Roma, giugno 2016 – E’ morto ieri a Roma Carlo Pedersoli, che nel cinema si era fatto conoscere con il nome di Bud Spencer in una infinita serie di film estremamente popolari che spaziavano dal genere spaghetti western a quello poliziesco,
Era un uomo di peso, sin dall’inizio: alla nascita, il 31 ottobre 1929, pesava 6 kilogrammi e il fisico possente mise a volte in ombra altre qualità – era un ottimo studente, si iscrisse alla facoltà di Chimica a soli 17 anni e anche se fu costretto ad abbandonare il corso per seguire la famiglia in Sud America riuscì poi a laurearsi in Giurisprudenza, nonostante gli impegni sportivi e lavorativi che lo impegnarono costantemente.
Era un vero sportivo: nuotatore eccellente (fu il primo italiano a scendere sotto il minuto nei 100 s.l.), parteciperà anche alle Olimpiadi di Helsinki nel 1952 per passare poi alla pallanuoto.
Il primo film lo girò nel 1967 con Giuseppe Colizzi: era “Dio perdona, io no!”: fu il primo del lungo sodalizio con Terence Hill, al secolo Mario Girotti.
Anche qui la sua gigantesca figura fu la chiave di accesso ad un nuovo mondo: infatti non sapeva ancora andare a cavallo (cosa che per girare un western può creare qualche difficiltà), ma la sua presenza scenica era insostituibile.
Assieme alla sua aria paciosa ,ai ruoli da burbero semplice ma buono è stato poprio il suo aspetto da gigante a rassicurare in qualche modo l’infanzia di tanti bambini nati dagli anni ’60 in poi: guardavamo i film in piccole scatole che trasmettevano solo in bianco e nero, ma le storie che ci raccontavano erano così divertenti, e così buffo vedere quelle scazzottate infinite dove un sorriso ci scappava sempre, e i buoni non eran mica sempre quelle belli puliti e rassicuranti – anzi, tutto il contrario.
Era sempre lui, grande grosso e con l’espressione cupa, che si inteneriva per i piccoli e gli indifesi: anche per il cavallo che doveva montare nel film “I Quattro dell’Ave Maria”, che ogni volta che lui montava in sella si guardava a girarlo molto perplesso facendolo sentire un po’ in colpa per la sua mole, fino a buttarsi decisamente per terra il terzo giorno ed evitare l”onere e l”onore di portarselo a spasso per un’altra giornata.
CI ha fatto sentire felici di essere piccoli perché c’era lui grande e grosso che arrivava in soccorso di chi aveva bisogno, ci ha fatto ridere senza cattiveria e passare ore e ore di serenià che in qualche modo ci sono rimaste dentro , e si sono riflesse nella nostra vita crescendo.
Carlo Pedersoli ha fatto tante cose – nuotato, scritto canzoni, girato film poetici e impegnati: ma la cosa più bella che ha fatto è sicuramente riuscire a diventare una parte della nostra infanzia comune, che ci accompagnerà sempre con un sapore di serenità incrollabile
E in tanti, adesso che non c’è più, sentono il semplice bisogno di dirgli grazie per quello che ci siamo accorti è riuscito a regalarci, tra scazzottate e sorrisi.
28 giugno 2016