Roma, ottobre 2015 – La prima parte della notizia ci era stata comunicata da Mauro Perni nei giorni scorsi: “…oggi 24 settembre 2015 nella caserma “Alessandro Negri di Sanfront alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella e del Comandante Generale del Corpo dei Carabinieri, Generale di corpo d’Armata Tullio Del Sette è avvenuto il passaggio di comando del Reggimento Corazzieri, con la consegna dello stendardo tra il Gen. di Brigata Paolo Carra e il Colonnello Alessandro Casarsa“.
Noi abbiamo lasciato per qualche giorno la notizia in caldo aspettando di ricongiungerla all’evento di domenica prossima, 4 ottobre alle ore 16,00, e che volevamo ricordarvi in modo particolare: il cambio della guardia solenne al Quirinale, una cerimonia pubblica da non perdere se questo week-end siete dalle parti di Roma.
Ringraziamo l’amico Mauro Perni e facciamo i nostri auguri di buon lavoro al colonnello Casarsa, ricordando con piacere il generale Carra e la visita di Cavallo Magazine alla caserma Alessandro Negri di Sanfront, ad un cambio della guardia solenne di due anni fa.
Per illustrarvi meglio il tutto, alleghiamo il servizio che avevamo pubblicato in quella occasione: buona lettura!
I custodi del Quirinale
Corazze lucide, cavalli imponenti dal mantello scuro e serio, il bordo dell’elmo mette in ombra gli occhi dei corazzieri e rimarca il distacco imposto da un compito severo. Altissimi, scintillanti, impenetrabili: siamo abituati a vederli così nelle cerimonie che vedono impegnato il nostro Presidente della Repubblica. Un passo dietro di lui sempre due Corazzieri a ricordare con fermezza che loro sono lì per proteggerlo. La loro stessa ragione d’essere è tutta in questo obiettivo, sono i custodi della sua persona e della sua casa e, un po’ come colonne d’Ercole, segnano il limite tra pubblico e privato di chi ci rappresenta tutti.
Siamo andati a conoscerli nella Capitale il 7 di gennaio ultimo scorso in occasione del cambio della guardia solenne al Quirinale. Solo in una città al di sopra del tempo come Roma può sembrare normale veder sfilare un reparto di cavalleria pesante mentre cerchi di scattare fotografie con un aggeggio digitale. La cerimonia si ripete due volte l’anno (l’altro appuntamento è il primo di giugno, il giorno precedente la Festa della Repubblica) e chi ha voglia di fare filosofia potrebbe trovare interessante il fatto che un corpo così profondamente radicato nella storia dedichi uno dei suoi momenti pubblici ad un «cambio», per quanto dovuto ad una normalissima routine militare.
Durante la loro lunga storia i Corazzieri hanno cambiato molte volte denominazione, uniformi, simboli, monogrammi che decorano corazza e finimenti. E’ cambiato anche l’oggetto della loro attenzione – prima un Re, oggi un Presidente della Repubblica. Ma il filo conduttore è sempre lo stesso: proteggere chi ci rappresenta. E oltre a questo ci sono anche i cavalli: la metà inseparabile di un binomio che è riuscito a sfondare la linea del tempo e ad arrivare sino a noi. Sono cavalli scelti su misura per cavalieri del tutto eccezionali: un Corazziere deve avere una altezza minima di un metro e novanta centimetri ed una conformazione fisica armoniosamente adeguata, come recita il regolamento. Tradotto in pratica vuol dire che ad ogni rimonta occorre trovare soggetti adatti a questi marcantoni alti come cipressi e larghi come un armadio a tre ante, che farebbero sembrare sparuti cavallucci tutti gli equini al di sotto del metro e settanta al garrese non dotati di sana e robusta morfologia, diametri consistenti ed una congenita solidità. Inoltre un perfetto cavallo da Corazziere deve avere un carattere più che equilibrato, senza eccessivi spunti di vivacità che ne renderebbero difficoltoso l’impiego nelle occasioni ufficiali: devono essere compagni pazienti, calmi, che non si innervosiscano rimanendo immobili nei ranghi nel corso delle lunghe cerimonie e che non si preoccupino di confusione, traffico, e le mille stranissime cose che succedono durante una parata. Come quella del 2 giugno ad esempio quando, invariabilmente, si aspetta il passaggio del Presidente della Repubblica per srotolare l’enorme tricolore che avvolge il Colosseo. Detta così non sembra niente di che ma a pochi passi dal Presidente ci sono sempre i Corazzieri a cavallo e, con soggetti meno «a prova di bomba», la solennità dell’occasione potrebbe prendere una piega molto più …scoppiettante; inoltre devono avere eleganza e distinzione, come si confà a chi ricopre un incarico di rappresentanza.
Logico quindi che la grande maggioranza dei cavalli ospitati nelle scuderie della caserma Alessandro Negri di Sanfront, in via XX Settembre, sia di origine irlandese. Nati come hunter, hanno tutte le doti necessarie a ricoprire il ruolo e, visto come stanno rotolando le cose per l’allevamento irlandese, anche un prezzo molto contenuto: gli ultimi soggetti acquistati avevano (viaggio compreso!) un costo inferiore ai cavalli equipollenti reperibili sul mercato italiano. Qualche cavallo polacco e uno italiano completano i ranghi, tutti fanno esperienza in salto ostacoli e completo per affinare la preparazione loro e dei rispettivi cavalieri che, come ogni carabiniere dei reparti a cavallo, si occupa personalmente del governo e del lavoro quotidiano della sua monta: l’esercizio sportivo consolida l’assetto dei cavalieri preparandoli ad ogni evenienza e fa acquisire esperienza e tranquillità ai cavalli, che una volta maturi si assumono il compito di far crescere i giovani Corazzieri.
Sin qui storia e regolamento: ma eravamo lì per voi e vogliamo fare del nostro meglio per farvi sentire davvero sul posto. La mattina appena arrivati siamo stati ricevuti dal Colonnello Paolo Carra, Comandante del Reggimento Corazzieri: poche battute e abbiamo il permesso di visitare la caserma, ci piace perché da vero carabiniere sottolinea il loro sentirsi «patrimonio della gente». Per noi appassionati di cavalli, poi, l’appartenenza è ancora più sentita e in queste scuderie ricavate a ridosso del convento di Santa Susanna è facile sentirsi a proprio agio. Se non fosse per tutte le uniformi che circolano sembrerebbe di essere solo in un ottimo circolo ippico ma, al contrario di tanti bei circoli pieni di lussi e poveri di contenuti (popolati da groom mercenari e dove i cavalieri arrivano solo dieci minuti prima del concorso) qui la forma si accompagna a molta sostanza: quelli che rifanno lettiere, bruscano, sellano e muovono i cavalli sono gli stessi che vedremo sfilare al pomeriggio, irriconoscibili sotto i loro elmi e così alteri nelle loro magnifiche uniformi di gala. Stanno muovendo alcuni cavalli nel maneggio coperto, la ripresa è guidata da un luogotenente istruttore esperto, il lavoro si svolge con quella precisione militare che fa così bene a cavalli e cavalieri: niente chiacchiere, l’istruttore dà l’esempio in sella e i cavalli si dimostrano tutti agli ordini. Poco prima del buttasella, girando tra di loro, si capivano tante cose: riuniti nello stesso cortile per nulla grande c’erano più di quaranta cavalli accostati uno all’altro. Disciplinati, tranquilli, nessun capriccio: l’unico problema lo abbiamo avuto con Emiro, baio oscurissimo che trovava irresistibili il mio zainetto, la macchina fotografica, il bavero della giacca, anche il ciuffo di capelli che non ero riuscita a domare la mattina ed è inutile dirvi quanto io trovassi irresistibili lui e la sua delicatissima curiosità. Come Emiro anche tutti gli altri cavalli corazzieri sono decisamente inclini a familiarizzare con gli estranei, non ne ho visto nessuno fare berrettino, mettersi in difesa o dar segni di poca socievolezza: e se questo può sembrare cosa da poco a chi li considera solo macchine da agonismo, per noi è importante. Perché vuol dire che sono cavalli che godono di un buon rapporto con l’uomo, affidati a persone che ne conoscono le esigenze e, pur nell’artificiosità di una vita cittadina e lavorativa, riescono a mantenerli sereni. Accompagnati dal maggiore Alberto Cicognani, Comandante del Gruppo Squadroni, abbiamo anche potuto visitare la caserma, ricavata da un’ala del convento delle suore di Santa Susanna: un susseguirsi di spazi ricchi di storia e testimonianze del passato, basti pensare che parte degli arredi del Quirinale è stata affidata a loro dopo il 1946. Molti ritratti dei Savoia, in particolare la regina Margherita: fu in occasione del suo matrimonio con il principe Umberto che nel 1868 si costituì il corpo dei corazzieri reali. Entrando in mensa un pavimento trasparente lascia vedere il mosaico di un ninfeo dell’età flavia, ritrovato durante gli scavi di ristrutturazione e unico esempio a Roma di mosaico verticale in tessere vitree, un vero gioiello. Ma sono belle anche la cappella dedicata a San Giorgio, la selleria con il pavimento originale del XVI secolo e i finimenti storici, i piccolo tesori d’arte seminati qua e là per i corridoi e che rendono preziosi anche gli ambienti non ufficiali. Un ambiente esteticamente consono a quello che Elisabetta II, regina d’Inghilterra ha definito «Il corpo di rappresentanza a cavallo più bello del mondo»: e se lo dice lei, che di cavalli e occasioni ufficiali se ne intende davvero, possiamo veramente essere orgogliosi di questi nostri ambasciatori in corazza e stivaloni lucidissimi.
Ma quello che a noi è sembrato più bello di tutto è ciò che non appare evidente al primo sguardo: come sapere che la maggior parte degli arredi della caserma (dalle sedie della mensa ai gradini alla scalinata che serve a raggiungerla, dai bellissimi affreschi della cappella al crocefisso dipinto che ne sovrasta l’altare) è stato realizzato qui dai Corazzieri spesso con materiale di recupero. I gradini che portano in sala mensa, ad esempio, sono stai realizzati con il fasciame recuperato dallo smantellamento delle Regie Navi: e a noi sembra molto bello che i Corazzieri siano capaci non solo di conservare ma anche di costruire quello che serve a tutto il loro piccolo mondo. All’interno della caserma si riparano e confezionano le corazze mantenendo per quanto possibile in uso le più antiche, sono Corazzieri il veterinario, i maniscalchi e anche i cuochi della mensa. Tutte mansioni poco appariscenti, che non brillano come elmi lucenti e vanno preparate con professionalità e attenzione dietro le quinte delle occasioni ufficiali: ma è questo lavoro oscuro, un po’ defilato che garantisce la sicurezza e la custodia attenta di quanto è loro affidato. Come questi uomini sanno fare da sempre, per conto di tutti noi.
Una storia vista dall’alto
La protezione del Re e della sua famiglia era un compito esclusivo, riservato a cavalieri impressionanti per mole e prestanza fisica. Veri e propri baluardi tra la persona del Re e i pericoli in cui poteva incorrere, i corazzieri avevano sempre i cavalli più imponenti disponibili per le rimonte, gli unici in grado di sopportare stazza del cavaliere e peso del suo armamento. Già nel 1862 in tutta Europa erano rimasti pochissimi reggimenti di Corazzieri, sostituiti da Usseri e Cacciatori (cavalleria leggera), Dragoni e Lancieri (cavalleria di linea). Montati su cavalli più insanguati, leggeri e veloci i reparti più moderni si adattavano meglio alle nuove tattiche di guerra che richiedevano di coprire maggiori distanze su terreni vari. Piccola nota di colore: al momento il più alto della compagnia è il corazziere Bassetto, mt. 2,06.
Chi sono i corazzieri
Il Reggimento Corazzieri è un’unità speciale dell’Arma dei Carabinieri costituita presso il Presidente della Repubblica e posta sotto la sua alta Autorità. Funzione principale del Reggimento è la guardia d’onore e di sicurezza del Presidente della Repubblica. Al di fuori del Palazzo del Quirinale il servizio di protezione al Capo dello Stato è assicurato dalla scorta d’onore in motocicletta o a cavallo, a seconda della solennità delle cerimonie. Inoltre, il Reggimento svolge compiti di guardia e scorta d’onore ad altri Capi di Stato in visita ufficiale e funzioni di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza all’interno del Palazzo del Quirinale. Rappresentano la più antica unità militare dello Stato in quanto discendono, senza soluzione di continuità, dalle “Guardie del Corpo” istituite nel 1557 dal Duca di Savoia, Emanuele Filiberto. Nel 1868 la “guardia” venne inquadrata nell’Arma dei Carabinieri con la denominazione di Squadrone Carabinieri Guardie del Re. Il Comando divenne amministrativamente autonomo e assunse rango reggimentale con il nome di Reggimento Carabinieri Guardie della Repubblica il 4 novembre 1990. Con decreto del 24 dicembre 1992, il Presidente della Repubblica, On. Oscar Luigi Scalfaro, ha fissato l’attuale denominazione del Reparto in Reggimento Corazzieri. Nel passaggio dalla Monarchia alla Repubblica il Reparto, trasformato in Squadrone Carabinieri a cavallo, fu sciolto dal giuramento alla persona del Re, ma non da quello alla Patria. Il Presidente Einaudi, dopo il suo insediamento, restituì al Reparto le sue funzioni ponendolo al servizio del Presidente della Repubblica. Il Reggimento, oltre a svolgere le proprie funzioni presso il Palazzo del Quirinale, segue il Capo dello Stato nei suo spostamenti e si occupa sempre dei servizi di scorta e guardia d’onore, mentre svolge le funzioni di sicurezza e di tutela alla persona solo nelle residenze del Sig. Presidente, anche se temporanee come, ad esempio, le Prefetture nelle quali può risiedere quando si reca fuori Roma. In quel caso esse vengono considerate come il Quirinale e, come tali, la sicurezza è assicurata dagli stessi Corazzieri. All’estero i Corazzieri, quando richiesti, si recano unicamente con funzioni di rappresentanza e solo qualora il Capo dello Stato sia impegnato in cerimonie di carattere militare.
La corazza: è un simbolo e, come tale, porta con sé tradizioni, valori e principi a cui facciamo riferimento costantemente nell’esecuzione del servizio, e nella vita di tutti i giorni. Lo stesso motto del Reparto “Virtus in periculis firmior” è un motto che vale non solo per il Reparto, ma nella vita di tutti i giorni. Le virtù dell’uomo si rinsaldano nei momenti di difficoltà e questo è un messaggio valido sempre, a cui ci si deve ispirare per superare le difficoltà che rendono così preziosa la vita. Le corazze sono le stesse del periodo monarchico, chiaramente sono state tolte le iniziali del Re, sostituite, al centro, da una testa di leone, come simbolo di forza e di fedeltà alla Repubblica. Indossare una di queste corazze rende fieri di avere il privilegio di prestare servizio a favore della massima Autorità dello Stato.
Il cavallo: è un collega a tutti gli effetti, e un amico che necessita di continue cure ed attenzioni. I cavalli giovani vengono addestrati dai cavalieri più esperti, quelli anziani o non più adatti al servizio attivo trascorrono la loro meritata pensione nella tenuta presidenziale di Castelporziano, in un’area a loro dedicata e donata nel 2003 dall’allora Presidente Carlo Azeglio Ciampi per «rendere omaggio a tali silenti soldati, che per lungo tempo hanno servito con onore e amore la Presidenza della Repubblica». Ogni giorno vengono controllati e accuditi dai corazzieri, e in caso di particolari necessità veterinarie riportati nella loro vecchia caserma dove c’è un attrezzatissimo ambulatorio veterinario.
2 ottobre 2015
La consegna dello stendardo del Reggimento Corazzieri ta il Generale Carra e il colonnello Casarsa, foto di Mauro Perni