Bologna, maggio 2015 – Vigilia dello Csio di Piazza di Siena a Roma. E non è una delle solite vigilie, dal punto di vista della situazione sportiva. Nel corso degli ultimi anni (molti) questo momento è stato vissuto spesso con angoscia, con un senso di sconfitta latente, con la frustrazione di chi vorrebbe essere sapendo di non poter essere. Con la sensazione di chi – nonostante le dichiarazioni di facciata e di prammatica – sa di andare incontro a qualcosa che oscilla tra la sconfitta e il disastro. Con nelle orecchie il solito annoso e crudele ritornello: l’ultima Coppa delle Nazioni vinta a Roma risale ormai all’anno 1985… sì, insomma, qualcosa che tra un po’ si studierà nei libri di storia. Inevitabile però: quella di Roma non è una Coppa delle Nazioni come le altre, per noi italiani. Lo sappiamo, ne conosciamo i motivi quindi adesso non vale la pena di soffermarsi nemmeno un secondo su questo tema.
Di quello che è successo nel recente passato siamo perfettamente consapevoli: ma quello che succederà tra sette giorni esatti lo sappiamo? Ovviamente no, ma possiamo comunque tentare di fare qualche analisi, se non proprio previsione. Prima di tutto un dato di fatto: questa vigilia è diversa da tutte le altre recenti vigilie perché si respira un sincero ottimismo. Un ottimismo che nasce da situazioni oggettive. Questi primi cinque mesi di salto ostacoli ci hanno regalato momenti molto positivi i cui picchi sono rappresentati dalla vittoria in Coppa delle Nazioni a Lummen, dalla partecipazione alla finale di Coppa del Mondo di Luca Moneta, dalla ottima prestazione dei giovani azzurri in Coppa delle Nazioni a Drammen. Il salto ostacoli azzurro è allora… guarito? No, non ancora se per ‘guarito’ intendiamo il ritorno a una competitività di alto livello accertata e consolidata e continuativa. Ma in prospettiva di Piazza di Siena l’entusiasmo è una componente fondamentale: ed è proprio entusiasmo ciò che si respira oggi, grazie anche a una attività della nuova dirigenza federale che – per il momento – beneficia di tutti gli effetti positivi che caratterizzano l’opera di chi inizia un’impresa. Basta l’entusiasmo? Ancora una volta la risposta è no. Ci vuole dell’altro: capacità, bravura, forza e perfino un po’ di fortuna o – per meglio dire – di assenza di malasorte. I pronostici nello sport e a maggior ragione nel nostro sport sono sempre molto difficili da fare: una barriera che cade non dovendo cadere, o viceversa, può fare la differenza. Lo stato di salute di un cavallo può fare la differenza. Un ferro perduto nel momento sbagliato può fare la differenza. Un cavallo che si spaventa può fare la differenza. Ma se partiamo dal presupposto un po’ forzato che nulla di extra-tecnico ci debba capitare tra capo e collo, allora crediamo che la nostra squadra a Piazza di Siena quest’anno possa davvero ottenere un risultato da positivo a… molto positivo. La formazione che Hans Horn schiera a Roma è la stessa che ha vinto a Lummen con la sola variante di Natale Chiaudani su Almero al posto di Luca Moneta su Neptune Brecourt. Vediamo dunque nel dettaglio la realtà di ciascun binomio.
Natale Chiaudani (54 anni) è un veterano. Un uomo che grazie all’età e all’esperienza e alla cultura specifica possiede uno sguardo panoramico sul mondo del nostro sport quindi sa tutto: di noi, degli altri e il perché delle cose. Inoltre è un uomo orgoglioso e coraggioso: il teatro Piazza di Siena non può che esaltarlo. Ha però subìto un infortunio proprio poco prima del Campionato d’Italia, nel quale poi avrebbe conquistato la sua ennesima medaglia tricolore: cosa che lo ha costretto a qualche tempo di inattività. Bisogna solo sperare che tutto sia risolto per il meglio, senza creare condizionamenti che limitino la sua capacità di espressione tecnica e agonistica: che è altissima. Stesso discorso per il suo Almero: un cavallo che in carriera ha purtroppo dato meno di quanto avrebbe potuto a causa di piccoli problemi di salute che ne hanno spesso condizionato il rendimento, quando proprio non lo hanno escluso dal partecipare. Ma un Almero in forma e fisicamente a posto è un cavallo capace di terminare la Coppa di Roma con un risultato importante.
Piergiorgio Bucci (39 anni) sta vivendo un momento d’oro, senza dubbio il più bello della sua carriera di cavaliere. Grazie alle esperienze della vita e dello sport che nel recente passato lo hanno messo a dura prova offrendogli però nel contempo l’opportunità di verificare sui piatti della bilancia ciò che pesa di più e ciò che pesa di meno. E grazie alla sua bravura di cavaliere. E grazie all’incontro con un cavallo di grande qualità come Casallo Z. Casallo ha fatto un ‘percorso’ sportivo particolare. Prima compagno di gare di una ragazza che non era in grado di montarlo al meglio. Poi, dopo l’incontro con Bucci, la rivelazione della sua qualità: tanto da indurre i tecnici azzurri e lo stesso cavaliere a impegnarlo in gare di altissimo livello come il Campionato d’Europa del 2013, finito non bene a causa di un infortunio e forse anche di un prematuro confronto con difficoltà massime. Poi la ripresa, paziente e ‘morbida’, progressiva e costante, in modo da ridare al cavallo salute e tranquillità e consapevolezza delle proprie scintillanti doti. Decisivi i suoi doppi netti in Coppa delle Nazioni ad Arezzo lo scorso settembre (vittoria e promozione in Prima Divisione) e a Lummen (con però un punto sul tempo massimo). Se a Roma Bucci e Casallo renderanno per quello che realmente valgono, il pubblico di Piazza di Siena assisterà a un vero e proprio spettacolo.
Lorenzo De Luca (28 anni) è un ragazzo solare, allegro, gentile e modesto. Ha iniziato la sua carriera di cavaliere partendo dalla Puglia per poi risalire l’Italia e quindi l’Europa fino ad arrivare nella scuderia belga di Stefan Conter: dove oggi monta fianco a fianco di un campione del calibro di Daniel Deusser. Nel giro di pochi anni De Luca ha maturato esperienze importantissime a velocità impressionante, fino ad arrivare al Campionato del Mondo 2014. Soprattutto, il fatto di montare per grandi scuderie internazionali di commercio gli ha dato l’opportunità di imparare a interpretare e utilizzare al meglio una grande quantità di cavalli diversi. E’ proprio il caso di Erco van het Roosakker, con il quale De Luca ha fatto solo il tour di concorsi di Lummen quest’anno (e in precedenza uno Csi a Vermezzo): culminato con il suo eccellente 0/4 nella Coppa delle Nazioni vinta dall’Italia lo scorso 1 maggio. Erco in precedenza ha svolto una buona carriera internazionale, dal debutto con la belga Karline de Brabander per poi proseguire sotto la sella di Rik Hemeryck e quindi approdare a Daniel Deusser: ma quella di Lummen vinta con De Luca è stata la sua prima Coppa delle Nazioni in assoluto, dunque quella di Roma sarà la seconda. Gli elementi per l’inizio di una bella storia ci sono tutti…
Daniele Da Rios (39 anni) potrebbe essere considerato – dal pubblico dei non addetti ai lavori – un po’ come il novellino della situazione. Ma novellino Da Rios non lo è affatto. Intanto perché è nato nel 1976, in secondo luogo perché ha una carriera sportiva e agonistica alle spalle forse di poca apparenza ma certamente di moltissima sostanza. Da Rios ha montato tanti cavalli in gara, molti dei quali nati tecnicamente e sportivamente con lui, o comunque da lui valorizzati: come quel Komparse poi ceduto all’elvetica Janika Sprunger. O come lo stesso For Passion, soggetto che nel corso degli ultimi tre anni si è messo in grande evidenza fino a essere schierato nelle ultime due più importanti Coppe delle Nazioni per l’Italia: ad Arezzo lo scorso settembre (quando abbiamo ottenuto la vittoria che ci ha garantito l’accesso in Prima Divisione 2015) dove tuttavia ha chiuso con 8/8, e poi a Lummen (ancora vittoria) con il suo favoloso doppio netto macchiato solo da un’infrazione sul tempo massimo. Sappiamo – vero? – cosa dice la saggezza del proverbio: non c’è due senza tre… In ogni caso per Da Rios quella di venerdì prossimo sarà l’ottava Coppa delle Nazioni della carriera: ma la prima a Roma…
Infine Giulia Martinengo Marquet, che quest’anno entra a Piazza di Siena non solo… ‘graficamente’ sull’immagine-titolo del concorso che la vede in compagnia di Graziano Mancinelli, Piero e Raimondo d’Inzeo (una bellissima e davvero suggestiva rappresentazione del congiungimento tra passato e presente), ma anche in campo con il titolo di campione d’Italia. Anche se con Funke van het Heike comporrà il quinto binomio della squadra, quello di riserva, la sua convocazione nel team ufficiale (a Roma ci sarebbe stata in ogni caso, grazie alla vittoria del titolo tricolore) rappresenta un meritato riconoscimento del lavoro che lei e suo marito Stefano Cesaretto hanno svolto sulla cavalla nel corso del tempo. Una cavalla le cui qualità sono andate via via affinandosi fino a farla diventare il numero uno della scuderia dell’amazzone azzurra. Dovesse manifestarsi la necessità di sostituire uno dei quattro binomi titolari, avremmo comunque una riserva di sicuro affidamento.
A questo punto dunque non ci resta da far altro che attendere il responso del campo di gara: potrà andar male (peggio dell’ultimo posto dell’anno scorso sarà comunque difficile) perché nello sport tutto può succedere… ma proprio per questa stessa ragione – e per tutte le altre che abbiamo elencato – potrebbe andare anche molto bene. In ogni caso mai partire battuti… quindi: forza azzurri!
15 maggio 2015