Bologna, 13 agosto 2021 – Federica Sileoni, recanatese di 23 anni è un monumento alla determinazione. Una di quelle che, quando fissa un obiettivo, senza clamori e a testa bassa lavora, lavora, lavora. E l’obiettivo non se lo lascia scappare. È così che in soli due anni ha scelto la sua strada equestre ed è partita per le Olimpiadi.
Al suo attivo c’è una sola trasferta all’estero e quattro internazionali in tutto. Ma se non ci sono record, c’è invece stoffa da vendere e un futuro lungo e luminoso davanti a Federica.
E a proposito della sua determinazione, non possiamo resistere dal proporre la presentazione, scritta da lei stessa, sulla pagina del crowfunding che aveva lanciato proprio per poter partecipare alle Olimpiadi. In tempi non sospetti, quando il Covid non c’era ancora e i Giochi avrebbero dovuto disputarsi davvero nel 2020.
Ecco cosa Federica scriveva di se stessa…
Ciao, sono Federica e sono nata a Recanati, nel 1998. Il mio obiettivo è di portare sul podio delle Paralimpiadi 2020 le Marche e l’Italia. Sono affetta da agenesia all’avambraccio sinistro, cioè priva di parte dell’avambraccio e della mano sinistra. Nonostante ciò ho iniziato ad avvicinarmi all’equitazione all’età di 7 anni. All’inizio alla mia famiglia era sembrato difficile e incompatibile con una ”vita normale”.
In realtà, sin da subito, mi sono resa conto proprio che “la normalità” è un concetto molto labile e relativo e come non avessi certamente intenzione di sentirmi diversa e restare dietro rispetto agli altri.
Ho cominciato a montare inizialmente senza l’ausilio di alcuna protesi. Poi, per progredire nel mio percorso agonistico, ho accettato l’utilizzo del “braccio di plastica”. Dal 2009 a oggi la mia grinta e determinazione mi hanno fatto contendere il podio con diversi atleti e a Giugno 2018 ho ottenuto il 2° posto ai Campionati Italiani Assoluti di Cat. Paralimpiche- Grado V. In questo 2019 si apre un anno decisivo per il prosieguo della mia carriera sportiva. In programma la partecipazione alle gare di classificazione e selezione per i prossimi Campionati Europei che si terranno in Olanda nel mese di agosto ma, inutile nasconderlo, l’obiettivo principale è quello della partecipazione con la maglia azzurra alle Paralimpiadi del 2020 a Tokyo.
La mia passione e amore per i cavalli mi portano a guardare avanti, senza timore alcuno dei sacrifici che mi aspettano. Le spese per intraprendere questo percorso sono elevate, attrezzature, spese veterinarie, viaggi per me e il mio “compagno a 4 zampe” Ray. Per centrare l’obiettivo e rendere concreto il sogno, sono a chiedere anche il vostro aiuto, un sostegno economico che potrebbe portarmi a rappresentare l’Italia ad una competizione mondiale.
Semplice, onesta, diretta. Come lei.
Certo Federica non poteva immaginare che quello che per tutti è sembrata una catastrofe, quell’anno in più prima dei Giochi, per lei avrebbe rappresentato l’occasione giusta. In un anno infatti ha fatto progressi eccezionali, ha incontrato Gea Einaudi e WorldSoul e se Ray – oggi lo sappiamo – non è stato il suo compagno olimpico – è stata selezionata per Tokyo con ben due cavalli, Burberry o Don Perignon. E alla fine sarà Burberry a scendere in rettangolo con lei all’Equestrian Park.
L’etica sportiva
«È stato un anno durissimo e sicuramente lo sport ci aiuterà a ripartire perché rappresenta una parte importante nella vita di tutti». Dalle parole di Federica si intuisce una forza d’animo e un’etica dello sport che vanno ben oltre le ‘semplici’ gare…
«Ho scelto questa disciplina per caso, me ne sono subito innamorata». Federica racconta così il suo approccio al paradressage, confidando anche che la notte prima di una gara ripete dentro di sé i movimenti in rettangolo.
«Per me il cavallo non è soltanto uno sport, ma anche uno stile di vita e una grande passione. Il cavallo è un animale eccezionale. Quando monto dimentico tutti i problemi».
Federica monta a cavallo da quando aveva 7 anni. Scorrendo i sui risultati sportivi, abbiamo visto che nel suo passato ci sono anche competizioni di completo tra i normodotati.
«Normalmente non uso protesi – ha spiegato Federica – La metto solo per andare a cavallo e questo sino a due anni fa mi ha permesso di disputare competizioni con i normodotati. Poi Francesca Montanari, referente del dressage nelle Marche, mi ha inserito nel paradressage e me ne sono innamorata. Ho trovato persone che riescono a fare un punto di forza della propria disabilità. Per me è la cosa più bella».
Il motto
Più che un motto, Federica ha un mantra: grazie. È quello che rivolge con profondo sentimento alla sua famiglia, la mamma Sandra e papà Paolo, alle sue sorelle, a Gea Einaudi, a WorldSoul, al team e a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del suo sogno olimpico.
Non solo cavalli
Francesca Sileoni ha una laurea in psicologia e se non avesse fatto l’atleta avrebbe sicuramente fatto la psicologa. Non esclude, magari un giorno, di riuscire a fare entrambe le cose. Nel futuro più che amazzone si vede infatti come insegnate: il suo sogno è mettere su una scuola di paradressage proprio nella sua regione, le Marche.