Santo Stefano d’Aveto, 19 settembre 2017 – Era una cavalla, si chiamava Selvaggia perché sua madre era stata coperta da uno degli stalloni che pascolano liberi in Val d’Aveto durante una fujitina d’amore: ma era nata domestica, e il suo carattere dolcissimo e mite la rendeva carissima a Cecilia, sette anni e mezzo, figlia di Francesco Mazza e proprietario di Selvaggia.
Adesso Selvaggia non c’è più: è morta colpita da due proiettili, non si sa per errore o volontà precisa di qualche disgraziato imbecille, tra il pomeriggio e la serata di sabato. Si ipotizza possa essere stato un cacciatore, ma in anticipo rispetto all’apertura ufficiale della caccia che in Liguria ha preso il via da domenica 17 settembre in tutte le forme (compresa quella al cinghiale).
La cavalla, che aveva 4 anni, è stata colpita al fianco e si è trascinata ferita verso casa, crollando poi a terra morta. Milo, il suo compagno di pascolo, è rimasto vicino al suo corpo senza vita e ha fatto avvicinare a Selvaggia solo Luca Truffelli, il ragazzo che li accudisce quotidianamente e dice: “Le volevamo bene, era un animale docile. È incredibile quello che è successo, assurdo. Cosa dovremmo fare ora? Uscire con il giubbetto antiproiettile e la pettorina fosforescente?. Quello che è successo non ha proprio alcun senso“.
“I nostri animali fanno parte della famiglia, hanno tutti un nome, non andiamo a dormire se non sono a posto, abbiamo insomma un legame speciale ” spiega poi Francesco Mazza, “io non so cosa pensare. E nemmeno cosa dire a mia figlia che piange. Già sarebbe stata dura accettare una cosa simile per cause naturali. Figuriamoci così“.
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