Bologna, 28 gennaio 2021 – Il 29 gennaio 2020 abbiamo imparato che il mondo è globale. Anche le malattie. Il 29 gennaio 2020 entravano allo Spallanzani i coniugi cinesi che hanno ‘ufficializzato’ la presenza del Covid-19 in Italia.
Poi abbiamo saputo che c’era già da prima. Che i famosi coniugi cinesi erano la punta dell’iceberg. Ma in quei primi giorni il nostro limitato orizzonte si è improvvisamente aperto: Roma-Wuhan in zero secondi netti.
E abbiamo anche noi iniziato a dover uscire con le mascherine. Un po’ come ci era capitato di vedere ogni tanto con qualche asiatico in aeroporto.
Si sono fermate le gare, i circuiti più importanti, le lezioni in maneggio, le passeggiate con altri cavalieri e amazzoni. Il mondo delle scuderie è rimasto congelato mentre il mondo equestre diventava più digital.
In questi 12 mesi, tutti abbiamo cercato un lato positivo in questo disastro socio-economico-sanitario. È la umana reazione di fronte ai moltissimi lutti. È quello che ci serve per darci una prospettiva.
Non è dato sapere se tutto ciò sia servito a renderci più consapevoli e disciplinati.
Essere stati costretti a ‘rallentare’ però ci ha dato l’occasione di essere più vicini ai tempi del cavallo.
L’inusuale amministrazione del nostro tempo, potrebbe essere stata preziosa per capire come lui vive il susseguirsi delle giornate quando non deve ‘correre’ per noi dietro a degli impegni. E anche per capire la differenza tra qualità e quantità degli stessi.
A 12 mesi di distanza, dopo che abbiamo aspettato il vaccino come la manna per poter tornare a competere e a ‘trovarci ai concorsi’ come una volta, ci stanno spiegando che di tempo ce ne vorrà ancora. E che dovremo essere cauti. Continuare a portare le mascherine. E che, forse, nulla sarà davvero uguale a prima.
Guardiamo il nostro cavallo negli occhi e lasciamoci consigliare. L’esperto in fatto di tempo, quello che ci può davvero insegnare come gira il mondo, è lui. Lasciamoci consigliare…