Bologna, 3 gennaio 2019 – Tutti sono d’accordo sulla cultura della dolcezza, nella doma e nell’addestramento, ma nella realtà questa linea di comportamento è meno diffusa di ciò che si possa pensare.
Spesso, soprattutto nell’agonismo, prevale più la fretta di ottenere risultati attraverso le scorciatoie possibili che la pazienza di applicarsi per raggiungere una sintonia totale del binomio. Eppure guardandosi intorno ci sono splendidi esempi di cultura e tecnica equestre che sanno coniugare passione, divertimento e rispetto del cavallo.
Cavallo Magazine cerca di illustrare queste realtà affinchè l’idea di benessere si diffonda il più possibile.
In questo numero raccontiamo la storia di Alessandra Fenzi, una deliziosa fanciulla che sussurra e parla ai cavalli addestrandoli con la doma dolce sulla base della scuola ideata dal cavaliere statunitense Pat Parelli, che in Italia ha già fatto molti allievi e dispone di scuole specializzate.
Il metodo Parelli, come è noto, non è un tipo di monta ma una filosofia del rapporto fra uomo e cavallo che si basa sulla comunicazione.
Nello scorso numero abbiamo dedicato un ampio servizio alla scuola di leggerezza di Francesco Melpignano, in Puglia, che segue la formazione del maestro Philippe Karl la cui tecnica di base legata al dressage si applica facilmente all’equitazione in generale.
La buona educazione si basa su una lettura complessiva della fisiologia, della biomeccanica e dell’etologia per raggiungere l’obiettivo voluto, al di là della singola disciplina. Ma la buona equitazione, in realtà, comincia a monte delle scuole di equitazione e dei metodi codificati. Inizia dai singoli cavalieri e amazzoni che evitano metodi violenti e coercitivi. Prima l’educazione e il rispetto, poi il metodo di lavoro.
di Beppe Boni – Condirettore de Il Resto del Carlino di Bologna e Direttore di Cavallo Magazine –
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