Milano, settembre 2015 – Un documentario per scoprire il territorio della Murgia Barese, i suoi incredibili paesaggi, la sua profonda cultura e anche i suoi splendidi cavalli Murgesi.
E’ quello che andrà in onda oggi pomeriggio dalla 16.45 durante la trasmissione Geo&Geo condotta da Sveva Sagramola: Annalisa Losurdo ed Eugenio Manghi ne sono gli autori, tra i protagonisti anche l’Accademia Nazionale di Arte Equestre “Il Nero Luminoso” di francesco Calisi e i morelli Tenace Napolitano, Callisto, Zefhir, Strauss di San Paolo.
Pronti con il telecomando? nell’attesa, noi vi raccontiamo qualcosa di loro ripotando l’intervivsta fatta a Calisi per Cavallo Magazine qualche mese fa.
Francesco Calisi, dell’Accademia Nazionale di Arte Equestre Il Nero Luminoso, da venti anni gira l’Italia e l’Europa con i suoi compagni e i loro cavalli, tutti stalloni Murgesi: il loro spettacolo si caratterizza sempre per la capacità di mettere in mostra l’elegante splendore dei loro soggetti senza rinunciare a verve e simpatia.
Francesco, perché hai scelto proprio i Murgesi per il tuo lavoro?
«Per passione, la stessa che ci fa tener duro in questo periodo in cui dal punto di vista economico sarebbe meglio lasciar perdere l’attività equestre e dedicarsi ad altro. E il Murgese è il cavallo dei nostri nonni, io li ho visti a casa mia da quando sono nato nella provincia di Bari e ho sempre sentito il dovere morale di divulgare la conoscenza di questa razza.
Anche se poteva sembrare una scelta in controtendenza: sono istruttore federale di dressage, ho fatto salto ostacoli per anni e nel mio momento di formazione li avevo abbandonati per cavalli con una vocazione più sportiva, allora i Murgesi non erano nemmeno presi in considerazione per lo sport. Ma il mio corso di istruttore, grazie alla British Horse Society, l’ho fatto in Spagna: lì ho avuto modo di vedere come gli altri futuri istruttori facevano il loro classico percorso sportivo, poi tornavano a casa e lavoravano i loro spagnoli: questo mi ha spinto a riconsiderare in nostri Murgesi, che non avevano nulla da invidiare a quegli spagnoli».
Quale è la caratteristica che apprezzi di più in loro?
«La loro grande docilità e la grande capacità di apprendimento. Chi non li conosce può correre il rischio di non capirli: si deve sempre tener presente che sono cavalli spesso lasciati al pascolo fino ai tre anni, quando il loro rapporto con l’uomo è fatto di pochi momenti i primi approcci possono essere anche traumatici. Ora le cose stanno cambiando, ma negli anni passati era così: eppure dopo le prime settimane di ammansimento dimostravano di essere più bravi di altri cavalli nella stessa fase. I Murgesi hanno dalla loro parte un temperamento che è stato fissato dalla lunga selezione fatta dagli allevatori pugliesi: non c’erano dei canoni di genetica da seguire, a loro bastava che il cavallo fosse bello e forte; ma c’era una selezione di tipo pratico, loro quel cavallo dovevano utilizzarlo a sella o attaccato. E avevano la necessità di avere in scuderia soggetti equilibrati, non interessava la prestazione agonistica ma la gestibilità, la facilità di lavorare con quel cavallo che doveva portare il pane a casa. I loro cavalli dovevano essere sicuri, resistenti alla fatica e aver voglia di lavorare: e noi grazie a loro oggi abbiamo un patrimonio di cavalli con grande capacità di collaborare ed una ottima cavalcabilità. Anche quando sono maschi interi: e se quello che colpisce a prima vista nei nostri Murgesi è il loro mantello così scenografico, la loro vera bellezza è quello che hanno dentro. E lo capiscono tutti: a marzo siamo stati ad Essen per Equitana con quattro soggetti che hanno interessato moltissimo il pubblico tedesco, in tanti arrivano qui dalla Germania e dal Nord Europa per conoscerlo meglio».
30 settembre 2015