Verona, luglio 2016 – La prima cosa che ti viene in mente pensando a Fulvio Rossignoli è la sua faccia: un bel viso aperto, sempre sorridente, lo sguardo franco e diretto che quando gli parli ti si punta negli occhi senza timidezze, senza arroganza, con l’attenzione viva di chi ti si dedica adesso e dopo subito sarà pronto a fare qualcosa, che fermo non ci stava mica mai.
Una persona attiva, solida, una bella persona. In tanti anni che ho girato tra un ring e l’altro dei CAITPR non l’ho mai visto fare altro che il suo lavoro – quello di tecnico di Libro Genealogico, esperto di razza e giudice – con determinazione, attenzione, cura.
La seconda cosa che viene in mente di Fulvio è il modo in cui parlava della sua famiglia, della loro azienda agricola: ti dava l’idea che aprisse la porta del suo spazio privato fatto di affetti e di lavoro con delicatezza, si sentiva che ne era orgoglioso e che quel mondo rappresentava per lui qualcosa di speciale, da custodire con cura.
Non sappiamo perché se ne sia andato, non sappiamo nemmeno come.
Ma sappiamo chi era Fulvio, sappiamo come ha vissuto e come toccava la vita di chi gli stava accanto con la sua forza gentile e la sua allegria: solo questo ha importanza, quello che è stato per tutta la vita quel ragazzo dalla bella faccia aperta e sincera che si chiamava Fulvio Rossignoli.
Mancherà tanto a tutti, ci stringiamo con tutto l’affetto ai genitori, ai fratelli di Fulvio, alla moglie e ai loro tre figli.
12 luglio 2016