Matera, 17 luglio 2023 – I lettori di Cavallo Magazine sono speciali perché non si limitano a leggere i nostri lavori ma ci scrivono e ci raccontano le loro storie, i loro cavalli, il loro mondo.
Come ha fatto Lorenzo Fortunato di Montescaglioso: un paese con un po’ più di 9.000 abitanti, che ad agosto si mobilita per la festa di San Rocco che, con l’Assunta, è patrono dei montesi.
Lorenzo ci a fatto conoscere la tradizione della processione di San Rocco, che ha per protagonisti sette cavalli.
I più belli, i più possenti che si trovano sul mercato e che tireranno il carro del santo a sera della festa.
Di seguito il suo racconto: e grazie, Lorenzo.
L’attesa
Ci troviamo a Montescaglioso, un piccolo paesino della Basilicata distante poco più di 15 km da Matera.
E’ il 31 luglio e nell’aria si respira una strana sensazione, è come se il paese stesse organizzando qualcosa di speciale.
Per strada e vicino ai bar si sente discutere persone che parlano di cavalli e raccolgono soldi per partecipare a un’asta particolare.
Leggo poi dei manifesti affissi sulle vetrine delle attività commerciali dove tutta la popolazione è invitata la sera del 31 luglio ad assistere, e magari partecipare, all’asta per l’aggiudicazione del tiro del carro in onore del Santo patrono, San Rocco che sfilerà per le vie del paese il 20 agosto.
Già, qui in paese la festa in onore del Santo patrono si svolge il 20 agosto di tutti gli anni.
Qualcuno potrà dire: “Ma siamo ancora al 31 luglio! Perché tutta questa frenesia se occorrono ancora venti giorni per la festa tanto attesa?”.
Comunque, è sera e come scritto sul manifesto letto in mattinata, mi reco nella piazza principale del paese (Piazza Roma) per assistere alla tradizionale asta per l’aggiudicazione del tiro del carro.
Alle ore 22.00 circa, la piazza è gremita di gente e su un palco montato nei pressi del sagrato della chiesa dedicata al Santo, ci sono tutti i componenti del comitato organizzatore della festa, il parroco e il banditore dell’asta.
L’asta ha inizio e nella folla si intravede la mano di un uomo che si alza e offre 1.000 €.
Il banditore inizia a contare (si conta fino a dieci, per permettere alle varie squadre di pensare sulle puntate da offrire).
Ad un tratto, un’altra mano si alza nella folla e si sente gridare 2.000!
Passano i minuti e tra un’alzata di mano e un’altra si arriva a 20.000 €.
Il banditore conta lentamente fino a dieci e dal palco scruta bene nella folla per controllare bene se c’è ancora
una mano che sbuca fuori offrendo altri soldi… niente.
Alla parola dieci, il banditore aggiudica l’asta all’ultimo offerente che verrà acclamato dalla folla come all’epoca
dell’antica Roma si acclamava l’auriga nel Circo Massimo.
Auriga, proprio così, l’aggiudicatario dell’asta sarà l’auriga del carro che sfilerà la sera del 20 agosto per le vie del centro storico del paese.
La mattina del primo di agosto si sentono udire dei colpi potenti, molto simili a dei colpi di cannone, ma molto più rumorosi.
Sono le bombe da tiro che vengono fatte brillare in aria da una ditta di fuochi d’artificio e danno il benvenuto al mese di agosto con il relativo conto alla rovescia che culminerà il giorno 20 con la festa tanto attesa dai montesi (gli abitanti di Montescaglioso).
Intanto l’auriga insieme ai suoi amici di squadra si mettono in macchina e partono per la vicina Puglia, per andare ad acquistare i sette cavalli che traineranno il carro la sera del 20 agosto.
Si scelgono i cavalli più robusti e belli, perché alla festa ci saranno tanti turisti accorsi dalle città limitrofe, dal Nord Italia e anche dall’estero.
Molte di queste persone emigrarono decenni fa per trovare fortuna altrove, perché qui in paese il lavoro è sempre stato un privilegio di pochi.
Una volta acquistati i cavalli, iniziano le prove.
Per abituarli al tiro si attaccano tre cavalli a un grosso rimorchio o a un carro agricolo di legno molto pesante tipico delle nostre zone, u traìn.
Dopo qualche giorno, insieme ai primi tre cavalli vengono legati gli altri quattro per completare il tiro.
Perché la tradizione parla chiaro: “I cavalli per il tiro del carro devono essere rigorosamente sette, né uno in più, né uno in meno”.
Quando i cavalli sono abituati e affiatati, si può tentare una prima uscita in paese per farli abituare alla confusione e al vociare della gente.
Le squadre rivali che hanno perso l’asta, si vanno a posizionare nei luoghi più stretti del percorso per assistere alle prove e magari criticare l’auriga se ha fatto una buona scelta nell’acquisto dei cavalli.
Alla prima uscita ne seguono altre e più si avvicina il 20 agosto, più le uscite in paese diventano frequenti.
I cavalli impiegati nel tiro indossano i finimenti utilizzati un tempo nei lavori agricoli nelle masserie: collare rigido con all’estremità un grosso ciuffo di peli di tasso, arricchito da decine di sonagli di metallo che diffondono un tintinnio che si sente da lontano.
Il petto dei cavalli è guarnito dal battipetto tutto realizzato e decorato a mano da alcuni artigiani pugliesi che realizzano finimenti per cavalli da tiro.
E’ composto da una lamina di alpacca (detta anche argentone, o argento tedesco:) è una lega di rame, zinco e nichel molto resistente alla corrosione, molto simile visivamente all’argento che si presta bene alla realizzazione delle decorazioni dei finimenti.
Il tutto è arricchito da pelliccia di tasso e code di volpi.
20 agosto, Montescaglioso: il Giorno dei Giorni.
Finalmente il giorno tanto atteso è arrivato.
Si sentono udire di prima mattina le campane della Chiesa Madre (la Cattedrale di Montescaglioso) e dopo un po’ vengono lanciate le bombe da tiro dalla ditta dei fuochi pirotecnici che allieterà l’intera giornata fino a notte fonda.
Tutta la popolazione si sveglia e ci si veste a festa per onorare San Rocco.
Verso le ore 11.00 sotto il caldo cocente del sole di agosto, la statua del Santo esce dalla Chiesa Madre.
Viene portata a spalla da otto persone (i latori) che si danno il cambio con altre otto persone durante l’intero percorso della processione che attraversa tutto il centro storico e buona parte del paese nuovo.
La statua lignea, molto pesante, è di alto valore artistico, a differenza della statua che viene portata sul carro la sera che invece è di cartapesta ma comunque di egual valore.
Intanto i sette cavalli che la sera tireranno il carro fanno l’ultima uscita di prova, questa volta tutti tirati a lucido per potersi fare ammirare da migliaia di turisti accorsi da ogni luogo del mondo in occasione della festa.
I cavalli sono molto irrequieti perché la confusione è davvero tanta e i fuochi pirotecnici che vengono fatti sparare durante tutta la giornata rendono l’impresa davvero ardua.
Trattenere i cavalli diventa davvero difficile.
Intorno alle ore 15.00 la statua del Santo ritorna in chiesa con molte offerte di denaro ricevute durante la lunga e solenne processione.
Vi sono centinaia di banconote, Euro e molta valuta estera.
Questo fa pensare ai molti montesi che risiedono all’estero e tutti gli anni tornano a Montescaglioso per assistere alla tradizionale festa patronale.
Le banconote sono tutte attaccate con degli spilli a un nastro in raso posto ai piedi del Santo, una sull’altra fino ad
arrivare quasi a terra.
Le ore passano, il sole sta tramontando e tutta Montescaglioso si prepara ad assistere all’evento tanto atteso.
Se Hemingway fosse passato da Montescaglioso la sera del 20 agosto, di sicuro avrebbe scritto un romanzo visto che la festa è molto folkloristica e spettacolare, proprio come quelle che si svolgono in Andalusia, in Spagna.
Tutti si recano sul piazzale antistante il convento dei Padri Cappuccini di Montescaglioso.
E’ qui che si trova l’enorme carro di cartapesta che rappresenta la vita di San Rocco.
Il carro è gelosamente custodito in un deposito nelle vicinanze del convento e viene portato fuori esclusivamente per
questa occasione.
E’ molto bello, ricco di angeli con uno stile e una finezza tipica barocca.
Il manufatto misura circa sei metri di lunghezza e sei metri di altezza.
Venne costruito da un noto artista montese, Luigi Morano, e racconta la vita di San Rocco con dei bassorilievi di alto valore artistico.
L’opera è stata nel tempo restaurata da molti cartapestai della zona.
In cima al carro, viene issata la statua di San Rocco che con il suo sguardo sembra osservare la folla sotto di lui.
Intanto da lontano si sentono i sonagli dei finimenti dei cavalli che questa volta vengono accompagnati dalla ‘bassa musica’ (piccola banda musicale).
Si apre un varco fra la folla e tra gli occhi increduli di migliaia di persone si assiste al passaggio di questi sette maestosi
cavalli, tutti bardati e scalpitanti che vengono accompagnati dai proprietari per essere legati questa volta, non più al rimorchio che è servito per le prove, ma all’enorme carro di cartapesta portante la statua di San Rocco.
I sette cavalli vengono con calma attaccati al manufatto con delle corde di fibra di lino, quelle usate dai pescatori.
La disposizione è quella tradizionale: un cavallo centrale (cavallo di sotto); due cavalli a bilancino (uno a destra e uno a sinistra del cavallo centrale); due cavalli davanti ai due bilancini (tiranti medi) e due cavalli davanti ai tiranti medi (tiranti anteriori).
Sono quasi le 21.00 e ormai i sette cavalli sono tutti attaccati, pronti per la partenza.
Le sfarzose luminarie vengono accese e da lontano si scorgono una cinquantina di cavalieri seguiti dalla banda musicale.
Sono i cavalieri che precederanno la sfilata del carro, la cavalcata.
Fino a qualche anno fa, la cavalcata era rappresentata dal Clero quindi tutti i cavalli erano montati da parroci, monaci e chierichetti.
Da qualche anno a questa parte, la cavalcata del Clero è stata integrata da numerosi cavalieri che indossano una mantellina verde, come quella che indossa San Rocco nell’iconografia.
Di solito il sacerdote della Chiesa Madre monta un cavallo grigio.
Quando la cavalcata giunge davanti al carro tutto è pronto per la partenza.
L’auriga prende le redini in mano e con un colpo di voce fa segno ai componenti della propria squadra di fare partire simultaneamente tutti e sette i cavalli.
L’auriga riesce a gestire con le redini solamente tre cavalli, gli altri quattro sono comandati singolarmente dagli altri collaboratori.
Il carro alla partenza deve affrontare una discesa resa scivolosa dalla pavimentazione di basolato in pietra e i cavalli in questa fase erano molto nervosi e pericolosi: adesso sono però ferrati con la gomma.
Finita la discesa il carro si addentra in un tunnel infinito di luminarie artistiche, montate nelle settimane precedenti da rinomate ditte di luminarie della provincia di Lecce.
San Rocco con il suo fedele cane passa lentamente sotto la sfarzosa galleria di luci, accompagnato dalla banda musicale e da migliaia di persone.
La guida precisa del carro dipende da molti fattori: dalla serietà del cavallo centrale; dalla bravura dell’auriga ma soprattutto dal coraggio dei collaboratori dell’auriga che devono essere capaci di direzionare i cavalli legati davanti.
La folla, ma soprattutto quelli che si intendono di cavalli, corrono a posizionarsi in un punto del centro storico di Montescaglioso dove transiterà il carro.
E’ una stradina molto stretta con una curva a gomito seguita da una salita ripida.
Proprio in questa via, Via Cavour, denominata strada del carro si danno appuntamento gli ammiratori più accaniti e soprattutto i componenti delle altre squadre che venti giorni prima avevano perso l’asta.
Se la manovra riesce bene, l’auriga e i suoi collaboratori guadagnano applausi e onori ma se le cose non vanno nel verso giusto l’auriga riceve una sconfitta morale.
Molto simile a quella che riceve il torero quando a vincere la corrida è il toro…è un marchio che ci si porta addosso a vita.
Fino a qualche anno fa, quando le leggi comunitarie lo permettevano, i sette cavalli utilizzati nel tiro venivano acquistati nei mattatoi.
Ovviamente non erano affatto addestrati, in quanto si trattava di animali arrivati dall’estero per essere macellati.
In quegli anni accadeva spesso che l’auriga e i suoi collaboratori non riuscivano a trattenere i cavalli che si imbizzarrivano in tutta quella confusione e la gente che era assiepata sui marciapiedi stretti, si spaventava
poiché i cavalli in certi momenti diventavano pericolosi.
All’epoca comunque chi si approvvigionava dei cavalli nei macelli erano persone del mestiere: macellai, macellatori e commercianti di bestiame, quindi persone capaci di reggere i cavalli anche in situazioni difficili.
Ancora oggi, a distanza di anni, a Montescaglioso spesso i meno giovani raccontano quei momenti in cui i cavalli erano irrequieti e molto vivaci e gli uomini che riuscivano a trattenerli erano molto coraggiosi.
Chi ha avuto l’onore di guidare il carro con quel genere di cavalli, si può dire che è passato alla storia e ancora oggi viene ricordato.
Oggi invece i cavalli utilizzati nel tiro del carro Frisoni, Murgesi, TPR, Andalusi sono tutti già addestrati e abituati ad essere attaccati. (Nota di M.C.M.: e a noi piace molto di più che lo siano!).
Dopo la salita di Via Cavour, il carro arriva nella piazza centrale del paese e si ferma sotto l’entrata principale delle luminarie per essere ammirato e applaudito dalla folla.
Attraversa poi il corso principale del centro storico per poi tornare indietro e fermarsi nuovamente in piazza per far scendere la statua del Santo dal carro e riporlo nella sua chiesa.
Prima di varcare la soglia della chiesa, la statua viene girata verso il popolo come se dovesse salutare e ringraziare della festa a lui dedicata.
Il carro torna così nel suo deposito con l’auspicio di sfilare nuovamente l’anno successivo, trainato chissà da quali cavalli e guidato dall’auriga che si aggiudicherà la prossima asta a Montescaglioso.
Scritto da Lorenzo Fortunato