Bologna, agosto 2016 – Vittima del regolamento olimpico: così si potrebbe dire di Janika Sprunger. Una delle regole che poco piacciono delle tante discutibili (quanto meno) dell’intero impianto normativo olimpico è infatti quella per cui non più di tre rappresentanti per nazione possano prendere parte alla finale individuale. La squadra che quindi raggiunge il grande merito di qualificare tutti e quattro i propri effettivi alla gara che assegnerà le medaglie individuali deve farne per forza a meno di uno. Una delle cose più antisportive che si possano immaginare. Una cattiveria feroce, anche perché un’altra delle regole stabilisce che nella finale individuale i concorrenti ripartano da zero: quindi tutti hanno sulla carta le stesse possibilità di arrivare al podio, però a qualcuno di questi tutti bisogna dire tu no, tu sei uguale agli altri ma non puoi goderti il merito di esserti qualificato e non puoi coltivare il sogno di arrivare a una medaglia olimpica. Un sogno che è quello di tutti gli atleti di qualunque disciplina sportiva del mondo… Comunque la si voglia guardare, questa è davvero una incongruenza assurda nel contesto di un evento che – per sua natura e suo spirito – dovrebbe esaltare la purezza dello sport. La Svizzera infatti è nella situazione di cui s’è detto: quattro binomi qualificati per la finale: immaginatevi che gradevole compito si ritrova un commissario tecnico a quel punto… In ogni caso il c.t. svizzero ha optato per Janika Sprunger e Bonne Chance, ma ovviamente qualunque scelta avesse fatto avrebbe scontentato qualcuno… naturalmente. Stessa identica situazione per la Germania, unica ad avere tutti e quattro i propri cavalieri nei primi trentacinque: situazione solo leggermente ammorbidita dal fatto che l’escluso sembrerebbe dover essere Ludger Beerbaum forse (forse) con il suo stesso benestare, cavaliere che – al di là dell’annuncio odierno della fine della sua carriera con la squadra ufficiale (meditato da tempo, dunque da non collegare assolutamente all’esclusione di domani) – di gloria e successi ne ha accumulati in abbondanza. Tra gli svizzeri, invece, l’unico molto titolato è Steve Guerdat: ma ovviamente chi sarebbe il pazzo che escluderebbe lui e Nino des Buissonnets, tra l’altro campioni olimpici in carica, da una finale olimpica? Dei tre rimanenti, tutti hanno una grande fame di successi ad alto livello, tutti hanno meritato di arrivare al punto di giocarsi le possibilità di mirare al podio, tutti sono bravi e ben montati. Ma il regolamento ingiunge un’esclusione. Il regolamento vieta a un atleta che ha gli stessi meriti e diritti di tutti gli altri di godersi il traguardo più importante che un’amazzone o un cavaliere possa immaginare in tutta la sua vita. Il regolamento dell’evento che come nessun altro al mondo celebra la sportività dello sport, con ghigno sadico e malefico si diverte a fare del male nel mucchio. Il regolamento frustra il merito sportivo, perché per qualcuno può non essere sufficiente aver fatto del proprio meglio e aver ottenuto il miglior risultato possibile per arrivare alla fine. Poteva essere anche Martin Fuchs o Romain Duguet e sarebbe stato identico il ragionamento. Invece oggi le lacrime sono quelle di Janika Sprunger. La cui cavalla ha un nome che è tutto un programma: Bonne Chance, buona fortuna… Appunto.
18 agosto 2016