Bologna, sabato 5 febbraio 2022 – Si scrive Pariani ma si legge Mutinelli. Pariani: un marchio storico, un nome che al solo pronunciarlo proietta sulla scena della nostra vita l’intera storia dell’equitazione italiana dall’avvento del sistema naturale di Federico Caprilli ai giorni nostri. Un tesoro di inestimabile valore che va protetto e custodito con amore e orgoglio. E a proteggerlo con amore e orgoglio per tutta la sua vita ci ha pensato soprattutto lui, Aurelio Mutinelli: 90 anni oggi, 72 dei quali trascorsi ‘dentro’ il marchio Pariani tra selle e testiere, accessori e bardature, e naturalmente cavalli e amazzoni e cavalieri.
Adolfo Pariani apre il suo negozio a Milano il 2 novembre del 1903. Un negozio di abbigliamento esclusivo e dunque ricco di prodotti importati dall’Inghilterra, molto richiesti dall’aristocrazia e dalla grande borghesia milanesi. Diventa ben presto naturale per Pariani importare anche finimenti, accessori e qualche sella realizzata dagli abilissimi artigiani britannici, dato che i suoi clienti nella maggioranza dei casi erano praticanti assidui della caccia alla volpe o comunque della vita a contatto con i cavalli. Il passo successivo è breve e inevitabile per una mente abile come quella di Adolfo Pariani: perché importare e non produrre in proprio? Quelli sono gli anni dell’esplosione del sistema naturale di Federico Caprilli: l’ufficiale livornese ha bisogno di una sella perfetta per la sua ‘nuova’ equitazione, e Pariani ha bisogno di chi gli dia le indicazioni giuste per creare i prodotti utili a quella equitazione… Caprilli e Pariani, Pariani e Caprilli: un’associazione di menti e di abilità entro cui si pianta il seme che darà origine allo sport equestre come oggi tutti noi lo conosciamo. La sella Pariani “Pinerolo” nasce nel 1905: il primo di una travolgente serie di passi che porteranno il marchio milanese a un successo formidabile grazie anche all’impulso del figlio di Adolfo, Alberto, che entra nell’azienda di famiglia nel 1927.
Nel 1932 Adolfo muore: proprio l’anno in cui nasce Aurelio (Mutinelli). Alberto nel frattempo aveva chiamato a lavorare con sé Giovanni Marchesini, fratello di sua moglie Caterina Maria Marchesini. Giovanni nel 1950 a sua volta porta a Milano dal Veneto (per la precisione da Fumane, provincia di Verona) il figlio dell’altra sua sorella, Virginia: per l’appunto Aurelio, appena diciottenne. Nel 1956 muore anche Alberto Pariani: tutto rimane sulle spalle di Giovanni… e di Aurelio. Aurelio, sì: il quale nel 1988 diventa l’unico proprietario dell’azienda e del marchio, dopo che in Pariani erano entrati anche i suoi due figli Caterina (nel 1981) e Carlo (nel 1985).
Cosa sia e cosa rappresenti questo marchio è inutile raccontarlo, basti dire che i più grandi campioni del nostro sport hanno montato su una sella Pariani: partendo da Federico Caprilli e arrivando ai più forti atleti di oggi, passando per tutti i formidabili fuoriclasse che hanno fatto grande l’equitazione italiana nel tempo. Questo lo sappiamo bene tutti. Non è di questo che si deve parlare oggi. Oggi dobbiamo invece celebrare con affetto e gratitudine un uomo che con modestia e discrezione, ma con alacre instancabilità e bravura favolosa, ha esaltato come meglio non sarebbe stato possibile i concetti di passione e di lavoro nel creare qualcosa che prima di costituire un prodotto commerciale ha sempre dovuto essere qualcosa di ‘amato’ per l’utente finale. Una sella non è un oggetto: è un organismo che ha una vita dentro di sé. Aurelio Mutinelli l’ha sempre saputo: per questo ha dedicato la sua – di vita – a questa attività. Oggi, 72 anni dopo quel suo primo giorno da apprendista, possiamo dirlo senza timore di scadere nell’enfasi retorica: tra il 1950 e questo 2022 Aurelio Mutinelli ha realizzato uno dei grandi capolavori dell’equitazione italiana.