaudiano in salto ostacoli e Valentina Truppa in dressage per l’Italia (anche noi non abbiamo una squadra qualificata in salto e dressage, ma abbiamo un posto individuale ottenuto dai due atleti azzurri). Il terzo dato di fatto oggettivo: il commissario tecnico di una squadra nazionale – o la commissione tecnica, nel caso in cui esista un organo collegiale – in accordo con i vertici della propria federazione ha il diritto/dovere di fare le scelte che ritiene migliori circa le eventuali selezioni in vista di un impegno agonistico tenendo in considerazione un insieme di fattori e assumendosene in pieno la responsabilità; tali scelte possono essere commentate e discusse, però devono essere rispettate.
Premesso ciò, veniamo al caso specifico. Il commissario tecnico della squadra nazionale irlandese è Robert Splaine, ex cavaliere di alto livello internazionale: anzi, la sua carriera di cavaliere è stata ben più lunga di quella di responsabile tecnico. Uomo la cui competenza è fuori discussione e soprattutto uomo che sa benissimo cosa voglia dire sia selezionare sia essere selezionati per aver vissuto in prima persona entrambe le situazioni. Naturalmente la sua decisione – sostenuta in pieno dal vertice federale – ha fatto sensazione soprattutto nel mondo dei non addetti ai lavori perché Bertram Allen non solo è il cavaliere che ha conquistato la qualifica per l’Irlanda, ma è anche soggetto che entusiasma le passioni e i sentimenti del pubblico: è giovanissimo (20 anni), è bravissimo, vive fuori casa da solo in Germania, è educato e gentile e timido. Ovvio che le attenzioni si concentrino su di lui, ma la realtà è che l’Irlanda in questo momento ha ben quattro cavalieri che con il loro cavallo numero uno quasi si equivalgono: Bertram Allen appunto, Greg Broderick, Denis Lynch e Cian O’Connor. Cioè una perfetta squadra olimpica, non a caso quella che ha vinto l’ultima Coppa delle Nazioni in ordine cronologico della Prima Divisione europea a San Gallo. Ma l’Irlanda come detto non ha il posto-squadra, bensì un solo posto-individuale: come scegliere, e soprattutto chi scegliere? Ovvio che un tecnico non può lasciarsi andare a considerazioni di carattere emotivo e… romantico. Un tecnico guarda la sostanza. La sostanza dice che il cavallo di Broderick, Going Global, nel corso dell’ultimo anno e mezzo – quindi tutto il 2015 più questi primi sei mesi del 2016 – nelle gare che più si avvicinano per spirito tecnico e implicazioni connesse alla prova olimpica (quindi escludendo i concorsi indoor e, per certi versi, anche alcuni Csi a cinque stelle) ha offerto un rendimento di altissimo livello, culminato nella formidabile prestazione prodotta a San Gallo la settimana scorsa con due impressionanti percorsi netti in Coppa delle Nazioni e altrettanti in Gran Premio. Di certo il cavallo più costantemente positivo tra tutti quelli a disposizione per la scelta in prospettiva olimpica. E’ vero che i punti per arrivare a Rio li ha guadagnati Allen, ma con più cavalli a disposizione per affrontare grandi gare (tre: anche se i risultati di solo uno – Molly Malone nello specifico – sono quelli tenuti in conto dal ranking di qualificazione olimpica) e soprattutto con un maggior numero di concorsi affrontati rispetto a Broderick con il solo Going Global.
Ma come se non bastasse c’è un elemento che a noi italiani potrebbe forse apparire come trascurabile, ma che per gli irlandesi non lo è affatto: Going Global tra tutti i cavalli in corsa per Rio è l’unico nato e allevato in Irlanda e registrato per lo stud-book Irish Sport Horse. Sappiamo bene che l’Irlanda è stato Paese produttore dei cavalli che andavano per la maggiore fino ad almeno tutti gli anni Settanta, per poi declinare tristemente superata dai colossi Germania e Francia e dalle allora forze nascenti (in campo allevatoriale) Olanda e Belgio. L’allevamento del cavallo sportivo in Irlanda rimane tuttavia una risorsa fondamentale per la vita economica del Paese: e poter schierare alle Olimpiadi un cavallo irlandese sotto la sella di un cavaliere irlandese – e per giunta un cavallo di assoluta eccellenza che con quel cavaliere è cresciuto fin dai suoi anni di puledro – rappresenta ovviamente un’opportunità imperdibile, soprattutto quando il suo rendimento agonistico lo mette alla pari se non al di sopra degli altri soggetti in corsa per le Olimpiadi.
Detto ciò, è ovvio che qualsiasi decisione per quanto motivata non può garantire il risultato positivo al cento per cento: ma questo presupposto sarebbe valso anche nel caso di uno qualsiasi degli altri tre cavalieri/cavalli. Diciamo piuttosto che è un vero peccato per l’Irlanda non essere riuscita a suo tempo a conquistare un posto-squadra alle Olimpiadi, perché in questo momento un quartetto come quello vincitore a San Gallo non sono in molti a poterselo permettere. Certo è che l’ufficializzazione della scelta di Greg Broderick ha fatto molto parlare anche sui social, oltre che sui giornali e sui siti internet specializzati: i sostenitori di Going Global hanno esultato lodando la competenza e soprattutto la capacità dei selezionatori di non farsi condizionare da elementi diversi dai risultati del campo, i tifosi di Allen sono insorti dicendone di tutti i colori a federazione e tecnico. Dimostrando quanta verità e saggezza ci sia nel vecchio e classico proverbio: tutto il mondo è paese…
10 giugno 2016