Tunisi, maggio 2016 – Gabriella Incisa di Camerana è una persona speciale, 23 anni fa si è trasferita in Tunisia e ha aperto una scuola di equitazione nella cittadina di Mahdia.
E la cosa speciale è che lei c’è ancora, in Tunisia: era lì quando nessuna nube oscurava il limpido orizzonte di una delle realtà più moderniste del Nordafrica, era lì quando c’era la Rivoluzione dei Gelsomini. Era lì quando nel 2015 il Presidente della Repubblica Tunisina dichiarava che il suo paese aveva l‘Isis alle porte, ed era lì anche a gennaio 2016 quando saccheggi e tumulti della popolazione in protesta per la crisi economica avevano costretto il governo a dichiarare il coprifuoco.
Il mondo è cambiato anche in quell’angolo di Maghreb tra Libia e Algeria, ma non è mai cambiata Gabriella: lei rimane una signora che ha fatto dei cavalli la sua vita, e continua a far vivere il suo centro ippico nell’unico modo in cui lei ammette siano fatte le cose – cioè bene.
Quindi Gabriella a Mahdia fa tutto quello che si fa in qualsiasi circolo della nostra Europa, e anche qualcosa in più: perché oltre alle normali lezioni di equitazione lei fa spettacoli, organizza stage di clicker-training, crea corsi professionali per artieri e già che c’è cerca anche di salvare i Pony di Mogods, una razza equina locale a rischio di estinzione.
Non vi sembra sufficiente? Allora sappiatelo, ha organizzato da tempo anche un servizio di ippoterapia e anche di Pet-Therapy o come è stato ribattezzato nel Sahel tunisino, zooterapia: Zoo.Ani.Me.C©, per essere precisi.
Che detto così sembra una cosa semplice, eppure non lo è: perché il rapporto con gli animali nel mondo musulmano è del tutto differente da quello che abbiamo in Europa. Nei paesi arabi non esiste il concetto di “pet”, quindi l’animale – qualunque animale – prima di funzionare come terapia deve essere accettato e conosciuto. Nella cultura locale i cani mordono, i gatti graffiano e i cavalli calciano: far capire che possono aiutare l’equilibrio psicologico umano è una fase in più da prevedere, e non semplice da superare.
Un piccolo dettaglio che ci può far capire le difficoltà che si hanno nell’entrare nella psicologia di culture differenti dalla nostra è quello della coperta di Linus, o del Teddy Bear se preferite (tanto per richiamare “Il vento e il Leone”, un film dove Europa e Occidente avevano il loro bel da fare per capirsi e c’è anche Theodore Roosvelt, col suo grizzly da pubblicità elettorale): nel mondo arabo non esiste la figura dell’oggetto transizionale per i bambini.
Eppure Gabriella ce la fa: in collaborazione con il dottor Annabi Slim, psichiatra di Tunisi ha dato vita ad un programma integrato di animazione, terapia ed educazione dove i suoi animali (scimmie, pony di Mogods, cavalli Berberi, levrieri berberi e Sloughi) fanno da intermediari e catalizzatori tra un zooterapeuta ed il paziente colpito da un handicap fisico, psichico o comportamentale.
Molti bambini autistici tra i fruitori della pet-therapy del Centro Ippico Mahdia, affiliato ad E.N.G.E.A.: e Gabriella ha lanciato una campagna di promozione per sostenere la Pet Therapy dedicata a loro.
Cosa dovete fare per partecipare? Far sentire a tutti lor che li pensate, condividendo uno dei vostri momenti quotidiani di vita (ancora meglio se in compagnia dei vostri animali!) e taggare la fotografia su Instagram, Facebook e Twitter con l’hashtag #AutismPetTherapyTunisia.
Facile no? Perché tutti facciamo pet-therapy, ogni volta che stiamo con i nostri angeli con la coda: proprio come il bambino autistico tunisino che vedete nella fotografia protetto da Onci, il cavallo del cuore di Gabriella.
Ricordate: #AutismPetTherapyTunisia
1 maggio 2015