Rio de Janeiro, 12 settembre 2016 – Alcune storie di sport non hanno bisogno di risultati agonistici per trasmettere grandi emozioni e grandi sensazioni. Il caso di Ferdinando Acerbi lo dimostra eloquentemente. Cavaliere nato e cresciuto dentro la specialità del completo, Acerbi prima di subire l’incidente che ne ha compromesso l’uso delle gambe ha svolto e vissuto per intero la preparazione a ben tre edizioni dei Giochi Olimpici. Bisogna fare attenzione a questo dato di fatto: tre edizioni dei Giochi Olimpici vuol dire un arco di tempo di dodici anni. Dodici anni. Un tempo lunghissimo. E poi in completo: una specialità che certo non gode della visibilità del salto ostacoli, e che trova nell’Olimpiade l’unico vero momento di legittimazione per così dire universale, cioè agli occhi di tutti, anche dei non addetti ai lavori, anche dei non appassionati di settore. Se ci sono i risultati, beninteso… Se invece i risultati non ci sono nemmeno la vetrina olimpica riesce a mettere in risalto le vicende di questo sport meraviglioso. Ecco perché per il mondo del completo in Italia l’Olimpiade è infinitamente più importante di un Campionato del Mondo o d’Europa: una eventuale medaglia olimpica godrebbe di una risonanza ben superiore a un successo mondiale e continentale. Di quella olimpica parlerebbero tutti, mentre delle eventuali altre solo gli addetti ai lavori. I successi olimpici per loro natura ‘esportano’ l’immagine dei protagonisti e del loro sport anche in territori mai frequentati prima; gli altri successi esaltano i protagonisti solo a casa loro. Tutto questo per dire e spiegare ciò che ha significato per Ferdinando Acerbi vivere quei dodici anni, oltre naturalmente a tutti gli altri anni della sua vita di cavaliere ‘prima’. Viverli, e viverli tutti fino in fondo ora per ora, giorno per giorno, mese per mese. Viverli: ma non arrivare mai all’Olimpiade. Vivere per tre volte la fase di avvicinamento, senza mai arrivare al traguardo. Allenarsi duramente per quattro anni, poi per altri quattro, e infine ancora quattro: e niente… Un niente determinato da sfortuna, da incidenti, da un destino strano forse, chissà. Ma se prendiamo tutto questo, tutti questi pensieri, tutte queste considerazioni, tutti questi fatti… se prendiamo tutto questo e lo trasferiamo sul rettangolo paralimpico del Deodoro Equestrian Centre… se prendiamo tutto questo e lo trasformiamo in materia consistente e percepibile… se prendiamo la storia e cominciamo a raccontarla oggi mentre Ferdinando Acerbi si allaccia il casco prima di montare in sella… beh, come si fa a non percepire la bellezza estrema che vive nella vita di Ferdinando Acerbi? Le Olimpiadi per lui sono finalmente arrivate. Ed è vero.