Bologna, agosto 2016 – Tra le cose più facili che si possano fare al mondo, non ne esiste una che abbia in sé lo stesso significato, lo stesso valore, lo stesso prestigio. Tenere in mano un’asta in cima alla quale è legato un drappo, e farlo camminando, è una cosa di una semplicità assoluta: eppure se quel drappo è fatto con i colori del tuo Paese, se l’asta è quella che sostiene la bandiera del tuo Paese, se dietro di te camminano tutti gli atleti che rappresentano il tuo Paese, se tu e tutti gli atleti del tuo Paese state camminando al cospetto di svariati milioni tra telespettatori e spettatori, se questi svariati milioni di spettatori sono il pubblico della cerimonia di apertura delle Olimpiadi… ebbene, sostenere quell’asta e quel drappo in quel momento può diventare la cosa più indimenticabile della tua vita. E tu un simbolo.
Ecco: questo è l’alfiere o il portabandiera di una nazione alle Olimpiadi. Un simbolo tra i simboli. Colui il quale, in ragione del significato dei suoi successi sportivi e olimpici, si è meritato la responsabilità e nello stesso tempo l’onore di sostenere il simbolo più simbolico possibile dell’essenza di un Paese: la bandiera. Per quanto riguarda l’Italia sappiamo bene chi sarà questa sera il nostro alfiere: la favolosa nuotatrice veneta Federica Pellegrini la quale, oltre a essere un’atleta formidabile, è anche una donna e una persona di grande attrattività. Ma se consideriamo invece la grande famiglia dello sport equestre come elemento di aggregazione internazionale e trasversale, allora saranno ben due i… ‘nostri’ portabandiera: Abdelkebir Ouaddar per il Marocco e Jeroen Dubbeldam per l’Olanda. Molto giusto, ovviamente: il primo è attualmente di certo l’atleta marocchino di maggior visibilità internazionale, mentre il secondo – oltre ad essere stato campione olimpico nel 2000 – è campione d’Europa e del mondo in carica sia individuale sia a squadre.
A questo punto però la domanda sorge spontanea: l’Italia ha mai avuto come alfiere olimpico un atleta dell’equitazione? Ebbene, sì: nel 1968 l’onore di condurre il plotoncino degli atleti azzurri durante la sfilata dentro il mastodontico Stadio Azteca di Città del Messico portando il nostro tricolore è spettato a Raimondo d’Inzeo, il quale proveniva da ben tre edizioni delle Olimpiadi con vittoria di medaglie in ciascuna tra individuale e squadra. E ogni volta in compagnia del fratello maggiore Piero che però gli è sempre rimasto dietro nella graduatoria individuale: argento e bronzo, e argento a squadre a Stoccolma 1956; oro e argento, e bronzo a squadre a Roma 1960; bronzo a squadre a Tokyo 1964. Una serie davvero straordinaria. Che però si è interrotta proprio a Città del Messico, da dove il nostro salto ostacoli è purtroppo tornato a mani vuote…
Ed esistono atleti italiani che hanno avuto l’onore di vivere il ruolo di portabandiera più di una volta? Anche qui la risposta è affermativa, ma ovviamente ci distacchiamo dall’equitazione: i protagonisti infatti sono Ugo Frigerio (atletica, 1924 e 1932) e Edoardo Mangiarotti (scherma, 1956 e 1960), mentre se volessimo allargare il cerchio anche alle Olimpiadi invernali dovremmo citare in aggiunta Paul Hildgartner (slittino, 1984 e 1988) e Gustav Thoeni (sci alpino, 1976 e 1980).
5 agosto 2016