Roma, maggio 2015 – Inaugurata ieri al Viale delle Olimpiadi del Foro Italico la Walk of Fame, 100 mattonelle dedicate ognuna ad un campione sportivo italiano capace di segnare la storia della propria disciplina: presenti alla cerimonia il presidente del Coni Giovanni Malagò e molti degli atleti che hanno avuto l’onore di essere ricordati in questa lunga passerella di vincitori azzurri.
E sapete di chi è il nome scritto sulla prima delle cento mattonelle? quello del cavaliere e sottotenente di cavalleria Gian Giorgio Trissino, che alle Olimpiadi di Parigi nel 1900 vinse la prima medaglia d’oro olimpica della storia sportiva italiana.
115 anni dopo Trissino si conferma cavaliere fortunato: già, perché alle Olimpiadi di Parigi avrebbe dovuto partecipare anche Federigo Caprilli, suo maestro, che venne però bloccato alla frontiera francese per qualche screzio tra diplomatici a causa della Triplice Alleanza.
Caprilli infatti era un militare e gli venne negato il permesso di passare la frontiera in divisa, il fortunato Trissino era già in Francia da qualche tempo e poté quindi partecipare regolarmente alle competizioni, che per quell’anno vedevano le prove di salto in alto, in lungo e ostacoli affiancate all’altra disciplina Olimpica equestre ufficiale, il Polo.
Gian Giorgio Trissino aveva a sua disposizione Oreste (il cavallo che avrebbe montato Caprilli), vinse a pari merito col francese Dominique Gardères (saltarono entrambi 1,85 m.) e arrivò anche quarto nella stessa prova con il suo Mélopo: Caprilli lo aveva nel frattempo raggiunto in borghese e a spese proprie, non poté partecipare pur essendo lì di persona ma diede il suo contributo lavorando i cavalli di Trissino prima di ogni evento.
Compulsando la bibbie dell‘equitazione nazionale (Veneziani Santonio, Giubbilei & c.) non si trova quasi traccia del tenente Trissino: una damnatio memoriae che vien di pensare sia servita a compensare i ranghi degli ufficiali di cavalleria di quel primo alloro, finito in maniera un po’ fortunosa sul capo di un gentiluomo che poi lasciò l’arma e divenne noto musicista nonché pioniere dei lungometraggi. Ma alla fine Trissino fu il primo (ex-equo, vabbé) dei tredici binomi in campo a quelle olimpiadi per quella gara: è un dato di fatto che nessuno può cambiare, nemmeno cercando di farlo dimenticare.
Il CONI in qualche modo ha riparato a tutto questo dedicando proprio a Trissino la prima delle cento mattonelle della Walk of Fame: peccato però che non ce ne sia una per Tommaso Lequio di Assaba, che nel salto ostacoli vinse un oro olimpico nel 1920 ad Anversa e un argento e un bronzo (a squadre) nel 1924 ancora a Parigi, le prime medaglie italiane del “vero” salto ostacoli, inteso in senso moderno.
Altri cavalieri presenti tra i cento del viale delle Olimpiadi: Piero e Raimondo D’Inzeo, Graziano Mancinelli, Mauro Checcoli e il pentatleta Daniele Masala.
p.s.: un sentito ringraziamento al colonnello Vittorio Varrà, sempre pronto a dissolvere i nostri dubbi in materia di storia dell’equitazione sportiva.
8 maggio 2015