Aquisgrana, agosto 2015 – Giovedì 20 agosto: il paradiso. Venerdì 21 agosto: un incubo. Daniele Da Rios torna a casa dopo un Campionato d’Europa che lo ha scosso fino nel profondo nel bene e nel male. Ma mentre far andare le cose male è molto facile, assai più difficile è farle andare bene: e lui alla fin fine le ha fatte andare molto bene nonostante l’incubo finale, dopo un anno vissuto in funzione dell’appuntamento continentale nel quale due percorsi su tre (soprattutto il secondo) sono stati un vero capolavoro.
Ieri notte ha dormito… male, bene sì, no… ?
«Ho dormito sì. Io non dormo mai molto, quindi… No, ho dormito».
Però avrà ripensato a tutto l’accaduto.
«Sì certo. Ieri a caldo devo dire di aver provato un’amarezza infinita».
Partiamo da prima: dopo aver visto il percorso ieri cosa ha pensato?
«Sinceramente ho pensato che si potesse fare bene. Ok, era grosso, molto grosso, difficile, un percorso impegnativo, però sull’onda di quello che era accaduto nei giorni precedenti mi sono detto si può fare, si può fare… bisogna montare bene e se il mio cavallo è ancora dalla mia parte, se ha ancora un po’ di freschezza e voglia di far bene e se io riesco a montare come si deve si può fare: ecco cosa mi sono detto. Ero davvero super motivato. Avevo la serenità giusta per fare le cose nel modo migliore: mi sono detto adesso monto bene, cerco di fare tutte le cose che piacciono al mio cavallo e mi verrà un bel giro».
Torniamo ancora indietro. Nel primo percorso della seconda prova, che è stato davvero spettacolare, cosa ha fatto sì che tutto andasse in quel modo meraviglioso?
«Ha semplicemente funzionato tutto. È stato come sentire la musica, tutto perfetto, ogni cosa è andata come l’avevamo pensata… ».
Mentre stava facendo il percorso riusciva a pensare a quello che stava accadendo?
«Certo! Io penso sempre, penso sempre a quello che devo fare subito dopo quello che sta accadendo… Se devo fare una linea mi dico ok, cinque tempi di galoppo un po’ calmi, stai un po’ a destra, poi la linea dopo in sei falcate… È fantastico quando tu pensi a come gestire quello che sta per arrivare e poi effettivamente succede quello che stavi pensando. Quando io vado a vedere il percorso mi immagino… insomma, vedo le cose, qui per il mio cavallo è meglio fare così, meglio questa traiettoria… e poi quando sei a cavallo in percorso pensi a quello che si deve fare come lo avevi stabilito prima, e se effettivamente succede e funziona tutto…. ahhh, è una meraviglia, è tutto perfetto! E l’altro giorno è successo proprio questo. Il mio cavallo saltava che era una meraviglia: c’era il controllo, potevo fare quello che volevo, potevo decidere quello che volevo».
Forse però il primo dei due percorsi della seconda prova chiedeva di meno in termini di equilibrio tra le linee, di ritmo tra un ostacolo e l’altro, mentre invece il secondo è sembrato un po’ più severo da questo punto di vista. A prescindere dalle dimensioni degli ostacoli, cioè.
«Eh sì. Il primo percorso era sicuramente più congeniale per il mio cavallo. Molto più congeniale».
For Passion sembra essere un po’ in difficoltà quando è necessario variare ritmo ed equilibrio, quando bisogna rientrare un po’ e poi magari avanzare subito dopo…
«Certo, questo è il suo difetto e lo sarà sempre. Lui è un cavallo… monomarcia, in un certo senso. È sempre un po’ forte sulla mano, sempre un po’ pesante, un po’ sulle spalle, e quando gli cambi ritmo… cioè, il difficile con lui è che bisogna cercare di costruire tutto il percorso in modo tale da scongiurare qualunque variazione di ritmo. È questa la vera difficoltà con lui. Quando lo ‘apri’, tornare indietro diventa molto complicato, ed è quello che è successo ieri: io spingo un po’ sul largo rosso prima della tavola gialla, di conseguenza sulla tavola gialla mi arriva troppo velocemente e mi fa l’errore, sull’errore si tende e si irrigidisce e corre ancora di più… a quel punto non c’era più controllo, non c’era più equilibrio, lì ho dovuto mettere la mano forte e così è venuto l’errore sul verticale rosso… e meno male che dopo il verticale rosso c’era la strada un po’ più comoda per arrivare al largo successivo dove sono riuscito a ricucire un po’ la situazione, ho fatto bene la gabbia di verticali sui fossi, e sull’ultimo mi sono lasciato un po’andare io, un po’ demoralizzato… Se lì arrivi a zero qualcosa per andare di là senza fare errore lo fai… Io sono arrivato demoralizzato, lui senza più molta freschezza, e va beh, lì è arrivato un altro errore… ».
Mentre si è trovato in quella situazione cosa ha pensato, cosa stava pensando?
«Diciamo che è meglio che non lo dica in questa intervista… mettiamo tanti asterischi che è meglio! ».
Quando è uscito dal campo ieri il suo stato d’animo sarà stato comprensibilmente non dei migliori…
«Terribile. Terribile. Terribile. Perché è dall’anno scorso quando ho fatto a Lisbona la prima Coppa delle Nazioni che il nostro tecnico Hans Horn mi dice “Questo cavallo è perfetto per il Campionato d’Europa”. Poi ci sono state delle proposte per acquistarlo, il proprietario Corrado Russomando ha parlato con Hans, si è deciso di puntare a questo traguardo… insomma, tutta un’aspettativa molto forte. Con il proprietario ci siamo messi d’accordo dicendo ok, da qui a un anno lavoriamo per il Campionato d’Europa e rinunciamo alla vendita e a molti concorsi in modo da arrivare al meglio ad Aquisgrana. Insomma, abbiamo rinunciato a tante cose in funzione di questo appuntamento».
Poi lei si è anche trasferito in Olanda…
«Sì, anche questa è stata una decisione presa in funzione della migliore condizione di For Passion, che soffre tremendamente il caldo. Lui è proprio stallone e per di più non molto… sanguigno diciamo, quindi al primo caldo cala tantissimo, come è successo l’anno scorso, un’esperienza che mi ha insegnato molto circa il modo di gestirlo al meglio. Allora ho deciso di prendere armi e bagagli e di trasferirmi al nord, in Olanda: facciamo meno chilometri per andare in concorso e stiamo al fresco. Ed è stata una decisione giustissima. Ho affittato quindici box in una scuderia di un ragazzo che ha una trentina di cavalli e da lì mi sono mosso per tutte le trasferte al nord».
In effetti il cavallo è stato molto calibrato nella sua preparazione agonistica e non ha fatto molti concorsi in questo 2015.
«Sì, è da un anno che con Hans Horn abbiamo studiato il programma più giusto per lui. Decidendo quali gare in quali concorsi avremmo fatto. E credo che da questo punto di vista tutto abbia funzionato al meglio perché il mio cavallo è arrivato perfettamente preparato per il Campionato d’Europa».
Quindi lei si sente molto responsabile per l’esito della gara di ieri?
«Mah, guardi… Ieri appena uscito dal campo ostacoli non ho guardato nessuno, ho tirato dritto verso il campo prova e per almeno un’ora e mezza non è stato possibile parlarmi, non riuscivo a… insomma, mi è crollato addosso proprio tutto come conseguenza dell’aspettativa che si era creata. Però poi a mente fredda… ok, mi è mancato un pezzo. Sono sincero, oggi sono in difficoltà a fare un percorso come quello di ieri, non c’è niente da dire: se lo dovessi rifare oggi, adesso, potrei magari togliere l’errore all’ultimo, potrei forse togliere l’errore al verticale rosso… forse… ma il fatto è che io non ho l’esperienza per quel tipo di impegno. La verità è che sia io sia il mio cavallo ci siamo confrontati per la prima volta ieri con questo tipo di difficoltà in una gara. Abbiamo fatto il Gran Premio di Falsterbo e poi il Gran Premio di Hickstead sempre in crescendo, però la gara di ieri non era assolutamente paragonabile a un Gran Premio… Io prima di ieri non ho mai fatto una gara così difficile. Ed ecco che si capisce perché quelli che vincono sono sempre gli stessi: l’esperienza è una cosa che nessuno ti può insegnare, la devi fare sul campo giorno dopo giorno, vivendo gara dopo gara, Gran Premio dopo Gran Premio, campionato dopo campionato. Non c’è niente da fare. Ieri mi sono scontrato con una realtà che mi ha dimostrato che io non sono pronto, non sono pronto. Quindi da un lato abbiamo centellinato il cavallo gestendolo al meglio per preservare la sua freschezza e per farlo arrivare nella forma migliore, riuscendoci in pieno perché For Passion è arrivato ad Aquisgrana al massimo e al meglio delle sue possibilità; dall’altro però forse io ho accumulato con lui meno esperienza di quella che mi sarebbe servita… anche se la realtà è che un campionato lo fai solo una volta ogni tot anni».
Quindi il bilancio della sua presenza ad Aquisgrana?
«Oggi a mente fredda posso solo dire di essere enormemente felice. Felice. Ieri a caldo ovviamente ero a terra, ma la realtà è che sono felice. Sono queste le situazioni che danno l’esperienza. È così che si impara. Il mio cavallo è stato meraviglioso, ci ha dato conferma di aver fatto bene tutto quello che si doveva fare per portarlo lì nelle migliori condizioni possibili, e io ho vissuto prima una giornata favolosa che mi ha confermato alcune cose importanti del binomio che formo con For Passion, poi un’altra giornata che mi ha fatto capire di dover lavorare ancora molto per arrivare a stare bene a quel livello. Quindi alla fine è stato tutto enormemente utile».
L’obiettivo era Aquisgrana. Non è che adesso passata Aquisgrana possa ripresentarsi l’eventualità di vendere For Passion? L’esito di questo campionato dovrebbe essere molto incoraggiante per proseguire verso nuovi obiettivi, no?
«Il grande regalo che mi ha fatto Hans Horn è la partecipazione al Global Champions Tour di Roma dall’11 al 13 settembre. Con questo obiettivo e con il senno di poi dico di essere felice di non fare la finale del Campionato d’Europa, per due motivi. Uno, che il mio cavallo poverino ne avrebbe risentito fisicamente come qualunque cavallo che fa cinque percorsi di quel livello; secondo, non sarei stato competitivo, per le ragioni che ho detto. Quindi adesso non vedo l’ora di arrivare a quel concorso: bellissimo, non ne ho mai fatti in vita mia, davvero non vedo l’ora».
Vuol dire che non c’è il pericolo che il cavallo adesso possa essere venduto?
«Da qui al Global non credo proprio. Dopo… eh, tutto può essere, vedremo. Non lo so, io sono sempre molto positivo nel mio pensiero… Quando ho venduto il mio cavallino grigio a Janika Sprunger (Komparse, n.d.r.) ho passato un mese a struggermi di dolore pensando che non sarei più riuscito a fare nulla… In realtà se oggi torno da Aquisgrana dopo aver fatto un Campionato d’Europa lo devo proprio a quella vendita: perché mi ha dato la possibilità di comperare For Passion, il quale a sua volta mi ha dato la possibilità di fare quello che abbiamo fatto. Se For Passion dovesse essere venduto sarà per fare in modo che io possa continuare a fare lo sport: io non ho grandi possibilità di spendere e spandere, del resto… Una volta finito For Passion cosa faccio? Torno a fare i concorsini a una stella?».
Quindi la proprietà di For Passion lei la condivide con Corrado Russomando? La decisione sul futuro del cavallo la prenderete in due, quindi?
«Sì sì, esatto. Corrado Russomando è una persona meravigliosa: prima di tutto è un amico, solo in secondo luogo è il proprietario con me di For Passion».
A proposito di persone meravigliose, oggi è uscito un bellissimo post su Facebook firmato da suo papà…
«Quel bastardone di mio papà… mi ha fatto piangere! L’ho chiamato al telefono per sgridarlo: ho finito di piangere ieri pomeriggio e tu adesso mi fai continuare… ».
Parlando ancora di persone: Hans Horn cosa le ha detto?
«Beh… lui non è di molte parole, non è molto espansivo. È stato comunque molto sul tecnico… ma lui se vai bene non scoppia di entusiasmo e se vai male non si deprime».
E con gli altri della squadra?
«Ah, clima fantastico, fantastico. Piergiorgio è una forza. Lui è stato meraviglioso ieri. Lui ha vissuto sulla sua pelle una situazione simile nel Campionato d’Europa a Herning con Casallo, sa benissimo cosa vuol dire e quindi… niente, non dimenticherò mai la giornata di ieri da questo punto di vista. Ma durante tutto il campionato Piergiorgio è stato meraviglioso: ha un’esperienza, una capacità, una bravura… riesce sempre a dirti le cose giuste nel momento giusto. Poi io mi sono proprio messo nelle loro mani: Hans, Piergiorgio, Lorenzo, Lele aiutatemi… siamo qui, datemi una mano! Tutti meravigliosi, è bellissimo quando ci si sente così sostenuti e compresi e aiutati».
Poi lei è molto emotivo di carattere no?
«Ah sì, certo. Io non riesco a essere diverso, io vado molto sull’onda dell’emotività, è sempre stato così. Quando finisco una gara che mi va bene io non riesco a fare a meno di essere enormemente contento: quando a Milano ho vinto il Gran Premio con il mio grigetto l’ho riempito di baci… l’altro ieri non smettevo più di baciare For Passion. Il punto è che metto talmente tante aspettative nelle cose che faccio che quando funziona tutto bene… non so, esplodo!».