Bologna, 21 agosto 2022 – Sul sonno dei cavalli, o meglio, su come dormono, si è sempre fatta grande ironia. Eppure, esattamente come accade a noi, il sonno e, in generale, la qualità del riposo sono elementi portanti del benessere psico-fisico. Di più. Riguardano l’intera capacità di performance e interazione dell’organismo.
Ciò nonostante, ci sono pochissimi lavori scientifici su questo importante aspetto della vita dei nostri amici. O almeno questa è l’idea espressa sull’autorevole Frontiers in Veterinary Science journal dai ricercatori Linda Greening, dell’Hartpury University e Hartpury College, e Sebastian McBride dell’Aberystwyth University. «Sebbene sia un processo fondamentale in tutti i mammiferi, il sonno non viene comunemente considerato come un fattore che influisce sul benessere degli animali», hanno dichiarato i due ricercatori.
Approfondiamo il dolce dormire: Nrem, Rem e micro-arousal
I profili del sonno variano da una specie all’altra, in base a una serie di fattori biologici e ambientali. «Data la sua importanza funzionale, è importante comprendere queste differenze per garantire un buon benessere fisico e psicologico agli animali domestici» sostengono i due ricercatori.
Greening e McBride nel loro studio spiegano che la maggior parte delle specie di mammiferi, cavallo compreso, ha diverse fasi di sonno e si impegna in più ‘episodi’ di riposo nell’arco delle 24 ore. Questo ‘comportamento’ è considerato un adattamento per aumentare la vigilanza (e quindi la sopravvivenza), ma può anche indicare una limitata capacità di sostenere la veglia.
Gli studi pubblicati sui cavalli, descrivono una media di 230,72 minuti di sonno totale ogni 24 ore. Questo dato si confronta con una media di 430 minuti, osservata per gli esseri umani.
Gli studi basati sul monitoraggio dell’attività cerebrale hanno riportato una durata media del sonno totale nei cavalli compresa tra 172 e 262 minuti, mentre quelli che hanno utilizzato osservazioni comportamentali hanno registrato un totale compreso tra 65 e 382 minuti, a seconda che fosse incluso anche il famoso ‘dormire’ in piedi.
Per i cavalli, il sonno non a rapido movimento oculare (NREM) ha rappresentato la percentuale maggiore del tempo totale, pari al 77,50%, rispetto al sonno a rapido movimento oculare (REM), che in genere rappresentava il 17,5%.
Sebbene la durata media di queste forme sia maggiore nell’uomo, il rapporto si è rivelato simile a quello del cavallo, con una proporzione maggiore del tempo totale di sonno dedicato alla fase NREM per entrambe le specie.
Entrambi i tipi NREM e REM costituiscono il 95% del tempo totale di sonno per il cavallo rispetto al 99% per l’uomo. Il che potrebbe indicare maggiori livelli di veglia nel cavallo.
Il cervello non dorme mai?
Mentre il cavallo dorme, il cervello continua a interpretare le informazioni, provocando un’eccitazione che può agire contro le forze che favoriscono il sonno stesso. Questi cambiamenti sono chiamati micro-arousal, definiti come adattamenti momentanei ai livelli di vigilanza in risposta agli input sensoriali interni ed esterni. Nella maggior parte dei casi, possono durare solo pochi secondi.
Le fasi del sonno sono spesso interrotte da questi micro-arousal o da sequenze di veglia leggermente più lunghe. A volte possono – essere interrotte completamente in uno stato di veglia completa.
Come la maggior parte dei mammiferi, il cavallo è impegnato in fasi di veglia, REM e NREM. Con periodi di sonnolenza o dormiveglia spesso evidenti prima che il cavallo sperimenti una delle due forme di sonno.
Di notte, i cavalli dormono per un periodo che corrisponde grosso modo al 50% di quello umano. Sebbene la frequenza del ciclo di sonno notturno sembri paragonabile tra uomini e cavalli, la durata e la frequenza delle fasi NREM e REM all’interno del ciclo di riposo equino sono molto più brevi rispetto agli esseri umani.
Nei cavalli, il sonno NREM tende a verificarsi quando sono in piedi, ma può verificarsi anche quando il cavallo è sdraiato. Il sonno REM, invece, può avvenire solo in posizione supina (laterale e sternale), con il muso a terra.
In rari casi, alcuni cavalli possono entrare in un sonno REM quando sono in piedi. Ma solo momentaneamente prima che si verifichi l’atonia muscolare e il cavallo crolli, facendolo uscire dal sonno.
Quantità è qualità?
«La quantità e la qualità del riposo sono, in condizioni ottimali, indissolubilmente legate. Spesso però sono parametri anche dissociati ed è quindi importante valutarli anche separatamente. In particolare nel contesto della ‘privazione del sonno’ e del benessere degli animali» spiegano Greening e McBride.
La durata media e il numero di sequenze REM nel cavallo possono essere un importante indicatore della qualità del riposo, come è stato dimostrato nell’uomo.
«Tuttavia, va anche notato che, mentre livelli anormalmente elevati di fasi REM potrebbero essere indicativi di una precedente privazione, possono anche rappresentare un marcatore di stress e depressione».
Altre misure del sonno equino che possono rivelarsi utili per quantificarne la qualità sono la durata totale delle fasi NREM e il numero di sequenze di veglia o micro-arousal all’interno di un ciclo di riposo.
«La premessa centrale della relazione tra sonno e benessere è che la privazione del primo può potenzialmente diminuire il benessere degli animali». Così hanno piegato gli studiosi, sottolineando che anche fattori di stress fisico e psicologico o i cambiamenti nell’ambiente, possono a loro volta influire sul riposo. E quindi sul benessere dell’animale seppur in maniera indiretta.
Spesso è difficile stabilire se le variazioni del sonno possano essere utilizzate come marcatore di stress o se le variazioni del sonno siano parzialmente o totalmente responsabili dello stress dell’animale.
È probabile, suppongono Greening e McBride, che i cambiamenti nel sonno siano allo stesso tempo un indicatore e una causa di stress, man mano che la qualità del sonno dell’animale diminuisce progressivamente. Tuttavia fino a oggi sono state condotte poche ricerche specifiche sui cavalli per quanto riguarda gli effetti della privazione del sonno sul loro benessere e ogni teoria necessita di ulteriori verifiche.
Per chi desidera approfondire
Lo studio di Greening L and McBride S (2022) A Review of Equine Sleep: Implications for Equine Welfare è consultabile in inglese CLICCANDO QUI