Bologna, 12 ottobre 2016 – C’è qualcosa di non giusto nel far trascorrere e poi finire questa giornata senza stare ancora un po’ con Albino, senza parlare ancora un po’ di lui e con lui e per lui. Questa giornata strana nella quale si sono dette e scritte e ascoltate frasi che significano che Albino Garbari è morto… Una giornata bella? Può essere bella una giornata come questa? Sembrerebbe troppo facile rispondere di no, che non può essere bella una giornata come questa. Eppure, posto che non c’è rimedio e men che meno soluzione all’ineluttabile, qualcosa di bello c’è e c’è stato. E il bello è questo: la dimostrazione del valore della vita di Albino Garbari. Ma quale è questo valore, il valore della vita di Albino Garbari? Questo: la fede. Albino Garbari è stato un uomo di fede. Fede in quello che lui riteneva giusto, fede nei confronti di una missione che lui ha abbracciato senza quasi rendersene conto e comunque senza fare né troppa pubblicità né troppo rumore. L’uomo di fede dedica tutto sé stesso, sempre: non aspetta e non ha bisogno del riconoscimento del prossimo, l’uomo di fede non ha fede per questo. L’uomo di fede fa quello che ritiene giusto e continua a farlo anche quando quello che ritiene giusto sembra sbagliato o non apprezzato o non riconosciuto. Albino Garbari ha vissuto e lavorato a lungo a contatto con le persone: ma a lungo anche da solo. Senza che nessuno gli dicesse o gli facesse capire che le cose stavano andando bene oppure male. Albino Garbari ha attraversato molti momenti difficili, critici anche, ma non ha mai ceduto, non ha mai smesso di fare quello che stava facendo e che voleva fare. La sua vita è andata avanti così, passo dopo passo, giorno dopo giorno, anno dopo anno: senza mai fare consuntivi o bilanci, senza mai fermarsi per dire ok, dove sto andando? Devo cambiare direzione forse? Devo modificare qualcosa? No: lui ha vissuto facendo quello che ha sempre fatto e facendolo sempre. Fedele a sé stesso e alle sue idee e alla sua etica personale. Con le persone, con i cavalli, con le cose. Sempre. Immaginiamolo da solo, che cammina nell’immensità dei prati e delle colline dei Pratoni del Vivaro, munito di qualche attrezzo e vestito con i suoi pantaloni stazzonati, un giaccone liso ma ancora perfettamente in grado di tenere il corpo al caldo, il suo berretto calato sulla fronte. Eccolo, Albino, immerso nei colori dell’autunno che si raffredda nell’inverno, oppure dell’inverno che si smorza nella primavera: eccolo Albino che cammina da solo nel freddo silenzio di quelle meravigliose immensità con il solo rumore dei rumori della natura. Albino che sembra piccolo in quelle immensità. Albino che va verso una staccionata, o verso un ostacolo, con i suoi attrezzi e la sua camminata con le scarpe grosse che servono per fare quello che lui fa ogni giorno. E poi si ferma là dove c’è qualcosa da aggiustare, da riparare, da mettere in ordine. E lui lo fa da solo, lì, sotto il cielo enorme, da solo nell’aria e sull’erba, da solo avendo come interlocutore solo sé stesso, da solo senza bisogno di pubblico né di platea né niente di niente. E quando ha finito Albino è soddisfatto: da solo, senza che nessuno né lo veda né gli parli. Lui è soddisfatto perché ha fatto la cosa giusta: la cosa che andava fatta. E lui l’ha fatta. Però lo stesso con un cavallo. O con un trattore. O con uno dei ragazzi che stanno lì, i giovani cavalieri federali che da lui imparano ogni giorno semplicemente standolo a guardare e senza che lui dica nulla o al limite proprio lo stretto indispensabile. O qualcuno dei tecnici anche di gran nome e prestigio che sono passati ai Pratoni e ai quali lui è sempre stato vicino senza mai chiedere nulla ma solo dando tutto, così che alla fine è stato più frequente che abbiano chiesto loro qualcosa a lui. Un uomo di fede. E di conoscenza. E di consistenza. Decenni e decenni di trasferte con le squadre azzurre. Percorsi di cross da ideare e da costruire. Ostacoli da ripensare. Ordini del giorno da compilare. Forniture da ordinare. Cavalli da sorvegliare e spesso da capire. Ragazzi e ragazzini per i quali essere padre, maestro, accompagnatore, sostegno, presenza solida. La vita di Albino Garbari è trascorsa così giorno dopo giorno andando incontro al giorno successivo senza domande o recriminazioni o dubbi, e adesso – oggi – ci si volta indietro e si scopre quasi con sorpresa che questo giorno dopo giorno ha dato vita a qualcosa di enorme, di meraviglioso. Qualcosa che lui, Albino, ha creato solo e soltanto grazie alla sua fede continua, costante e incrollabile eppure semplice, candida, pura, quasi ingenua. Lui non ha mai voluto né soldi, né successo, né apprezzamento pubblico: lui ha sempre e solo voluto fare la cosa giusta. Quella che andava fatta: e che lui sapeva di dover fare. E’ questa la bellezza della giornata di oggi: la lezione di Albino.