Bologna, 21 gennaio 2022 – La cultura evolve e a volte lascia perfino che il senso della storia possa cambiare, essere revisionato… E così capita che Theodor Roosevelt, grandissimo estimatore di cavalli, proprio nell’opera equestre che lo celebra, dal 1940, davanti al Museo di Storia Naturale di New York, si è trovato al centro di un’accesissima polemica. Che ne ha determinato il trasferimento dalla Grande Mela alla Theodore Roosevelt Presidential Library, che nel 2026 aprirà i battenti a Medora, North Dakota, stato d’origine dei Roosevelt.
Nel bronzo, realizzato da James Earle Fraser, il 26º presidente degli States, Nobel per la pace nel 1906, è rappresentato, in sella. Con un nativo americano e un africano ai suoi piedi.
Un’immagine che in tempi di recrudescenze discriminatorie non è certo passata inosservata agli occhi degli esponenti di Black Lives Matter. Che già dall’estate del 2020 ne avevano chiesto a gran voce la rimozione.
Roosevelt, uno dei volti presidenziali scolpiti sul monte Rushmore, con Washington, Jefferson e Lincoln, attraverso la statua equestre voleva – secondo l’autore Fraser – simboleggiare il punto di unione tra Africa e America. In pratica la fratellanza tra le razze.
Lettura questa opinabile, che lascia spazio ad ampie contestazioni oggi. Per il fatto che l’unico ‘bianco’ dell’opera risulta dominante rispetto alle figure a piedi, proprio in virtù del cavallo.
La scorsa estate la Commissione della città di New York che gestisce le aree pubbliche aveva approvato lo spostamento di Roosevelt a cavallo. Spostamento sul quale si erano espressi positivamente anche discendenti dello stesso Roosevelt.