Modena, 18 giugno 2020 – Sarebbe bello che il mondo fosse un posto senza tristezze, dove tutti i bambini fossero felici e dove tutti i puledri potessero crescere sani e forti e sgroppare in un prato.
Ma non è così, purtroppo: e volendo ridurre il problema al mondo dei cavalli, ci sono puledri che non ce la fanno.
E allevatori che non si abituano mai, nonostante ogni primavera riempia i loro pascoli di nuove vite, al dolore che si prova quando un puledro muore.
Come il dottor Federico Romiti, allevatore per passione di pecore (che sono il suo sogno di serenità) e cavalli (il suo sogno di forza e bellezza) con l’affisso de La Centuria.
Uno dei suoi puledri morì dopo pochi giorni di vita, e Romiti gli dedicò questa poesia: un po’ di dolcezza su qualcosa che ogni volta è triste.
Ad Azul , puledrino di sogno.
Fosti con noi per venti giorni solo,
Azul, piccolo amico di sventura
con gli occhi umidi da capriolo,
dolce ed inerme in questa terra dura ,
che ora ti copre a lato del nocciolo,
falciato da quest’ aria velenosa.
Non hai potuto mai librarti in volo
ed or ti piange il vento, e la rosa
ti fa cader un petalo la sera,
celatamente, con aria furtiva.
Una voragine maligna e nera
ti attraeva e sotto te si apriva,
nefasta. Dolcemente ti ho adagiato
sull’erba. Mentre l’alito fuggiva
in flebile nitrito e ti inghiottiva
il nulla, io ti ho accarezzato
la pelle umida con mano lieve
e il pelo tuo di seta, da corsiero,
perché il passaggio non ti fosse greve.
Nel lungo viaggio con il toro nero
tu non sentissi il fiato della belva,
verso l’immoto dell’eterno gelo.
Ti era aliena questa amara selva,
tu eri un sogno azzurro come il cielo.
Comune al tuo è il mio destino.
Aspetta fra la rosa ed il nocciolo,
nell’angolo silente del giardino.
Anch’io verrò e non sarai più solo.
Furtiva: che non se ne accorga il Fato.
Azul è il termine spagnolo per azzurro.
Gaggio, 6 Dicembre 2008.