Roma, dicembre 2015 – “La totale mancanza di risposte da parte del Governo e, in primis del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, primo interlocutore del comparto ippico, lascia francamente disorientato l’intero settore che non può che prendere atto di una totale mancanza di attenzione da parte delle istituzioni. Non siamo stati contattati né tantomeno convocati e la forte denuncia di imminente collasso manifestata dalla filiera ippica, per una volta veramente unita, non ha purtroppo portato risultati nonostante abbia avuto la dovuta attenzione mediatica”.
A dieci giorni dall’organizzazione della conferenza stampa di Roma in cui sono stati illustrati i contenuti di una lettera-denuncia sul rischio di imminente default inviata ai rappresentanti del Governo, questo il commento di Elio Pautasso (nella foto), Presidente di Federippodromi e Direttore Generale di HippoGroup Roma Capannelle, l’impianto che con la sua duplice attività di galoppo e trotto e oltre centotrenta anni di vita è il più importante punto di riferimento dell’attività ippica in Italia.
Oggi analoghe iniziative di informazione per i rappresentanti dei media si sono svolte in tutta Italia a livello territoriale. “Se verrà confermato il taglio previsto dalla legge di stabilità – dichiara Elio Pautasso – l’attività dell’ippodromo romano Capannelle è più che a rischio. Il Ministero dell’Agricoltura con i tagli previsti ci metterebbe nella condizione di non poter assicurare continuità aziendale, cosa che di fatto ci obbligherebbe a riconsegnare le chiavi dell’ippodromo al Comune di Roma, proprietario dell’impianto che abbiamo in concessione. IL CdA di HippoGroup Roma Capannelle si riunirà per una decisione non appena avremo le conferme che aspettiamo ormai da metà novembre”.
Gli effetti dei tagli previsti dal Disegno di Legge sul bilancio dello Stato (c.d. legge stabilità 2016) ancora in discussione in Parlamento relativamente alle risorse del settore ippico.
Da gennaio prossimo alcune decine di migliaia di lavoratori rischiano di essere disoccupati e un grandissimo numero di cavalli, quasi l’intero patrimonio equino nazionale, sarà destinato all’estinzione e la grande storia dell’ippica nazionale avrà definitivamente termine. Infatti, dopo anni di continui tagli alle risorse destinate all’ippica (dai 400 milioni di euro del 2011 ai 200 milioni euro del 2015) e di progetti mai attuati di rilancio del settore, da tempo in crisi, oggi, nonostante gli annunci, si rischia di vedere un ulteriore taglio di venti milioni di euro.
Tutto ciò in contrasto a quanto dichiarato dal MiPAAF che il 2016 sarebbe stato l’anno del rilancio dell’ippica utilizzando in maniera più proficua le risorse. Invece, nonostante la drammaticità delle condizioni dell’intera filiera, dopo anni di immobilismo dei Ministeri preposti, addirittura si prevede nella Legge di Stabilità 2016, la decurtazione di oltre 20 milioni di euro dai capitoli di spesa, già insufficienti, relativi all’attività ippica. Taglio effettuato pure in presenza di una dotazione finanziaria ministeriale del MiPAAF complessiva pressoché invariata e con un consistente incremento delle dotazioni per attività strategiche di promozione del made in Italy, tutela della qualità agroalimentare e altre finalità di più ‘semplice utilizzo’.
Gli annunciati tagli vengono giustificati con il calo della raccolta del gioco sulle corse dei cavalli, senza considerare che le scommesse ippiche sono oggi non concorrenziali rispetto agli altri giochi offerti dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ex-AAMS), a causa di una riforma mai promossa dal MiPAAF. In ogni caso l’entità del taglio prospettato non sarebbe in linea con la riduzione delle entrate da scommesse ippiche. La realtà è che il MiPAAF avrebbe in sostanza programmato di prendere fondi da un settore in crisi per finanziare altri progetti. Il tutto senza dare alcuna prospettiva al settore.
Da quando il MiPAAF si occupa direttamente di ippica, non si rileva iniziativa a favore del settore, né di gestione ordinaria né di rilancio. Le corse italiane, prodotte da un ‘settore ippico’, nonostante tutto, da decenni stabilmente ai vertici mondiali per la competenza dei propri uomini e la qualità dei propri cavalli, non sono valorizzate nel “mercato estero” con conseguente perdita di risorse.
I risultati di questa assenza di gestione sono sotto gli occhi di tutti. La drammatica contrazione delle dimensioni del settore dal 2009 ad oggi, a causa della riduzione di giornate di corse (da 2.493 a 1.500) del montepremi (da 218 milioni a 97), dei corrispettivi per ippodromi (da 110 milioni a 57), ha provocato, ogni giorno, la chiusura di aziende, la perdita di posti di lavoro, la riduzione drammatica del numero dei puledri nati e la fuoriuscita di tantissimi cavalli dal settore ippico.
Per mantenere in vita il settore e non togliere la speranza alle migliaia di famiglie che vivono di ‘ippica’, nell’immediato, basterebbero tre interventi, per illustrare i quali abbiamo chiesto, per adesso senza successo, di essere ascoltati dalla politica di riferimento.
a) Si eviti ogni taglio, previsto dalla legge di stabilità, ai capitoli di spesa destinati al settore confermando, almeno, le risorse dell’anno in corso. Si tenga conto che le risorse destinate all’ippica sono produttive, alimentano un’intera filiera, costituiscono un volano per la produzione di reddito e creano gettito per l’erario.
b) Si presenti un Piano Strategico del Settore, adeguatamente finanziato e sostenuto, che preveda lo sviluppo della filiera ed individui gli obiettivi da raggiungere. In tale ambito, il MiPAAF potrebbe aggiornare il Piano Strategico del 2009, ancora non applicato, tenendo conto delle modifiche normative intervenute e delle attuali condizioni del settore.
c) Si approvi la riforma di una “governance” del settore partecipata dalla filiera ippica che rimuova blocchi e vincoli burocratici e garantisca risorse e fonti di finanziamento certe e stabili.
A livello locale, purtroppo, il taglio delle risorse previsto porterà la filiera, già in crisi emergenziale, al collasso, e gli ippodromi non vogliono subire in silenzio, ma far capire che esistere ancora una potenzialità di sviluppo per un settore produttivo, per una filiera che impiega uomini, mezzi e cavalli. Se si procederà con i tagli gli ippodromi non saranno più nelle condizioni di garantire l’apertura degli impianti.
15 dicembre 2015