Varsavia, aprile 2016 – Loro sono Paweł Muller, Anna Chrzanowska e Wojciech Pisula: e come gli epici cavalieri polacchi che nel 1939 caricarono a sciabola sguainata reparti dell’esercito tedesco (per ben 16 volte, ed ebbero anche un discreto successo) hanno deciso di opporsi ad un avversario che, stando alle apparenze, sembra un Golia a fronte di tre Davide.
Perché l’avversario in questione è Monty Roberts, Re dei Sussurratori e Sussurratore delle Regine, allenatore e addestratore di cavalli le cui teorie etologiche hanno avuto un enorme successo dopo la pubblicazione del suo primo libro, “L’uomo che ascolta i cavalli“, nel 1996.
Paweł Muller, Anna Chrzanowska e Wojciech Pisula, presso l’Istituto di Psicologia dell’Accademia polacca delle Scienze di Varsavia, hanno condotto un’analisi critica delle interpretazioni sul comportamento equino descritte nelle pubblicazioni di Roberts.
Questo è parte dell’abstract del loro studio:
“Lo scopo di questo articolo è quello di condurre un’analisi critica delle interpretazioni di comportamento equino presenti nelle pubblicazioni di Monty Roberts.
Per cominciare, con una selezione di esempi tratti da fonti storiche si presenta la visualizzazione delle modalità prevalenti di addestramento dei cavalli nella cultura europea.
Alla luce di questi esempi, i metodi di addestramento “naturale” dei cavalli non sembrano introdurre caratteristiche nuove e/o rivoluzionarie.
Successivamente, si è cercato di mettere in discussione l’esistenza del linguaggio Equus, sostenuto dagli scritti di Monty Roberts. La teoria del “centaurism” di Roberts (vale a dire, l’ipotesi che i cavalli riconoscano le persone che inviano alcuni specifici segnali come membri della loro stessa specie) è stata impugnata utilizzando i risultati di precisi test scientifici, con la conclusione che si tratti di un pericoloso eccesso di interpretazione del comportamento del cavallo.
L’idea della non-violenza negli scritti di Monty Roberts, inoltre, può essere fuorviante per il lettore a causa di una certa confusione concettuale per cui le questioni della partner-ship e della posizione dominante nella gestione di cavalli non sono chiare.
Ricerca e dati storici dimostrano che il rapporto anti-autoritario dei cavalli non è logico”.
Queste alcune delle affermazioni dei tre ricercatori polacchi che sottolineano come alcuni contenuti delle pubblicazioni di Monty Roberts “possano potenzialmente mettere in pericolo sia coloro che non hanno esperienza nel lavoro con i cavalli, che gli animali stessi”.
Molto interessante la disamina storica nella quale i polacchi mettono in evidenza fatti storici nei quali è evidente la buona volontà degli esseri umani nei confronti dei cavalli: infatti una delle molle che ha fatto scattare la loro ricerca è stata il fatto che Roberts consideri tutte le metodologie venute prima del suo Join-Up cattive o violente, e fanno notare alcuni suoi atteggiamenti non propriamente “dolci”.
Qui lo studio in oggetto.
28 aprile 2016