Bologna, novembre 2015 – Nel calcio succede spesso: l’attaccante martoria e provoca e martella il difensore con calci, spinte, strapponate, trattenute fin tanto che questi – esasperato – gli molla platealmente un calcione memorabile o una gomitata spaccadenti. L’attaccante allora si rotola a terra come per avvolgersi nel Domopak scainando e ululando e tuttavia spiando di sottecchi l’arbitro: non appena salta fuori il cartellino rosso ai danni del difensore, ecco l’attaccante saltare in piedi pieno di salute come appena uscito dal ventre materno. Difensore espulso (dunque annientato), missione compiuta. In questi casi più che tecnica e forza e resistenza fisica ci vuole quindi impermeabilità nervosa. L’obiettivo principale dell’attaccante è questo: esasperare talmente tanto i toni della provocazione fisica e psicologica da indurre il difensore a passare dal ruolo di vittima a quello di carnefice, dal giusto allo sbagliato, dal positivo al negativo. Per resistere bisognerebbe essere santi, ma siccome di santi ce ne sono pochi nei campi di calcio, ecco che i provocatori vanno sul sicuro… Poi dopo si scatena la rissa negli spogliatoi: tutti si menano come vichinghi infuriati e i torti e le ragioni perdono appartenenza e identità mischiandosi e fondendosi in un’unica melma putrida e vischiosa e indifferenziata. E la gente dirà: il calcio, che schifo.
Fuor di metafora. In Italia e nel mondo del nostro sport abbiamo: un direttivo federale; una schiera di oppositori; una schiera di difensori. Nel mondo dei sogni l’opposizione dovrebbe stimolare il governo a fare meglio, mentre la difesa dovrebbe valorizzare ciò che di buono è stato fatto mettendone in risalto i principi e i presupposti: questo meccanismo virtuoso dovrebbe garantire una dinamica politica sempre più utile al bene comune. Si sente già l’eco delle risate… ok, abbiamo detto: nel mondo dei sogni. Che ovviamente non è il nostro: ma il nostro è peggio del mondo degli incubi però! Tra gli oppositori all’attuale dirigenza della Fise ci sono persone molto intelligenti e preparate: spetterebbe a loro il compito di ‘attaccare’ (meglio: opporsi, più elegante come concetto) sulla base di argomentazioni realistiche, serie, consistenti. Perché è questo che deve fare davvero l’opposizione, altrimenti il risultato sarà solo quello di indurre la difesa a scendere in campo con argomentazioni altrettanto strumentali e polemiche, e per l’appunto produrre infine quella melma putrida dentro la quale non si riesce più a distinguere il torto dalla ragione, il bello dal brutto, il vero dal falso, il buono dal cattivo. Se l’attacco è strumentale e polemico, genera solo e soltanto del male: perché se la difesa tace c’è un’opinione pubblica che potrebbe pensare che quell’attacco sia congruo e pertinente, mentre se la difesa reagisce (oltre al rischio di risultare altrettanto strumentale e polemica nella reazione) viene bollata di supina partigianeria quindi per poco o per nulla attendibile. In estrema sintesi potremmo quasi dire che il vero grande male dell’equitazione italiana stia proprio in questo, in questo frullato di torti e ragioni che di torto e di ragione perdono il valore tramutandosi in una zavorra che impedisce a tutti, a tutti noi – addetti ai lavori, cavalli, cavalieri, dirigenti, allevatori, proprietari, organizzatori… : tutti – di risollevarci dal livello zero nel quale ci troviamo ormai da tempo. Del resto il detto ‘piove, governo ladro’ ci risulta sia firmato dal più prestigioso ed esclusivo ‘made in Italy’. Quello che probabilmente in Italia è difficile comprendere e mettere in pratica è il principio secondo il quale il ruolo dell’opposizione è pari – se non addirittura più importante in talune situazioni – a quello del governo, perché se il governo deraglia per un qualunque motivo spetta all’opposizione opporre (appunto… ) gli argini al deragliamento. Ma deve essere un’opposizione ‘alta’, illuminata, responsabile di argomenti validi e inoppugnabili. Scendendo al nostro piccolo e misero livello di sporticino di terz’ultima categoria – tanto per fare un esempio – attaccare il ‘governo’ su una questione di soldi pagati per gadget vari accusando il consiglio federale di totale inconsistenza (oltre che di insipienza) salvo poi dover leggere un chiarimento offerto dalla controparte che suona quasi irridente per chi ha sollevato la questione non è buona opposizione, non è buona critica, non è buon contraddittorio. E’ solo provocazione. Che fa perdere tempo a chi deve rispondere per poi generare una discussione totalmente inutile e improduttiva perché fondata sul nulla. Accusare il presidente della Fise di non essere stato presente alla premiazione del Saggio delle Scuole sottintendendo così la sua totale insensibilità nei confronti della base, dei giovani, delle famiglie etc etc senza tener conto del motivo di tale assenza è strumentalizzare una situazione di fatto piegandola al proprio uso e consumo ideologico. Perché strumentalizzare? Perché per controbattere a questa accusa si dovrà necessariamente spiegare il motivo di tale assenza, dando così il destro agli oppositori ‘a prescindere’ per insorgere nuovamente contro chi – tanto per rimanere agli slogan ‘made in Italy’ – si dimostrerebbe per questo ‘servo del padrone’. Scambiando volontariamente il buon senso per partigianeria (e dunque obiettivo di nuovo attacco o – nella migliore delle ipotesi – di scarsa considerazione). L’opposizione è in realtà lo strumento migliore e più utile per la vita di qualunque sistema democratico fondato sul meccanismo delle libere elezioni: deve essere condotta però con il cervello e non con la pancia. La Fise ha bisogno di oppositori, ha bisogno di gente che dica quali sono gli errori, ha bisogno di gente che proponga alternative: altrimenti il sistema involve, implode, e comunque muore. E infatti noi siamo… morti ormai da un bel po’. Per rendersene conto basta voltarsi indietro e guardare la nostra storia recente: inutile aggiungere altre parole, è tutto lì dentro, chiaro come il sole. Quindi quando si dice – come in passato è già stato detto – che per noi italiani il peggior presidente della Fise è sempre l’attuale (a prescindere da come si chiami: in questo siamo molto egalitari… ) e il migliore è sempre il prossimo, non facciamo altro che registrare una realtà per l’appunto storica. Proprio come quando si dice: piove, governo ladro.
3 novembre 2015