Venezia, ottobre 2015 – A conclusione di questo martedì a tutto PSI (siamo partiti dall‘asta di San Siro di sabato prossimo per poi dedicare attenzione alla quarta vittoria di Frankie Dettori all’Arc de Triomphe), un ultimo contributo alla causa.
Quella dei Purosangue Inglesi, ovviamente: prìncipi delle corse al galoppo ma anche grandi cavalli per tutti, e per tutte le discipline equestri.
Speriamo che tutti i soggetti che andranno all’asta sabato, alla fine della loro carriera in pista, trovino una nuova casa. E non abbiamo risparmiato nulla, oggi, per cercare di farvi capire quanto possano dare questi cavalli del tutto speciali: vi abbiamo raccontato la loro storia, le esperienze di chi li usa abitualmente per il lavoro di maneggio e contemporaneamente vi abbiamo aperto uno squarcio nel loro mondo di elezione, quello dell’ippica, così glamour e faticoso insieme.
Vi consigliamo anche il Gruppo Facebook Cavallo Purosangue Inglese, un covo di appassionati con tante belle storie da raccontare.
E come ultima chicca della giornata vi abbiamo tenuto Dernier, un PSI grigio che da tredici anni vive con Nicoletta Danieli.
Dernier è molto particolare, per essere un Purosangue: parla solo dialetto veneziano e ha una sua personale pagina Facebook. Seguirla è uno spasso: racconta della sua gelosia per il collega di scuderia (“quelo maròn”), dello strano maniscalco che lo lascia “descalso” e di Nicoletta (“a poareta”!).
L’ultima parola la lasciamo proprio a lui, Dernier: e siamo sicuri che piacerà subito anche a voi, perché sa spiegare benissimo cosa è riuscito a insegnare alla sua Nicoletta.
“Me ciamo Ultimo, de nome e de fato: del resto, anca quando che go fato ben, so rivà secondo.
Ghe xe però un posto dove che so de esser el primo: i pensieri de la me parona (o mejo, dea persona che de mi se ocupa da tredese ani) parchè in efeti mi, de paroni, no ghe ne go: so nato libero e xe par questo che me so salvà la pele.
No go mai scoltà nissuni, no go mai dito “si signor” , me so sempre rifiutà de corer in testa parchè go capìo che i omeni, più che te cori, più i te fa corer e la magior parte de lori no i se merita el suor de un cavalo, figuremose el mio.
A un certo punto, a furia de dir de no, go pensà che sarìa finìo picà al ganso del becher ma no go mai molà finchè la xe rivada ea.
Povareta, la gera piena de bele intension ma no a gera proprio bona da gnente.
Tra mi e ea però no so chi gavesse la testa più dura e più la insisteva manco ghe ne vegnevimo fora. A ghe ne xe vossuo a farghe capir cossa che vol dir montar su un purosangue grigio delicato e elegante come mi! Ala fine però posso dir che la gà imparà la pasiensa, el rispeto e la finessa.
Oncuò, grassie a mi, la xe bona de convinser qualsiasi cavalo a lavorar par ea, sensa costrission e sensa cativeria.
Ghe gò insegnà che per aver bisogna domandar, ma co creansa e visto che el compito de noialtri “bestie” xe queo de giutarve a cresser come omeni, dirìa che no go fato mal. Se anca voialtri si ala ricerca de deventar mejo de queo che sé, alora andè e portè a casa un purosangue: no podarè mai più desmentegarve de lu e lu, de voialtri”.
Traduciamo a braccio:
Mi chiamo Ultimo e lo sono di nome e di fatto, visto che anche quando ho fatto bene sono arrivato solo secondo.
C’è però un posto dove so di essere il primo: nei pensieri della mia padrona (o meglio, della persona che si occupa di me da tredici anni): perché in effetti io di padroni non ne ho.
Sono nato libero, ed è per questo che mi sono salvato la pelle. Non ho mai ascoltato nessuno, non ho mai detto “sissgnore”, mi sono sempre rifiutato di correre in testa perché ho capito che gli uomini più corri più ti fanno correre, e la maggior parte di loro non si merita il sudore di un cavallo – figuriamoci poi il mio.
A un certo punto, a forza di dire di no, ho pensato che sarei finito attaccato al gancio del macellaio ma non ho mai mollato: finché è arrivata lei.
Poverina, era piena di belle intenzioni ma non era proprio capace di fare nulla. Però tra me e lei non so chi avesse la testa più dura, e se non avesse insistito non so se ci saltavamo fuori.
Ce n’è voluto per farle capire cosa vuol dire montare su un Purosangue grigio delicato ed elegante come me!
Alla fine però posso dire che ha imparato la pazienza, il rispetto e la finezza, Inoltre, grazie a me, adesso è capace di convincere qualsiasi cavallo a lavorare per lei, senza costrizioni né cattiveria. Le ho insegnato che per avere bisogna domandare, ma con educazione: e visto che il compito di noi animali è quello di aiutarvi a crescere come persone, direi che non ho poi fatto un cattivo lavoro.
Se anche voi state cercando il modo di diventare meglio di quello che siete, allora andate e portatevi a casa un Purosangue Inglese: non potrete mai più dimenticarvi di lui, né lui di voi.
Firmato: Dernier Tisserand Danieli, PSI.
6 ottobre 2015