Bologna, 8 marzo 2021 – 8 marzo, la Giornata delle Donne. Anche il mondo dell’Equitazione festeggia le sue paladine.
Amazzoni di successo, carismatiche, che hanno conquistato i cuori degli appassionati.
Perché? Perché hanno qualcosa di diverso, di incantevole.
E chi meglio di un cavallo può riconoscere una tale particolarità e permettervi di palesarsi in performance di successo?
Oggi dunque, festeggiamo simbolicamente tutte le donne, ragazze, bambine del mondo.
Si regalano i tradizionali mazzolini di mimose che segnalano l’arrivo della primavera.
Si tratta di una simpatica abitudine floreale, ma il suo significato è più importante che mai: questa data è essenziale per ricordare quanto la presenza femminile sia di rilievo nella società, e di quanto sia fondamentale che anche alle donne siano garantiti gli stessi diritti ed opportunità che sono offerti agli uomini.
Ed in questo l’Equitazione primeggia.
Si tratta infatti dell’unico sport olimpico in cui donne e uomini competono a pari livelli ed opportunità.
Stesse categorie. Stesse classifiche. Nessuna distinzione.
Questo è certamente dettato dal fatto che nel nostro sport, in qualunque specialità, il ruolo della forza fisica, unico elemento che potrebbe differenziare uomini e donne, è relativo.
I nostri cavalli sono animali imponenti, il cui peso si aggira tra i 450 e i 700 kg.
Chi mai penserebbe che usare la forza con un essere vivente di tali dimensioni, potrebbe funzionare? “Minore è l’uso della forza, maggiore è la forza del binomio”.
Ed è proprio questo. Una donna in sella, con la tecnica giusta, può riuscire a fare le stesse identiche cose di un uomo, o addirittura meglio. E senza usare la forza!
Quante donne si sono susseguite nella storia dell’equitazione, che hanno avuto dei risultati a dir poco grandiosi.
A partire da Meredith Michaels Beerbaum, prima donna di sempre a guadagnarsi un posto nella squadra tedesca ai Campionati Europei di Hickstead e ad occupare la prima posizione della computer list mondiale.
Poi Simone Blum, giovane e molto determinata. È la campionessa mondiale in carica.
Passando ad Elizabeth Beezie Madden: svariate medaglie olimpiche, per non parlare di quelle vinte ai Campionati Mondiali o ai Giochi Pan Americani. Prima donna a vincere più di un milione di dollari in montepremi.
Ha messo in riga diversi cavalieri uomini da un capo all’altro del mondo.
Evelyne Blaton, icona dell’equitazione classica. Amazzone belga, che vanta la partecipazione a due Olimpiadi e due edizioni dei Weg.
Per passare alla mitica Pénélope Leprevost. Non ha bisogno di presentazioni. Uno stile impeccabile, un assetto tipico della scuola francese, preciso, pulito, perfetto. Unito ad una mente fredda, lucida, impassibile. Un mix che genera una delle migliori amazzoni che il mondo abbia mai visto.
E siccome buon sangue non mente, sua figlia Eden, non è da meno. Giovanissima passeggia nelle categorie da 1mt40 dei concorsi internazionali.
E la dolce ma determinata Luciana Diniz. Un’equitazione leggera ma precisa, degna della sorridente amazzone portoghese, che con i suoi cavalli crea un legame intensissimo.
E potremmo andare avanti: Edwina Tops-Alexander, Giulia Martinengo Marquet, Isabell Werth, Valentina Truppa, Ingrid Klimke, Zara Phillips. Sono tantissime e non finiremmo mai di elencare tutte le amazzoni che ad oggi sono speciali ed hanno regalato al mondo dell’equitazione qualcosa di eccezionale.
Per la tecnica, per le medaglie, per il loro carisma e per il legame che creano con i loro cavalli.
Le donne in questo meraviglioso sport hanno fatto la storia, segnato epoche con il loro passaggio sui campi più prestigiosi del panorama equestre.
Hanno incantato il pubblico e conquistato cuori, dall’alto del podio e dal verde dei campi, con i loro percorsi ed i loro successi.
Perché sono speciali e di animo gentile.
E forse in questo strambo sport, un po’ di gentilezza d’animo serve.
Una mano dolce, una gamba ferma, certo, una mente lucida.
Ma per “sentire” il tuo cavallo, a volte serve qualcosa di più.
Una certa sensibilità che tante donne hanno.