Las Vegas, settembre 2015 – Il Leonardo che non ti aspettavi: è questo il primo pensiero che arriva leggendo l’agenzia di AdnKronos sull’unica scultura esistente al mondo attribuita a da Vinci.
Si tratta di un bronzo, tratto dall’originale modellino in cera autenticato dall’esperto d’arte Carlo Pedretti nel 1985: questa maquette venne realizzata da Leonardo nel 1508, quando viveva ancora a Milano. Al momento di partire per la Francia l’opera venne lasciata dal genio vinciano a Giovanni Francesco Melzi, suo pupillo, nella cui famiglia rimase per secoli; i Melzi d’Eril la fecero poi sfollare in Svizzera prima del secondo conflitto mondiale, paventando le razzie tedesche e i possibili danni della guerra.
Nell”85 il riconoscimento ufficiale di Pedretti, documentato anche da disegni dell’artista conservati nella collezione della Biblioteca Reale del Castello di Windsor e successivamente l’acquisizione da parte di una società americana il cui CEO, J.W. Petty, ha dato l’annuncio nei giorni scorsi.
Su www.davincihorseandrider.com potrete vedere un filmato che racconta la storia di questo pezzo unico al mondo, ma non mancate di dedicare un po’ di tempo all’osservazione attenta del bronzo ricavato dal modellino in cera nato dalle mani di Leonardo: è una scultura cui manca la rifinitura finale, quella che l’avrebbe resa un gioiello fatto di bronzo, ma piena di carattere e vita.
E ai nostri occhi è speciale, perché il momento fermato dall’artista è del tutto inusuale nella storia dell’arte classica e racconta molto di più un cavaliere che non un qualunque condottiero ippomontato: una colta sgroppata (o croupade, come venne chiamata poi quando gli allievi francesi superarono i maestri italiani) o forse, più semplicemente, il cavallo sta per alzare il posteriore in una botta d’allegria? comunque sia il Cavaliere nel suo costume da nobiluomo rimane sereno, spalle aperte e natiche bene appoggiate sulla paletta, i piedi scesi in avanti puntano sulle staffe per mantenerlo in sella come da manuali di equitazione dell’epoca. Il cavallo ha gualdrappa, una bardatura a piastre per il collo e lo chanfrein a proteggerne la testa; il cavaliere un berretto di stoffa e una corazza leggera a protezione del busto. Da notare che già a metà del XVI secolo Claudio Corte, cavallerizzo e scrittore, archiviava “i salti” come dannosa perdita di tempo, sia in guerra che nei tornei.
Guardando questa scultura pare di vedere un Cesare Fiaschi redivivo, è come se potessimo rubare un attimo di una giornata negli anni di quel Rinascimento in cui la scuola italiana era il faro dell‘Equitazione di tutta Europa; e solo un genio come Leonardo poteva scegliere di fermare un momento così normalmente speciale, uno di quelli che raccontano cosa sia davvero lo scambio di emozioni che passa tra cavallo e cavaliere anche nella quotidianità.
E del tutto casualmente, passa in secondo piano l’arrivo in piazza Lombardia, a MIlano, della scultura di NIna Akamu che si richiama al monumento Sforza vinciano…
30 settembre 2015