Manerbio, giugno 2016 – Una domenica mattina pigra di uno strano inizio estate, tra sole e pioggia e le vacanze che stanno per arrivare che poi andiamo tutti al mare.
Un concorso dedicato ai più giovani, alle categorie più basse: la crescita parte da lì, è lì che si imparano le basi. Di tutto. Delle cose da fare, di quelle da non fare, come si affronta una difficoltà tecnica ma anche come ci si comporta nelle altre difficoltà, quelle che non hanno a che fare con oxer e combinazioni ma con le cose della vita che non sono nemmeno poi legate esclusivamente all’ambito equestre, che sennò che senso avrebbe parlare di sport come percorso formativo personale.
Una ragazza entra in campo con il suo cavallo, ma il cavallo accusa un malore. Si accascia a terra, non si rialzerà più.
Succede, ai cavalli come alle persone: è terribile ma può succedere.
Lo strazio e il dolore della ragazza, lo choc di chi assiste ad una scena del genere – in giorni come i nostri, dove la morte anche delle persone è spesso accuratamente relegata agli ambiti sanitari, avulsa dal contesto familiare che sembra non poter più sopportare l’idea che davvero ci sia una fine.
Il concorso continua: un concorso di crescita, categoria massima disputata una 130 mista, senza montepremi in denaro.
E’ giusto? non è giusto? quando a Verona morì Hickstead il Gran Premio di Coppa del Mondo venne sospeso per la volontà di tutti i cavalieri in gara che vollero così omaggiare la grande carriera di quel campione fantastico. Nonostante in gioco ci fossero fior di quattrini e investimenti.
Ecco, forse ieri a Manerbio si poteva fare lo stesso, in segno di rispetto e vicinanza per quel povero cavallo e per la sua amazzone alla quale tutti noi ci stringiamo con affetto.
Ma lì, sul momento, forse è anche difficile prendere la decisione giusta: che fare? il momento in cui devi decidere è solo uno , e sfugge così velocemente e ti ritrovi a fare in modo meccanico le stesse cose di sempre, un meccanismo inconscio e automatico di protezione, in fondo.
Forse è il caso di pensare ad una prassi, decidere a tavolino le modalità da seguire in casi del genere: se succede qualcosa di grave ad un cavallo in gara cosa si fa secondo regolamento? si procede al soccorso, arriva il veterinario. E magari ci si ferma, per rispetto al cavallo se è morto.
E’ vero che nemmeno le gare di Formula 1 si fermano sempre davanti ai morti: ma è poi giusto?
E soprattutto è giusto che succeda una cosa del genere ad un Circuito di Crescita, il posto dove vogliamo che i giovani imparino come ci si comporta nello sport?
Si faciliterebbe molto la gestione di altri simili momenti critici pianificando un comportamento adeguato a priori, e visto che già era successa una cosa simile ai Mounted Games di Cavaglià nel 2015 non pare una idea peregrina razionalizzare l’eventualità.
Sono cose che succedono, certo: ma vanno gestite in modo adeguato, e avere un protocollo di comportamento da seguire aiuterebbe tutti – anche a non sollevare inutili polemiche.
20 giugno 2016