Bologna, 14 febbraio 2025 – San Valentino è il giorno giusto per parlare di un progetto nato grazie alla passione per un mondo, come quello dell’Endurance, dove il cuore è fondamentale: senza cuore, anche fuor di metafora, non si affronta la fatica delle lunghe distanze.
Del China Super Equestrian TREC Endurance on Silk Road International vi abbiamo parlato pochi giorni fa, ma ora c’è una novità: e viene dall’Abruzzo.
Il comitato organizzatore ha invitato a partecipare all’evento anche un cavaliere e appassionato del mondo Endurance italiano, Antonio Forgione. Che dall’Abruzzo probabilmente porterà con sé anche l’amico Davide Nanni, lo Chef ‘Wild’ di ‘E’ sempre Mezzogiorno’.
Una esperienza molto particolare, una opportunità da non perdere: ma sicuramente anche molto impegnativa.
“Sicuramente: è una gara che risulta difficile per un per un atleta in attività, figuriamoci per uno come me che è fermo da qualche anno. Ma è una esperienza unica, ho iniziato immediatamente un piano di allenamento in collaborazione con un personal trainer”.
Una prova davvero epica.
“E’ nata per valorizzare i cavalli, il territorio e i paesaggi dello Xinjiang, una regione autonoma nel nord-ovest della Cina attraversata dall’antica Via della Seta dove coesistono deserti e montagne altissime. Monteremo proprio cavalli autoctoni, forniti dall’organizzazione. Una delle difficoltà sarà quella di attraversare diversi microclimi estremi. Si passerà dalla parte desertica ai ghiacciai sull’Himalaya, sino alle praterie ai confini con la Mongolia coi fortissimi venti tipici di quella zona”.
Chi sono i cavalli dello Xinjiang?
“Si chiamano Yli, derivano dagli incroci avvenuti all’inizio del ‘900 tra cavalli russi di tipo Don e i cavalli Mongoli: resistentissimi, e di taglia maggiore rispetto agli antenati mongoli. L’intento dell’organizzazione è valorizzarli a livello internazionale, in modo da creare un volano positivo per l’allevamento e il turismo locali”.
I compagni giusti per un percorso così impegnativo.
“500 chilometri in 7 giorni ci porteranno in climi e condizioni estreme e opposte che sono già una difficoltà: in più il percorso ideale (74 km al giorno) non sarà segnato. Verrà dato soltanto un punto GPS di arrivo a ogni tappa e noi dovremo trovare in autonomia la strada migliore per raggiungerlo”.
Un po’ come le gare di Orienteering del Trec.
“Esattamente: se si sbaglia si allungano i chilometri da percorrere, e speriamo non succeda tra ghiacci e neve che sicuramente incontreremo”.
Saranno notevoli anche i dislivelli quindi.
“Sì: infatti le medie della velocità sono sempre piuttosto basse per tutelare i cavalli, rispetto all’Endurance”.
Ecco, un punto interessante: la tutela del benessere dei cavalli che parteciperanno.
“La modalità di gara è studiata proprio per preservarlo al massimo: il cavallo che ogni partecipante monterà potrebbe non essere lo stesso tutti i giorni. Ogni giorno è prevista una visita veterinaria scrupolosa: e se il cavallo non presenta problemi si può scegliere, in base a quello che pensa il Cavaliere, di continuare con lo stesso cavallo oppure prendere quello che lo sostituirà, con una penalità di due ore sul punteggio in caso di cambio – incentivando così i cavalieri ad arrivare sempre con il cavallo più fresco possibile. Se il cavallo non passa la visita si viene eliminati. Quindi sarà importante non solo tutelare i cavalli durante lo sforzo, ma anche saper valutare con oggettività le loro condizioni per valutarne eventualmente il cambio con quello ‘in panchina’”.
Come ci si sente ad accettare un impegno del genere?
“Combattuti: ero titubante all’inizio, perché ho smesso da un po’ di fare gare di Endurance. Ma ho deciso di partecipare perché penso che sia un evento veramente particolare. Poi c’è una sola persona iscritta per ogni nazione e io rappresenterò l’Italia, è davvero un onore. E mi sono messo subito al lavoro. Ho contattato dei personal trainer che preparano atleti per le gare di Iron Man e altri per le gare di Endurance: in questi tre mesi cercheremo di trovare la forma giusta”.
E non andrai solo!
“Dovrebbe accompagnarmi un caro amico, lo chef Davide Nanni. Abita in un paese vicino al mio, e da qualche anno è diventato noto come lo Chef Wild: ha valorizzato a cucina in montagna dei nostri territori, le ricette antiche dei suoi nonni che hanno aperto il ristorante che lui gestisce ora, la Locanda Nido dell’Aquila di Castrovalva ad Anversa degli Abruzzi. E’ uno dei cuochi che partecipa a ‘E’ Sempre Mezzogiorno’ di Antonella Clerici, ha scritto libri per la Mondadori. La prima volta che abbiamo messo in connessione questa sua cucina in ‘open air’ abruzzese con il mondo dei cavalli è stato quando vennero degli allenatori da Abu Dhabi a trovarmi: volevano fare qualcosa di particolare, allora li portai fare un giro a cavallo sulla Majella, a 2000 mt di altezza. Loro si innamorarono del paesaggio e mi chiesero se era possibile fermarsi e mangiare lassù”.
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Lo chef Nanni all’opera ‘in ambiente’
Mica facile accontentarli…
“Ma io avevo questa amicizia con Davide e ho provato a contattarlo, se per caso non fosse stato a Milano a registrare, magari…lui mi ha detto ‘sono qui in Abruzzo’. Gli chiesi se poteva venire a fare un piatto tipico lì, dove eravamo e lui aveva accettato. Ma quel giorno si scatenò una bufera d’acqua tremenda su in alto, Davide mi chiama e dice “È impossibile accendere il fuoco. Però se scendete dall’altro lato della montagna arrivate al mio paese: voglio che li porti a casa nostra”. Così facemmo, li portai proprio a casa di Davide dove lui davanti a loro fece la pasta a mano con la farina e cucinò questa questo piatto tipico che lui ha chiamato ‘Come se fosse d’Abruzzo la Carbonara’, fatta con il Tartufo d’Abruzzo e la carne d’agnello. Loro sono impazziti per questo piatto e mi dissero: la prossima volta che vieni giù ad Abu Dhabi porta lo chef. Così a novembre scorso siamo andati da loro e gli hanno fatto girare due video dove ha cucinato due piatti abruzzesi, uno a base di pesce su un’isola di Abu Dhabi e nell’altro la famosa ‘carbonara’ col nostro tartufo, in mezzo al deserto”.
Un’Ambasciata d’Abruzzo verso lo Xinjiang, la valorizzazione del proprio territorio nel cuore e i cavalli che legano e danno un senso a tutto.
Buona preparazione Antonio: aspettiamo novità dalla Via della Seta.