Roma, 20 febbraio 2019 – Nell’ambito della manifestazione “Cavalli a Roma”, si è tenuta una tavola rotonda dedicata agli Interventi Assistiti con gli Animali (IAA). A 40 giorni dalla fine del periodo transitorio per il riconoscimento delle professionalità e realtà costruite in Italia negli ultimi 35 anni, ASI Formazione Sociosanitaria, organizzatore dell’evento, ha voluto fare il punto sulla formazione e sulle competenze, sulle nuove sfide che partono il 26 marzo, il “day after” (la scadenza per il riconoscimento della formazione pregressa, ovvero la possibilità di vedere riconosciute le competenze maturate in anni di lavoro alla luce di quanto fissato dalle Linee Guida ministeriali), quello che segna una tappa e il nuovo passo per gli IAA.
Presente anche il Ministero della Salute, che nel 2015 ha delineato il quadro teorico e pratico degli IAA, fissandone le Linee Guida e che da allora ha sempre saputo ascoltare il terreno da cui gli IAA sono nati. Oggi, a motori spenti e con lo sguardo già alla prossima edizione, i dati presentati, i temi caldi e qualche riflessione… Buoni i numeri: cinquemila gli attestati rilasciati dal Ministero della Salute a seguito di oltre tremila richieste di riconoscimento di formazione pregressa degli operatori, che hanno così visto riconosciuto il percorso costruito negli anni. Qualche dubbio da chiarire nel discernere tra le professionalità rivolte all’utenza e quelle focalizzate sul cavallo e sul suo benessere.
La necessità, fortemente posta da ASI Formazione Sociosanitaria, di distinguere chiaramente e in modo inequivocabile l’ambito degli Interventi Assistiti con gli Animali (cioè Terapia, Educazione e Attività) da quello sportivo, amatoriale o agonistico che sia.
Lo sport – hanno concordato i presenti – è un preziosissimo strumento di integrazione e inclusione, ma non può e non deve sostituirsi alle proposte – soprattutto terapeutiche- negli IAA.
E’ questione di tutela per l’utenza, che in un contesto confuso potrebbe pensare di seguire una terapia – con il coinvolgimento di figure sociosanitarie – e trovarsi invece a praticare uno sport: valido, ma un’altra cosa, con contenuti, benefici, costi diversi.
E’ questione, restando ai costi, di tutela anche per gli operatori: chi pratica IAA ha costi superiori a quelli dello sport, ma se gli ambiti non sono distinti, come spiegare all’utenza le differenze economiche? E come reggere i costi di una struttura che opera negli IAA, in un mercato che la equipara ad altre realtà meno dispendiose e non dichiarate come “altro”?
Tra gli strumenti a disposizione, ora in corso di potenziamento, c’è digitalpet.it, un archivio virtuale di operatori e strutture IAA riconosciute dal Ministero. Tra i suggerimenti venuti dal pubblico, attento ed esigente, quello di fare conoscere il sito ai potenziali utenti, sensibilizzando i medici di famiglia e pensando a una futura campagna di informazione a livello nazionale. E poi, magari, sollecitare le federazioni affinché, giustamente rivendicando la propria titolarità sullo sport, lascino quella non sportiva agli ambiti competenti.
Anche per quanto riguarda la formazione è bene distinguere – come il nostro ente fa da sempre – tecnici sportivi e operatori IAA, così da confermare a entrambe le figure pari specifica competenza e – una volta di più – tutelare l’utenza: con la preparazione di chi è in campo e con il riconoscimento a operare dato da titoli ad hoc e relative coperture assicurative.
Comunicato Stampa
Ufficio Stampa Associazioni Sportive e Sociali Italiane
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