Vicenza, 9 luglio 2022 – Il Museo le Carceri di Asiago è un attivo centro culturale e sede abituale di esposizioni d’arte.
Ma la mostra che ospita fino al 30 ottobre 2022 assume un significato particolare, rispetto a questo luogo che nacque per essere una prigione: perché Antonio Ligabue cercò, per tutta la sua vita, libertà e amore.
Ligabue era nato in Svizzera nel 1899: la madre era di Belluno, il padre di Gualtieri e di cognome faceva Leccabue. Ma Antonio, che soffrì sin da bambino per le vicissitudini familiari e venne adottato da due coniugi svizzeri tedeschi, da adulto preferì cambiare il suo cognome.
Cominciò presto a soffrire, Antonio. Adotatto piccolissimo dai coniugi Göbel patì a causa delle disagiate condizioni in cui viveva e della salute sempre precaria, che ne segnarono profondamente l’evoluzione anche psichica.
Antonio Ligabue dopo aver interrotto gli studi viveva di piccoli lavori nei campi, occupandosi delle bestie dei contadini e dando una mano dove capitava.
Dopo un eccesso di violenza contro la sua madre adottiva, Elise, venne espulso dalla Svizzera e si trasferì quindi a Gualtieri, il paese dove era nato il padre che tanto odiava.
Lì nella campagna reggiana Antonio continuò a vivere come bracciante, tra un’ondata e l’altra di depressione, autolesionismo e ansia.
E cominciò a modellare la creta e disegnare, le uniche cose capaci di alleggerire quella montagna di dolore che sentiva addosso.
Lo scultore Renato Marino Mazzacurati lo incontrò nel 1928 e capì subito che dentro quell’uomo tormentato c’era un talento naturale per l’espressione artistica e gli insegnò a dipingere con i colori a olio.
Ligabue trovò quindi l’unica medicina che poteva aiutarlo a stare meglio: esprimere quello che gli ribolliva dentro attraveso i disegni, i dipinti e le sculture.
I suoi soggetti preferiti erano gli animali; quelli che conosceva bene avendo vissuto con loro tutta la vita come quelli più esotici, che studiò in Svizzera frequntando con assiduità i musei naturali dove ne approfondiva l’anatomia.
E qui al Museo le Carceri, a vederli dal vero, ti rendi conto che derubricare a pittore naif Antonio Ligabue è una cattiveria, l’ennesima facile cattiveria che è così semplice infliggere a chi è debole, strano, diverso.
Perché guardando i suoi dipinti, e ancora di più le sue sculture ti accorgi che Ligabue aveva il dono raro, proprio degli artisti veri di capire quello che guardava, vederlo come era davvero.
E riusciva a renderlo nei suoi tratti essenziali, come nello spirito.
Noi che siamo maniaci dei cavalli, ovviamente, abbiamo guardato con più attenzione le sue opere che li ritraggono: e in tutte, che siano dipinti o sculture, Ligabue è riuscito a catturarne l’anima come il sangue, la vita, la carne.
Quale ci è piaciuto più di tutti?
Forse la scultura del Cavallo in amore: uno stallone da tiro in tutta la sua potenza, dal labbro superiore arricciato nel flehmen e ogni muscolo teso fino alla punta degli zoccoli, un po’ arrotondati nel profilo anteriore.
Sembra di sentirlo ancora nitrire quel cavallo, costretto da chissà cosa a poter soltanto buttar fuori tutta la forza che sente dentro.
Come doveva sentire anche Antonio Ligabue, costretto tutta la vita a non trovare quello di cui aveva così disperatamente bisogno, che è poi soltanto quello di cui abbiamo bisogno tutti: libertà, e amore.
Ci è piaciuto tanto capirlo propio lì, dentro quella che era una prigione: da dove la sua anima esplode ancora attraverso la sensibilità, l’accuratezza, l’intelligenza dei suoi lavori.
Piccola nota: Antonio Ligabue cominciò ad esprimersi proprio realizzando sculture con l’argilla del Po. Purtroppo spesso non riusciva a farle cuocere, per cui molti dei suoi lavori sono andati perduti a causa della loro fragilità.
Ligabue, un altro mondo
Mostra di dipinti, disegni e sculture
28 maggio – 30 ottobre 2022
Museo le Carceri – Asiago (VI)
Via Benedetto Cairoli n. 13
A cura di Marzio Dall’Acqua e Vittorio Sgarbi
Organizzata da Augusto Agosta Tota
Promossa da Comune di Asiago
in collaborazione con
Fondazione Archivio Antonio Ligabue
di Parma
Con il patrocinio di
Regione Veneto, Provincia di Vicenza, Unione Montana
L’esposizione, a cura di Marzio Dall’Acqua e Vittorio Sgarbi, organizzata da Augusto Agosta Tota, promossa dal Comune di Asiago in collaborazione con la Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma, con il patrocinio di Regione Veneto e Provincia di Vicenza e Unione Montana.