Jerez de la Frontera, 3 maggio 2019 – Un cavallino bianco e uno nero: sono i simboli, un po’ portafortuna un po’ sintesi di filosofia agonistica, che Andrea Dovizioso porta impressi su stivali e casco quando fa rombare i cavalli Hp della sua Ducati da Gran Premio.
Ma in occasione del Gran Premio di Spagna di questo week-end il capo ripresa (se ci permettete la licenza equestre) del Campionato del Mondo MotoGP 2019 ha fatto diventare veri i suoi due cavallini: alla Real Escuela del Arte Equestre di Jerez, dove i cavalli e l’equitazione vengono fatti brillare come opere d’arte.
Un cavallo grigio e uno baio oscuro hanno quindi affiancato Andrea Dovizioso in uno shooting fotografico molto d’effetto, e lo stesso pilota forlivese spiega cosa significano per lui: il primo ricorda la sua parte razionale e logica, il secondo il lato oscuro, aggressivo della sua forza che esattamente come lo yin e lo yang, in equilibrio tra loro riescono ad esprimere al meglio le qualità più positive.
“Bisogna sempre cercare il giusto equilibrio”, spiega Andrea Dovizioso, “e capire quale cavallo usare al momento giusto. Non è per niente facile, e a questo livello è normale che sia così, ma comunque credo che il cavallo bianco sia la base per l’approccio al weekend, fin dalle prove libere, ma alcune volte è importante lasciar scatenare quello nero. Per me non è semplice, ci sto ancora lavorando, ma sono molto felice della situazione in cui mi trovo ora”.
Visto che è un fine settimana impegnativo non gli staremo a fare la precisazione del cavallo grigio, e non bianco…magari ne riparliamo lunedì.
Per intanto un ripassino sui cavalli Pura Raza Espanola, i veri principi di Jerez.
Il cavallo dei Re
Maestosi e nobili quanto dolci di carattere e coraggiosi, i cavalli spagnoli furono sempre i preferiti da chi si poteva permettere cavalli lussuosi nell’aspetto, brillanti nelle andature ma anche estremamente affidabili e facili da montare. Già Guglielmo di Normandia nel 1066, ad Hastings, decise le sorti della battaglia montando un destriero spagnolo: e non vorremo autosuggestionarci, ma il morello che nell’arazzo di Bayeux ha l’onore di portare il Conquistatore porta l’anteriore in modo così enfatizzato da farci gridare al…paso de andatura. Spagnolo era il cavallo su cui Riccardo Cuor di leone entrò a Cipro, e ovviamente anche il famoso Babieca del Cid Campeador che visse fino a quarant’anni, sopravvivendo di due al suo padrone: venne seppellito appena fuori le porte del monastero di Burgos dove era inumato il Cid, sulla sua tomba vennero piantati due olmi per ricordarlo . La Gueriniére, il Duca di Newcastle e una fila interminabile di Asburgo e altri nobili cavalieri testimoniano da libri e ritratti la loro preferenza per questi soggetti: anche la Scuola di Equitazione Spagnola di Vienna (famosa per i suoi Lipizzani, discendenti mitteleuropei degli Spagnoli) si chiama così in omaggio alla razza cui attingeva in origine.
Belli fuori, preziosi dentro.
Il PRE può sembrare ‘solo’ un magnifico cavallo ma l’apparenza esteriore è semplicemente una (e nemmeno la più importante) delle sue tante qualità. Selezionato in origine come cavallo da battaglia doveva essere non solo resistente ma anche estremamente disponibile, collaborativo e coraggioso: manovrare agilmente e con immediata obbedienza era un requisito indispensabile per chi aveva il compito di riportare a casa la (nobile) pellaccia del proprio cavaliere. Questa spiccata maneggevolezza venne poi sfruttata anche per diletto nelle cavallerizze di tutta Europa: gli Spagnoli erano ricercatissimi dagli Ecuyér più in voga, sicuri che in sella a uno di loro anche il Regal Allievo più negato avrebbe comunque fatto una splendida figura. Nel lavoro con i tori (corride a cavallo comprese) si sono continuate ad esercitare e selezionare sino ai nostri tempi le doti caratteriali più preziose di questi soggetti: il coraggio, la lealtà, la pazienza e la disponibilità totale agli aiuti del cavaliere.
¿Cuál es tu nombre?
Cartujano, Peninsulare, Castigliano, Ginnetto, Extremeno, Zapatero, Iberico, Andaluso: tutti nomi che hanno identificato lui, il Pura Razza Spagnola. In alcuni casi semplicemente sinonimi, in altri identificano un tipo particolare ma sempre appartenente alla stessa famiglia, come il Cartujano. E’ una delle linee di sangue più prestigiose e ha uno degli Stud Book più antichi al mondo: don Alvaro Obertus nel 1476 donò vaste proprietà ai monaci della Cartuja, sul fiume Guadalete. Grazie a questo lascito i monaci acquistarono alcune fattrici di ottima genealogia dando vita alla più fine e preziosa mandria del Regno. Si dedicarono all’allevamento del cavallo Spagnolo eliminando il più possibile l’influenza di altre razze e ricercando le caratteristiche più berbere della stirpe originaria. Il Cartujano è così più fine dello Spagnolo tipo Yeguada Militar, tanto per intenderci, ma quello che perde in taglia lo acquista in leggerezza, tempra, e velocità. Alcune grandi famiglie come i Zapata e i Terry continuano ad allevare il Cartujano: molti di questi soggetti presentano tra le orecchie due piccole ‘corna’, caratteristiche dei ginnetti discendenti di quelli allevati un tempo dai certosini.