Bologna, 22 gennaio 2025 – Le pagine della cronaca ci restituiscono una verità: esiste un destino anche per gli animali. E come spesso accade – quasi sempre – il destino non guarda in faccia nessuno. Neanche una cavalla pezzata qualsiasi. Umile, senza pretese, senza alterigia. Se fosse stata una persona, la si sarebbe definita ‘una qualsiasi’, ‘una tra mille’…
La storia, molto triste, riguarda una pezzata di nove anni alla quale, almeno per restituirle la minima dignità degli affetti, daremo un nome di fantasia. Bella. Bella che oramai non c’è più.
Partiamo dalla fine, ovvero dal referto del veterinario che ne ha condiviso le ultime ore.
Al suo arrivo in una scuderia, Bella presentava:
- • Decubito sternale e stato di depressione;
- • Temperatura corporea elevata (39.1°C);
- • Mucose pallide;
- • Punteggio di condizione corporea (BCS) di 2/9, evidenziando una condizione di forte deperimento;
- • Scolo nasale mucoso bilaterale e diarrea profusa;
- • Stato di apatia generale.
A fronte di un quadro così compromesso, Bella avrebbe dovuto essere portata in clinica, ma non c’è stato tempo. E Bella ha finito così il suo viaggio. Sia quello di vita, sia quello che si è espresso in chilometri. Che l’ha vista acquistata da parte di una scuderia lombarda da un venditore calabrese.
Perché passasse di mano, per lei erano stati spesi 3mila euro. E altri 400 erano stati spesi per il suo trasporto ‘charter’ dal sud al nord. Un viaggio di 4 giorni.
Però è oramai acclarato dai fatti di cronaca che qualche cosa non ha funzionato.
Che sia stata la condizione pregressa della cavalla o quella del trasporto oramai è un dettaglio che a Bella non interessa più. E di cui si stanno occupando gli ‘umani’.
L’acquirente – la scuderia lombarda – che ha deciso di adire per vie legali, all’inizio aveva richiesto un risarcimento sia al venditore sia al trasportatore, ritenendo entrambe le parti corresponsabili. Entrambe le parti pare abbiano però rifiutato di procedere a una risoluzione bonaria.
La controversia, passata ora in mano agli avvocati, si concentra su due aspetti fondamentali.
1. Condizioni di salute pre-esistenti: La cavalla era stata dichiarata idonea dal venditore, ma per come è arrivata, forse c’erano patologie non dichiarate.
2. Condizioni di trasporto: Un viaggio di quattro giorni, con evidenti carenze nella gestione e cura dell’animale, potrebbe aver aggravato ulteriormente le condizioni della cavalla, portandola al decesso.
Tanti dubbi, tante domande
Perché si compra un cavallo senza accertarne preventivamente la condizione?
Perché un trasporto dalla Calabria alla Lombardia deve durare 4 giorni?
Perché ci si affida al ‘basta che costi poco’ piuttosto che concentrarsi sulle garanzie minime previste per legge?
La risposta purtroppo, a fronte della vita di Bella, è una sola. Per i soldi. Quelli risparmiati comprando a oltre mille chilometri da casa. Quelli risparmiati sulla visita di compravendita. Quelli risparmiati sul trasporto.
Oppure, ribaltando i fronti, per quelli guadagnati sulla pelle di un cavallo che non avrebbe dovuto viaggiare né avrebbe dovuto essere fatto viaggiare. Oppure sulla buona fede di chi ha acquistato ‘da remoto’.
Tutti, ma proprio tutti, hanno responsabilità nella fine di Bella.
E se è vero che il benessere dei cavalli ci sta a cuore e che si tratta di animali senzienti, è preciso dovere e impegno capire cosa sia successo a Bella.
L’immagine del prima-e-dopo trasporto non è verosimile.
Un cavallo che dopo quattro giorni di viaggio cala a un body score di 2 su 9 non è normale…
E ciò prescinde da qualsiasi risarcimento che a questo punto ha solo un valore: far sì che una storia come quella di Bella non si ripeta. Per chi desidera approfondire i fatti di cronaca e i successivi risvolti della vicenda CLICCA QUI