Arezzo, settembre 2015 – Le coreografie di TransUmando sono belle come sogni, o come quadri: e in questi giorni, seguendo il loro viaggio da Viterbo ad Arezzo, vi sarete già accorti dell’impatto estetico di questa carovana di uomini, cavalli e bestiame che hanno ripercorso un cammino antico che sa di storia e fatica.
Un cammino che vuole ricordare un mondo che non c’è più – quello della transumanza – e riportare l’attenzione su quanto è importante riviverlo: almeno in parte, almeno per quanto è possibile ai nostri giorni, almeno per quello che aggiungerebbe così tanto alla vita di ognuno.
Sì, perché molto spesso mettersi a tempo con usi antichi vuol dire riscoprire bellezze nascoste: tesori di sensibilità e attenzione ai particolari, che accorgersi di segnali fini e saperne interpretare il significato, quindi modificare il nostro atteggiamento e i fatti che ne possono scaturire è cosa che si allena bene lavorando con i cavalli e il bestiame, la terra e le stagioni.
E non c’è sensibilità che non si manifesti in qualcosa che risulta bello anche esteticamente, come un quadro per l’appunto.
Ci è venuto in mente guardando una di queste fotografie di Francesca Todde, prese durante la coreografia notturna di Transumando vicino a San Galgano: ricorda un quadro di Edward Robert Hughes, “Night with her train of stars“, che a noi è sempre piaciuto moltissimo.
Mancavano solo i cavalli perché fosse perfetto: ecco, quelli di TransUmando sono riusciti a farlo
22 settembre 2015