Bologna, maggio 2015 – Ci sarebbe da ridere, se in realtà non ci fosse da piangere… Allora: dopo la promozione dell’Italia nella Prima Divisione di Coppa delle Nazioni lo scorso anno, più che la gioia per l’evento tanto atteso (e tanto rincorso nel tempo… ) si è percepita una diffusa preoccupazione per così dire anticipatrice: ommioddio, e adesso come faremo l’anno prossimo? Cioè, finalmente si era ottenuto un risultato davvero positivo ma l’uomo italico che alberga segretamente in ognuno di noi più che rallegrarsene si autofustigava demolendone il significato e l’importanza: tanto l’anno prossimo sarà un massacro. Poi arriva il tanto atteso anno prossimo, e cosa succede? Che alla prima uscita l’Italia vince. Non è che va bene, che arriva a ridosso delle prime, che offre una prestazione tale da dover essere guardata dall’alto in basso con compassionevole e ipocrita complicità da parte dei soliti (che carini gli italiani: ma guarda come montano benino… ): no, vince. L’Italia vince la prima tappa della Prima Divisione di Coppa delle Nazioni. E cosa succede questa volta? Che si scatenano due fazioni tanto protese in egual misura alla ricerca della paternità (anche maternità… ) di tale successo quanto ugualmente impregnate di pregiudizio. Due fazioni che nascono (anche loro hanno un paternità e una maternità, evidentemente) dalle vicende della campagna elettorale per la presidenza della Fise. La fazione avversa all’attuale presidenza della Fise come prima cosa dichiara immediatamente e a gran voce che il merito di questo successo va ricercato in tempi ampiamente anteriori al 30 marzo 2015; con ragione, in effetti, perché i quattro azzurri protagonisti dell’impresa di Lummen sono stati messi al mondo tra il 1967 e il 1987 dai rispettivi genitori: quindi evidentemente sono loro, i genitori, i veri responsabili del successo in Belgio, no? La fazione favorevole all’attuale presidenza federale invece si predispone fin dall’inizio per parare il prevedibile attacco degli avversari (che poi pensate il paradosso: per una cosa che va bene bisogna attaccare… ): e quindi ne anticipa gli effetti dichiarando che il successo di Lummen nasce dalle condizioni di ritrovata serenità dopo le più recenti tempeste. A Lummen l’Italia ha vinto, ma non importa: quello che importa è stabilire a chi vada ascritto il merito della vittoria. E allora sentite, facciamo un’ipotesi davvero temeraria, ma bisogna pur avere il coraggio di osare… : e se il merito della vittoria fosse di Bucci, Moneta, De Luca e Da Rios e dei loro cavalli e di Hans Horn? Madonna, quale audacia… (però speriamo che i loro genitori non si offendano… ).
4 maggio 2015